La vice-presidente dell’associazione Natitaliani, l’avvocata Maristella Urbini, ha avuto un ruolo di spicco nell’apertura del congresso “Aspetti di Legittimità Costituzionale della Cittadinanza Italiana”, tenutosi questo venerdì (14/03) presso il Tribunale di Giustizia di Firenze. Nel suo intervento, Urbini ha offerto una riflessione profonda sulla diaspora italiana e ha denunciato le iniziative politiche che mirano a limitare il riconoscimento della cittadinanza italiana per i discendenti degli emigrati.
Rappresentando il presidente dell’associazione, Daniel Dadone, Urbini ha sottolineato l’impegno della Natitaliani nella difesa dei diritti dei discendenti di italiani ed espresso preoccupazione per le proposte legislative volte a modificare la Legge 91/1992, mettendo a rischio il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. Secondo l’avvocata, i cambiamenti proposti potrebbero portare all’esclusione di milioni di persone con legami legittimi con l’Italia.
La diaspora italiana: un patrimonio dimenticato – Nel suo discorso, Urbini ha lanciato un appello per la valorizzazione della diaspora italiana, spesso ignorata nei libri di storia e nell’insegnamento formale. “La diaspora italiana è l’eredità che i nostri antenati ci hanno lasciato. È un patrimonio di sacrifici, sudore e vite che non può essere semplicemente dimenticato”, ha affermato.
L’avvocata ha ricordato che, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, circa 30 milioni di italiani emigrarono per sfuggire alla miseria e costruire un futuro migliore all’estero. Oggi, si stima che ci siano circa 80 milioni di discendenti di italiani nel mondo, molti dei quali cercano il riconoscimento formale della loro cittadinanza italiana, non solo come un diritto, ma come un atto di recupero della loro identità.
Minacce alla cittadinanza italiana per i discendenti – L’intervento di Urbini ha toccato anche le recenti proposte legislative che mirano a limitare il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis, tra cui il Disegno di Legge 752/2023 e un’altra proposta presentata nell’ottobre 2024, entrambe suggerendo la limitazione della trasmissione della cittadinanza a sole tre generazioni. Inoltre, ha criticato l’introduzione della tassa di 600 euro per ogni richiedente, inclusi i minori, considerandola un ulteriore ostacolo al riconoscimento.
L’avvocata ha inoltre denunciato la campagna mediatica che, a suo dire, ha distorto l’immagine dei discendenti di italiani, dipingendoli come opportunisti interessati solo al passaporto europeo. “L’Italia sta venendo indotta a tagliare i ponti con i propri figli. La diaspora italiana è stata essenziale per l’economia e la cultura del Paese, e ora i suoi discendenti vengono emarginati in un processo di cancellazione identitaria”, ha lamentato.
La forza della diaspora e la lotta per il riconoscimento – Urbini ha evidenziato l’impatto economico e culturale della diaspora italiana, sottolineando che i discendenti promuovono il Made in Italy in tutto il mondo e generano miliardi di euro nel settore del turismo delle radici. Per lei, la volontà di limitare la cittadinanza italiana è un errore strategico, che potrebbe ridurre l’influenza globale dell’Italia e indebolire i suoi legami con milioni di cittadini nel mondo.
Concludendo il suo intervento, l’avvocata ha ribadito l’impegno della Natitaliani nella difesa dei diritti dei discendenti. “Il vincolo di sangue è innegoziabile e deve essere rispettato. La nostra lotta è per la giustizia e per il riconoscimento dell’identità di coloro che sono sempre stati e sempre saranno italiani”, ha dichiarato, tra gli applausi dei presenti.
Il congresso, iniziato alle 14:00 (ora italiana), si è concluso solo alle 19:00, con dibattiti tra esperti giuridici e accademici, che hanno analizzato le implicazioni costituzionali delle proposte legislative e l’impatto delle modifiche alla cittadinanza italiana per le future generazioni. L’intero seminario è stato trasmesso in diretta sui canali social della Rivista Insieme.