L’ITALIA ALLA LAAD SALONE DIFESA ED AEROSPAZIO DI RIO DE JANEIRO

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u RIO DE JANEIRO – RJ – Si è tenuta a Rio de Janeiro dal 26 al 29 aprile scorsi la LAAD 2005, la principale manifestazione fieristica dei sistemi di difesa e dell’aerospazio. L’Italia oltre alla partecipazione del Ministero della Difesa e dell’associazione di categoria AIAD è stata presente con 12 industrie. Organizzata dall’Istituto Commercio con l’Estero-ICE, l’ambasciata e il consolato d’Italia di Rio de Janeiro, la partecipazione italiana ha suscitato l’ammirazione e l’interesse del settore brasiliano e del ministro della difesa e vice-presidente del Brasile José Alencar, che ha visitato un solo padiglione, quello italiano

Approfittando della presenza al LAAD del contrammiraglio Onofrio Flagiello del Ministero della Marina, gli abbiamo rivolto qualche domanda.

n Quali sono, Ammiraglio, gli obiettivi della presenza italiana del settore della difesa alla Mostra LAAD nel Rio-Centro?

Come in tutte le manifestazioni di queste dimensioni la presenza dell’industria italiana a questa mostra è importante perché vuole dare il messaggio chiaro del “sistema paese”, da qualche anno in Italia si sta cercando di aggregare le parti politica e tecnica delle forze armate e la parte industriale. La LAAD ci da questa grande opportunità perché sempre più, già nel 2003 ed ora nel 2005, vede sotto l’ombrello della Finmeccanica, la holding italiana che racchiude le maggiori industrie della difesa, settori dell’elettronica, dell’avionica, satellitare. Quindi è una presenza importante, la nostra; è l’idea di una industria che in questo campo specialistico vuole rilanciarsi e cercare possibilità di competere sul mercato mondiale.

n Perché questo è importante?

È importante sempre più in una realtà industriale come quella italiana, perché in questi ultimi 10 anni , l’industria italiana del settore della difesa ha cercato di trovare delle sinergie all’interno della stessa compagine del mercato internazionale per competere con i grandi agglomerati, i giganti dell’industria della difesa, americani, europei.

Fino a 10 ani fa, diciamo, la nostra industria era frammentaria, via via la Finmeccanica ha fatto questa vastissima operazione chirurgica, ha costretto a nazionalizzare le risorse, a diminuire le spese a cercare di ottimizzare il tutto. Fino a poco tempo fa vedevamo che in vari settori, per esempio, c’erano industrie magari di dimensioni poco più che singole, che producevano cose similari, cercando di guadagnarsi il mercato interno, facendosi concorrenza. Quando la domanda delle Forze Armate si è differenziata ed è aumentata, hanno cercato di aggregarsi e a competere nel mercato mondiale.

La nostra industria della difesa utilizzando il supporto politico e istituzionale cerca di agglomerarsi in un sistema paese, quindi la presenza in queste mostre è fondamentale ed è anche visibile con stands sempre più ampi per dare visibilità, vogliamo affermarci nel mercato internazionale, vogliamo vendere prodotti di qualità a prezzi competitivi. Chiaramente per far questo in un contesto sudamericano, brasiliano, dobbiamo farci credere, cercando le possibilità anche di cooperazione con l’industria locale e ci stiamo organizzando per questo, anziché vendere solo prodotti cercare la possibilità di joint ventures con l’industria locale, diventando più credibili, quindi si entra in questo tipo di mercato. Vorrei dire che questo obiettivo accomuna un po’ tutte le grandi aziende, è un obiettivo strategico.

n In che posizione è l’Italia in relazione a questo tipo di industria nel contesto europeo?

Per quanto riguarda la funzione delle forze armate italiane nel contesto europeo ci sono grossi cambiamenti, dei processi che vedono sempre più la nascita di una Europa unita, quindi l’integrazione delle forze armate delle singole nazioni europee, si sta cercando di dare un minimo comune denominatore e sta per nascere l’industria europea della difesa, già è quasi una realtà e ci sarà anche la possibilità di avere uno Stato Maggiore Europeo, ispirandosi ai criteri della NATO, ma con criteri molto più flessibili. Quindi in questa ottica le Forze Armate europee, e l’industria europea, stanno percorrendo questo sentiero già tracciato, con le massime sinergie possibili, vincendo le prime equazioni e la possibilità di essere presenti sullo scenario geopolitico europeo, con una realtà convincente.

n E, in Sud America?

Chiaramente in una realtà come questa in Sudamerica, sono ancora le piccole e grosse aziende che cercano di trovare possibilità di mercato, dal punto di vista operativo. Il Brasile, che è paese nostro amico , che ha la massima apertura, la massima cooperazione, cerca di migliorare l’assetto addestrativo delle sue Forze Armate a tutti i livelli.

Uno dei nostri interessi ora, sia della Marina che dell’Aeronautica, è quello di addestrare piloti brasiliani, questo, ovviamente, in una cornice di grande amicizia per poter cooperare con l’Embraer (Impresa Brasiliana dell’Aeronautica).

n Già che abbiamo l’opportunità di avere qui un contrammiraglio, noi che siamo emigrati o discendenti, sentiamo la necessità da parte delle forse armate italiane di una iniziativa, di una dimostrazione di forza e di amicizia anche da parte della Marina italiana, d’altra parte siamo 25 milioni qui in Brasile. La domanda è: quando verrà la portaerei Garibaldi a fare un viaggio dimostrativo nelle acque brasiliane?

Non sono in grado di darle una data, ma non penso alla Garibaldi, perché è in zona operativa, ma noi stiamo costruendo una seconda portaerei, che è la Cavour, molto più grande, più del doppio, la nave più grande che noi abbiamo costruito dalla seconda guerra mondiale.Questa nave attualmente è stata varata, quindi è in costruzione in cantiere, terrà le prove in mare a settembre 2006, sono certo che attorno al 2007 verremo certamente in queste acque in una campagna dimostrativa attorno al mondo”.

“Il Brasile è un paese in crescita, che si sta sviluppando, si sta rivalutando in maniera molto produttiva in molti settori”. Ci dice a sua volta l’Ambasciatore d’Italia Valensise.

“In questo processo naturale di crescita – spiega Valensise – è naturale, come ci ha confermato poco fa il vice-presidente e ministro della difesa José Alencar, che il governo brasiliano guardi con attenzione alle esigenze delle sue Forze Armate che è coerente con il disegno generale di crescita del sistema brasiliano. È per corrispondere a questa esigenza che l’Italia ha portato qui i pezzi migliori di quello che è la sua produzione, abbiamo dei prodotti che potrebbero essere sviluppati assieme al Brasile, e comunque consideriamo questo paese, visto il suo peso, un partner molto importante nel settore degli armamenti ed altro.

All’Ambasciatore italiano chiediamo poi dell’importanza che ha il Brasile come porta di entrata nel mercato sudamericano.

“Questo – ci risponde Valensise – è un altro aspetto molto interessante, noi consideriamo il Brasile non solo importante in se per le sue potenzialità, ma anche sulla scala regionale. Quindi abbiamo delle collaborazioni, delle realtà di successo italo-brasiliane, che si realizzano qui a favore di mercati terzi della regione latino-americana, per esempio i prodotti che vanno a finire in Venezuela, a Santo Domingo. Questa è una ragione in più, secondo me, per cercare di collaborare insieme perché il mercato che si attinge, pur limitato al pur grande, enorme mercato brasiliano è molto rilevante perché può arrivare appunto ad abbracciare tutto il continente latino-americano, noi lo sappiamo bene, i brasiliani anche, perché sono molto proiettati nel mondo delle esportazioni dei loro prodotti congiunti che vanno a finire in altri paesi e quindi c’è spazio per lavorare bene insieme”.

“Va detto poi – aggiunge Valensise – che c’è una diffusa percezione che i paesi sviluppati vendano sottoprodotti o armamenti usati alle Forze Armate in Sudamerica. Ci sono, sostanzialmente, delle esigenze che sono diversificate, noi siamo molto impegnati in due piani – bisogna fare molta attenzione – una è la fornitura di prodotti italiani al Brasile, e questo avviene secondo gli standard del commercio, c’è l’offerta, c’è la domanda, ci sono delle gare a volte, a volte gli amici brasiliani scelgono dei prodotti italiani, prodotti che hanno delle caratteristiche avanzate, e non certo di seconda mano. Per fare degli esempi, nel settore delle comunicazioni, satellitare, ecc.

Questo è un piano, poi ce n’è un altro, più ambizioso, al quale stiamo pensando di lavorare, che non è quello dell’acquisto di prodotti finiti da parte del Brasile, ma della collaborazione per produrre prodotti insieme qui. E questo disegno sarà ispirato alla logica economica, certamente le collaborazioni che potremo realizzare nel campo degli investimenti produttivi, saranno collaborazioni di primo livello e non certo per produrre dei beni superati od obsoleti.