La Corte di Cassazione dovrà a breve affrontare, nelle sue Sezioni Unite, un nuovo giudizio di grande impatto per i discendenti di italiani all’estero. L’annuncio è stato fatto dal giurista Marco Mellone durante il Convegno Nazionale sulla Cittadinanza Italiana iure sanguinis dopo la riforma del 2025, svoltosi giovedì presso l’Università di Siena e trasmesso in diretta e in esclusiva dalla Revista Insieme.
Mellone, membro del Consiglio dell’associazione Natitaliani, ha parlato della naturalizzazione del genitore e degli effetti sui figli minori, ricordando che la giurisprudenza italiana è sempre stata segnata da contraddizioni. Per tre volte la stessa Cassazione ha ritenuto che la naturalizzazione del padre comportasse la perdita automatica della cittadinanza dei figli minori, situazione che, secondo lui, ha colpito in modo sproporzionato le famiglie emigrate in Paesi come il Brasile e gli Stati Uniti, dove la naturalizzazione era comune proprio quando i figli erano ancora bambini.
Dopo anni di battaglie giudiziarie, Mellone ha detto che la Suprema Corte italiana ha finalmente segnalato una svolta. Il 18 luglio sono state emesse le ordinanze interlocutorie (n. 20122 e 20129) che hanno rimesso la questione alle Sezioni Unite, le quali dovranno rispondere alla domanda centrale: può un figlio minore perdere la cittadinanza italiana in conseguenza di un atto compiuto dal genitore, come la naturalizzazione?
Secondo Mellone, la Corte è stata inoltre chiamata a pronunciarsi sull’applicabilità del Decreto-Legge n. 36/2025, conosciuto come Decreto Tajani (o Decreto della vergogna), soprattutto riguardo alla sua retroattività. Ha raccontato di aver provocato direttamente la Corte durante un’udienza in maggio, pochi giorni dopo l’entrata in vigore della legge, e che la risposta è stata proprio l’apertura di questo nuovo esame.
L’avvocato ha sottolineato il legame stretto tra il futuro giudizio e la battaglia contro il Decreto della Vergogna. Secondo lui, il decreto ha introdotto una revoca autoritaria della cittadinanza, retroattiva e contro la volontà degli individui, in contrasto con i principi storici della tradizione giuridica italiana. “La cittadinanza italiana, una volta attribuita, non si perde senza la volontà della persona”, ha affermato.
L’aspettativa è che le Sezioni Unite tengano l’udienza entro il 2025 o, al massimo, all’inizio del 2026. Mellone ha sostenuto che solo un principio di diritto fissato dalla Cassazione potrà servire da antidoto contro nuovi decreti o riforme che, in futuro, minaccino nuovamente i diritti degli italo-discendenti.
L’incontro di Siena è stato organizzato dal Centro Europa Direct in collaborazione con Natitaliani e il Dipartimento degli Studi Aziendali e Giuridici dell’Università di Siena. Tra i relatori erano presenti il presidente di Natitaliani, Daniel Taddone, che ha parlato delle nuove categorie di cittadini create dalla riforma; il deputato Fabio Porta, che ha criticato l’abuso della decretazione d’urgenza in materia di cittadinanza e diritto elettorale; e il deputato Toni Ricciardi, che ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze della riforma per i figli minori di italiani nati all’estero. Sono inoltre intervenuti specialisti come Monica Restanio, Giovanni Bonato, Claudia Antonini e Karine Boselli, Daniele Mariani, Maristella Urbini, Giammaria Milani e Filippo Dami. La moderazione è stata affidata all’avvocata Flavia Di Pilla.

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