Intervista di Paolo Carlucci
Lei é il rappresentante dell’ONG italiana CISS in Brasile e capo progetto a Belèm di un progetto cofinanziato dal MAE (Ministero degli Affari Esteri), ci può raccontare brevemente in cosa consiste il suo lavoro?
Il progetto è nato ed è stato scritto circa quattro anni fa e presentato al Ministero degli Affari Esteri italiano per le valutazioni ed eventuale approvazione del finanziamento. In seguito all’approvazione sono venuto a Belém per implementarlo. Chiaramente in quattro anni, indipendentemente dal Paese, le situazioni possono mutare cosicché al mio arrivo ci siamo resi conto che per portarlo avanti sarebbe stato necessario apportare delle varianti. Abbiamo dovuto quindi presentare al MAE, per l’approvazione, certe modifiche alle attività inizialmente previste. Devo dire che il primo impatto con questa nuova realtà è stato un pò deludente ma in seguito le cose sono andate via via migliorando ed ora posso affermare che stanno procedendo molto bene. Le nostre attuali controparti SECULT, PARATUR e Fondazione Curro Velho, sono molto efficienti e sensibili e ci offrono un grande appoggio.
In particolare quali sono gli obbiettivi che il progetto si pone. Ce li può descrivere brevemente?
Il progetto si propone di riuscire a dare lavoro, attraverso la creazione di cooperative, fornendo appoggio e formazione su varie problematiche inerenti l’obbiettivo, a 120 giovani in situazione di rischio. Oltre la formazione, si acquistano i mezzi necessari allo scopo e si fornisce supporto perché le cooperative che andranno cosí a crearsi siano sostenibili anche oltre il periodo dei tre anni della durata del progetto. Devo aggiungere che questa azione che mira ad inserire nel mercato del lavoro questi giovani s’indirizza qui nello Stato del Pará al mercato del turismo sostenibile.
Lei è ormai qui da circa un anno, ci può raccontare un pò circa le senzazioni iniziali al momento del suo arrivo?
Il primo impatto è stato sorprendente, nel senso che, seppur sono ormai oltre 25 anni che lavoro nell’ambito della Cooperazione, durante i quali ho avuto modo di operare in molti Paesi del Centro e Sud-America ed alcuni africani, e pertanto credevo di essere un esperto di queste realtà dell’America Latina, non avevo mai lavorato in Brasile ed in particolare in Amazzonia e qui mi sono confrontato con una realtà differente dalle altre. Sono rimasto affascinato da questo posto, dalla sua natura, dalla sua cultura, dalla sua storia che è veramente interessantissimo e sono contento di poter lavorare in questa zona così tanto diversa dalle altre aree che avevo conosciuto nell’America Latina. In sintesi quest’esperienza mi permette di apprendere molte altre cose.
L’organizzazione per la quale lavora, il CISS, è una Ong italiana che fa cooperazione, ci può parlare un pò sulle attività che questa svolge in Brasile e nel resto del mondo e dirci se oltre a questo progetto a Belém ne sono previsti altri in Brasile?
La sigla CISS stá per Cooperazione Internazionale Sud-Sud. Noi intendiamo la cooperazione come un rapporto di scambio e conoscenza reciproca, quindi si riceve e si dà. In un certo senso anche noi in Italia abbiamo un “Sud” pertanto siamo totalmente contrari a vedere
Che tipo di supporto riceve dalle istituzioni italiane.
Sono in stretto contatto con il Consolato Italiano di Recife e con l’Ambasciata Italiana a Brasilia. Devo dire che sono tutti molto sensibili ai temi sociali e interessati al buon esito del progetto e mi forniscono tutto il supporto necessario per portare avanti le attività al meglio. Abbiamo stabilito degli ottimi rapporti di collaborazione e non posso che essergliene molto grato.
Un ultima domanda. Che cosa Lei si augura per il futuro del suo progetto a Belém.
Dobbiamo prima di tutto essere realisti. Noi sappiamo benissimo che, pur riuscendo a migliorare la situazione di 120 giovani, più in generale non si risolve quasi nulla perché le dimensioni del dramma dei giovani in situazione sociale di rischio in Brasile sono enormi, perció con il progetto noi ci proponiamo -insieme alle controparti locali- di sviluppare delle metodologie innovative che possano poi essere replicate e questo è l’obbiettivo principale e più ricco al quale si può puntare con questi progetti: ossia sviluppare metodologie. Inoltre ci proponiamo anche di mettere in rete l’esperienza che stiamo portando avanti nel Pará con altre esperienze simili nel Nord dell’Africa, America Latina ed altri parti del mondo in cui abbiamo dei progetti simili su questo settore, cosa che potrebbe generare delle esperienze che potranno servire ad affrontare situazioni simili in altre parti del mondo.
Ps. Il progetto del CISS é conosciuto in-loco con il nome Xundaraua, parola di origine Tupí che significa madre del Peixe Boi (Lamantino). Una leggenda narra che tutti coloro che si approssimano alla Xundaraua attraggono a sé prosperità e fortuna per tutta la vita.