Deputato della Lega critica il Decreto Tajani e denuncia un attacco ai diritti degli italo-discendenti

In una forte intervista, il deputato italiano Dimitri Coin, rappresentante della Lega nella Provincia di Treviso e vicecoordinatore del partito alla Camera dei Deputati, ha criticato apertamente il Decreto-Legge n. 36/2025, conosciuto anche come Decreto Tajani, che propone dure restrizioni al riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis.

Secondo Coin, il decreto è stato presentato in modo inaspettato e senza alcun dibattito preliminare nel Consiglio dei Ministri, sorprendendo persino i parlamentari della maggioranza. “Non immaginavamo che sarebbe stato portato per l’approvazione un decreto con un contenuto così restrittivo e penalizzante per quelli che consideriamo nostri cugini, i nostri fratelli”, ha dichiarato il deputato, riferendosi ai discendenti degli italiani residenti all’estero, in particolare in America Latina.

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Originario del Veneto — regione storicamente segnata da una massiccia emigrazione verso il Brasile e altri paesi — Coin considera il decreto un tradimento della stessa storia italiana. “La diaspora veneta è superata solo da quella ebraica. Vedere che diritti naturali vengano limitati da una semplice paginetta di decreto mi ha fatto arrabbiare profondamente”, ha affermato.

Il parlamentare ha contestato anche le giustificazioni fornite dal governo per l’adozione del provvedimento. Secondo lui, la misura rappresenta “la resa dello Stato davanti all’inefficienza della burocrazia”, incapace di smaltire le pratiche di riconoscimento della cittadinanza accumulate nei consolati e nei tribunali italiani. “Modificare una legge solo perché lo Stato non riesce ad applicare la propria normativa è inaccettabile”, ha protestato.

Coin ha anche respinto le affermazioni del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, che in conferenza stampa aveva insinuato che molti italo-discendenti stessero “approfittando” della cittadinanza per ottenere passaporti e accedere agli Stati Uniti. “È una menzogna. Se hai un diritto di nascita, con il tuo passaporto vai dove vuoi. È stata davvero una brutta pagina da parte del nostro ministro”, ha affermato.

Il deputato ha denunciato inoltre che il decreto apre le porte allo ius soli, il sistema che attribuisce la cittadinanza in base al luogo di nascita, in contrasto con il principio dello ius sanguinis – diritto di sangue – che da secoli fonda la normativa italiana. “Porre un limite alle generazioni significa mettere in discussione questo principio. E una volta che lo si mette in discussione, si apre la strada a un altro modello di cittadinanza che noi, politicamente, non vogliamo.”

Come alternativa al decreto, Dimitri Coin propone invece il rafforzamento della macchina pubblica, con più personale nei consolati e nei tribunali, e riforme amministrative per ridistribuire le domande tra i comuni italiani. “Se il mio trisavolo è partito da Borgaro, posso fare il riconoscimento a Borgaro. Così si eviterebbe di sovraccaricare le amministrazioni pubbliche.”

Durante l’intervista, il deputato ha voluto sottolineare il suo legame con il Brasile: sua moglie è di Lages (SC), discendente da veneti da cinque generazioni, e i suoi due figli, entrambi con doppio passaporto, parlano fluentemente italiano e portoghese. “Da quando sono stato in Brasile per la prima volta, nel 2001, porto con me la saudade. Vedere i volti dei miei conterranei a 15.000 chilometri di distanza è stata un’emozione enorme.”

Il parlamentare ha infine ribadito che la Lega, sotto la guida di Matteo Salvini, mantiene ferma la sua posizione in difesa della cittadinanza per sangue. “La Lega difende lo ius sanguinis. Questo decreto non regge, perché non è compatibile con la nostra identità. Siamo un partito identitario — per i nostri popoli veneti, piemontesi, calabresi…”

L’intervista si è conclusa accanto all’ex deputato Luís Roberto Lorenzato, anch’egli critico del decreto. Entrambi hanno rinnovato l’impegno a lottare in Parlamento affinché il testo venga modificato o respinto. “Ce la mettiamo tutta. Non è solo politica, è qualcosa che parla al cuore”, ha concluso Coin.