A carta é endereçada a todos os representantes da América do Sul no Parlamento italiano. (Fotomontagem Insieme)

Una presa di posizione chiara, precisa e decisa da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento” contro la “crescente resistenza dell’amministrazione pubblica italiana a riconoscere lo “status civitati” degli italo-discendenti è quello che stanno richiedendo i presidenti dei Comites – ‘Comitati degli Italiani all’Estero’ del Brasile, in una lettera aperta ai rappresentanti degli italiani all’estero presso il Parlamento italiano.

Oltre ai presidenti dei Comites, il documento, datato 4 agosto ed inviato ai senatori Ricardo Merlo e Adriano Cario ed ai deputati Mario Borghese, Fausto Longo, Luis Roberto Lorenzato e Eugenio Sangregorio, è firmato da alcuni avvocati e rappresentanti dell’UID – ‘Unione Italo discendenti nel Mondo’. L’ostruzionismo consolare nel riconoscimento delle cittadinanze per diritto di sangue, in particolare in Brasile, è un argomento antico.

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I firmatari denunciano che “la lunga attesa nei consolati d’Italia” ed alcuni “sistemi informatici di prenotazione” vanno oltre il “tempo massimo concesso dalla legge”, causando “un aumento significativo” nell’uso del ricorso alle vie giudiziarie. Il documento critica anche il modo di operare dei Comuni”.

“Queste misure ostili e illegali devono essere combattute in modo attivo e propositiva da tutti, o gli italo-discendenti continueranno ad essere visti solo come un peso sulle spalle dell’Italia e non come una risorsa economica e culturale, in particolare in un periodo di deficit di popolazione come quello affrontato negli ultimi anni”, chiedono i firmatari che terminano parlando di “cittadini di seconda classe”.

I “nostri rappresentanti non hanno ancora dato risposte soddisfacenti al problema”, garantiscono i sottoscrittori della lettera aperta, il cui contenuto è pubblicato di seguito:

LETTERA APERTA AI RAPPRESENTANTI DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
Alla cortese attenzione dei parlamentari eletti nella circoscrizione America Meridionale
Senatori: MERLO Ricardo e CARIO Adriano
Deputati: BORGHESE Mario, LONGO Fausto, LORENZATO Luis Roberto e SANGREGORIO Eugenio

Noi, cittadini italiani nati all’estero, stiamo riscontrando una sempre maggiore resistenza da parte della amministrazione pubblica italiana nel riconoscere lo status civitatis che possediamo fin dalla nascita, come cittadini di ceppo italiano (ex art. 1 Legge n.555/1912 e art. 1 Legge 91/1992)

La lunghissima attesa presso i Consolati d’Italia nel mondo (o in certi casi sistemi informatici di prenotazione che offrono appuntamenti in numero insufficiente e che alimentano un business di aziende che si specializzano nella prenotazione al posto dei singoli utenti, escludendo l’accesso ai comuni cittadini), specie in Brasile, ove i tempi di attesa si protraggono molto al di sopra del massimo previsto nella legge, nonostante sia un problema cronico e conosciuto da diverso tempo, non ha meritato la debita attenzione dei nostri rappresentanti che tuttora non hanno presentato delle risposte soddisfacenti al problema.

Il volume di ricorsi depositati presso il Tribunale di Roma è aumentato sensibilmente, e non sappiamo fino a quando la struttura della sezione destinata a tale scopo avrà i mezzi per supportare la mole di lavoro extra che il cronico problema esistente alle rappresentanze consolari crea indirettamente.

Inoltre, si riscontra sempre più spesso, un atteggiamento ostile verso gli oriundi che si trasferiscono in Italia per poter fare la richiesta di riconoscimento della cittadinanza Italiana iure sanguinis presso i Comuni dove stabiliscono la propria residenza. L’ultima mossa fatta da molti Comuni è stata l’estensione del termine del procedimento amministrativo di accertamento della trasmissione della cittadinanza italiana iure sanguinis a 730 giorni, termine 4 volte superiore a quello previsto nella legislazione specifica sul tema dei provvedimenti amministrativi, misura in tutto e per tutto illegittima e evidentemente discriminatoria.

Già le delibere comunali che stabiliscono il termine di 180gg infrangono la competenza normativa dello stato sulla materia, stabilita nella Costituzione e meritano, ugualmente, il ripudio da parte dei nostri rappresentanti, che invece hanno visto trascorrere in albis la consolidazione di questo termine, nonostante sia manifestamente illegittimo.

Per i motivi suesposti chiediamo una chiara e precisa presa di posizione e decisa da parte dei nostri rappresentanti in Parlamento che hanno una nostra delega per la difesa dei diritti degli Oriundi. Queste misure ostili e illegali debbono essere contrastate in maniera attiva e propositiva da tutti altrimenti, gli italodiscendenti continueranno ad essere visti solo come un peso sulle spalle dell’Italia e non come risorsa economica e culturale, specie in un momento di deficit popolazionale come quello affrontato negli ultimi anni.

Si rammenta, inoltre che la Legge è uguale per tutti e va rispettata e che gli italodiscendenti, italiani per nascita anche se all’estero, non sono cittadini di serie B.

4 agosto 2020

Firmano la presente:

Presidente Comites: Sartori Renato, Sica Silvana, Zorzi Rosalina, Ferretti Starling Elaine, Molossi Luis, Taddone Daniel. Aveline Roberta, advogada.; Mariani Daniele, avvocato; Pacia Andrea, Unione Italo Discendenti nel Mondo; Scopel Reginato Michele, UID Brasile.”

(Traduzione Aiuta sotto la supervisione di Claudio Piacentini)