Uno degli spazi più emblematici della cultura italo-brasiliana a San Paolo, l’auditorium del Colégio Dante Alighieri, ospiterà il prossimo 29 aprile un atto pubblico che segna l’inizio di una nuova fase di mobilitazione contro il Decreto-Legge n. 36/2025 — noto come Decreto Tajani — che limita il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis.
Sotto il tema “Italianità e il decreto restrittivo della cittadinanza italiana”, l’evento è promosso dall’Istituto Brasiliano Giovanni Falcone e dalla rivista Insieme, e vedrà la partecipazione di voci riconosciute nel dibattito sulla cittadinanza e la memoria delle migrazioni. Le iscrizioni sono gratuite e possono essere effettuate tramite la piattaforma Sympla, con posti limitati a 330 partecipanti. L’attività sarà trasmessa in diretta sui canali social della rivista Insieme.
Cittadinanza con anima
Uno dei momenti salienti della serata sarà l’intervento del giurista Walter Fanganiello Maierovitch, magistrato in pensione ed ex ministro di Stato, la cui storia personale è segnata dalla lotta per il riconoscimento della sua cittadinanza italiana. Critico dichiarato del Decreto Tajani, Maierovitch ricorda che la sua cittadinanza è stata riconosciuta giudizialmente sulla base dell’incostituzionalità dell’applicazione, in Brasile, di una legge anteriore alla Costituzione del 1948 che discriminava la trasmissione per linea materna.
“I miei due nonni italiani, nati a Bojano e San Massimo, erano già deceduti quando la sentenza ha riconosciuto il mio diritto di sangue. Se fossero stati vivi, avrebbero pianto di gioia. Con questa decisione, ho rinnovato il mio impegno a coltivare e lottare per l’italianità”, ha dichiarato Maierovitch, ricordando che suo nonno Bernardino Fanganiello è stato uno dei costruttori della San Paolo moderna, fornendo i mattoni per opere emblematiche come lo Stadio del Pacaembu e costruendo, con risorse proprie, un ponte di legno che collegava Barra Funda a Casa Verde.
Oltre a Fanganiello, parteciperanno all’evento la direttrice dell’Associazione degli Ex-Alunni del Colégio Dante Alighieri (AEDA), Giuliana Patriarca Callia, e il consigliere del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), Daniel Taddone.

Il genealogista e sociologo Daniel Taddone è anche presidente della Natitaliani, associazione fondata in Italia che riunisce cittadini italiani nati all’estero e che si è distinto a livello internazionale per la difesa dei diritti degli italo-discendenti e per la salvaguardia della cittadinanza italiana come patrimonio culturale e identitario. Recentemente è stato presente al Senato Italiano, dove ha partecipato alle audizioni promosse dalla Prima Commissione Affari Costituzionali, portando la voce della comunità italiana all’estero contro il Decreto-Legge n. 36/2025 (Decreto Tajani) e denunciando i rischi di esclusione e di rottura con la tradizione storica dello ius sanguinis.
Giuliana Patriarca Callia è, come lei stessa si definisce, una “attivista instancabile dell’italianità”. L’AEDA, di cui è direttrice, svolge un ruolo fondamentale nella conservazione e nella promozione della cultura italiana a San Paolo. Fondata nel 1930 da un gruppo di idealisti, tra cui professori ed ex-alunni del Colégio Dante Alighieri, l’associazione ha come missione quella di mantenere vivi i principi e le tradizioni del collegio, estendendoli oltre l’ambiente scolastico, promuovendo i rapporti tra i suoi associati attraverso eventi culturali e sociali e offrendo corsi liberi che incentivano l’apprendimento della lingua italiana e la diffusione della cultura italiana. Tra le sue attività si distinguono lezioni di lingua italiana, musica ed eventi gastronomici che celebrano l’eredità italiana.
Mobilitazione in piazza
Per il giurista Fanganiello Maierovitch, il decreto del governo Meloni-Tajani rappresenta un “attacco diretto all’anima della cittadinanza italiana”: “Limitare la cittadinanza iure sanguinis significa uccidere l’italianità. È escludere i nostri. Sono brasiliani, argentini, uruguaiani — discendenti di italiani — che smetteranno di essere riconosciuti come parte della nostra storia e della nostra cultura. Non è una questione di destra, sinistra o centro. È una questione umanista.”
L’evento al Dante Alighieri sarà un passo preparatorio per una grande manifestazione che si terrà prossimamente in Piazza Città di Milano, a San Paolo, riunendo discendenti di italiani in protesta contro il decreto. “L’idea è promuovere un atto all’italiana, senza discorsi politici, con la forza dei simboli, come il canto di Bella Ciao, inno dei partigiani, e la lettura di un documento di ripudio che stiamo preparando per la raccolta di firme sul posto”, ha spiegato Fanganiello.
“Non nascondo la mia posizione umanista e progressista. Ma ora ciò che conta è l’unione di tutti — di qualsiasi orientamento politico — per impedire che l’Italia uccida la sua cittadinanza”, ha concluso il giurista.
Radici nella costruzione di San Paolo
Con radici profondamente legate alla storia dell’immigrazione italiana a San Paolo, la famiglia Fanganiello ha lasciato segni concreti nello sviluppo urbano della città. Il nonno di Walter Fanganiello Maierovitch, Bernardino Fanganiello, originario di Bojano, regione che attualmente appartiene al Molise, è stato uno dei responsabili della fornitura di mattoni per una parte significativa delle opere di espansione della capitale paulista all’inizio del XX secolo. Proprietario di una fornace sulle rive del fiume Tietê, nella regione di Casa Verde, Bernardino non solo ha fornito i mattoni utilizzati nella costruzione di importanti edifici — come lo Stadio del Pacaembu — ma ha anche costruito, con risorse proprie, un ponte di legno che collegava Barra Funda a Casa Verde, facilitando il passaggio dei pedoni sul fiume. Lo spirito comunitario e la cultura del lavoro di Bernardino si riflettevano anche nella sua casa, dove produceva vino artigianale con l’aiuto dei figli e dei nipoti, mantenendo viva l’italianità attraverso le tradizioni familiari e la solidarietà con i vicini immigrati.