Fábio Porta: “Il Decreto Tajani è un autogol per l’immagine dell’Italia nel mondo”. Il parlamentare sarà presente alla manifestazione di domani a Piazza Milano, a San Paolo

Fábio Porta: “Il Decreto Tajani è un autogol per l’immagine dell’Italia nel mondo”

Il deputato italo-brasiliano Fábio Porta (PD) è tornato a denunciare con fermezza il Decreto-Legge n. 36/2025, il cosiddetto Decreto Tajani, durante una visita a Curitiba (22/04) in occasione di un incontro regionale del partito e della sua partecipazione a una sessione speciale presso l’Assemblea Legislativa del Paraná. In un’intervista esclusiva rilasciata alla Rivista Insieme, Porta ha descritto lo scenario come il più grave degli ultimi vent’anni in materia di diritti degli italiani all’estero, affermando che il provvedimento rappresenta una rottura senza precedenti nella politica migratoria italiana.

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Secondo il parlamentare, il decreto va oltre il tentativo di limitare la trasmissione della cittadinanza italiana per discendenza. Si tratta, a suo avviso, di un progetto politico volto a indebolire l’italianità fuori dai confini nazionali, caratterizzato da un atteggiamento punitivo da parte del governo Meloni. Il deputato ha confermato che sarà presente alla manifestazione di sabato (26/04, ore 10:00), a Piazza Milano, a San Paolo, contro il Decreto-Legge Tajani.

Porta ha ricordato decisioni precedenti dell’Esecutivo, come la sospensione dell’adeguamento delle pensioni e l’aumento delle tasse per il riconoscimento della cittadinanza, sottolineando che il decreto attuale si inserisce nello stesso contesto di svalutazione degli italiani emigrati.

Il deputato ha riconosciuto che il Partito Democratico è in minoranza in Parlamento e non fa parte della coalizione di governo, ma ha affermato che il tema della cittadinanza è trasversale e va oltre gli schieramenti politici. Ha evidenziato che il PD e i suoi rappresentanti eletti all’estero sono in prima linea nelle trattative parlamentari per bloccare o modificare profondamente il testo. Ha ricordato inoltre che, dei dodici parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere, sette appartengono al PD — un numero che conferisce legittimità e responsabilità al partito su questa materia.

Fábio Porta ha espresso preoccupazione per la rapidità del processo legislativo e per l’uso del decreto come strumento d’urgenza. Secondo lui, tale scelta riduce drasticamente le possibilità di dialogo e di mediazione. Ha avvertito che il tempo per convertire il decreto in legge è breve e che è molto probabile che il testo approvato al Senato venga confermato dalla Camera senza modifiche, per evitare la sua decadenza. Ha definito il meccanismo come un “pacchetto chiuso” e ha criticato quella che considera una volontà di bloccare il dibattito democratico.

Il parlamentare ha inoltre denunciato pressioni indirette sui partiti della maggioranza di governo, affermando che la minaccia di nuove elezioni viene usata per dissuadere eventuali dissidenze interne. A suo parere, questa strategia mostra il peso politico attribuito al decreto, anche se il tema non riceve la centralità che merita nel Parlamento italiano, dove altre questioni internazionali occupano più spazio.

Nonostante il quadro avverso, Porta ha sottolineato che la mobilitazione sociale sta crescendo in modo senza precedenti. Ha citato l’organizzazione di varie manifestazioni in Brasile e all’estero e ha ribadito il sostegno del Partito Democratico a tutte le iniziative pacifiche e apartitiche a difesa della cittadinanza. Ha annunciato la sua presenza agli atti programmati a San Paolo e ha fatto appello alla comunità affinché resti concentrata sulla difesa dei diritti e della storia dell’emigrazione italiana.

Il deputato ha anche difeso l’importanza di un’autocritica delle forze progressiste, soprattutto per quanto riguarda la banalizzazione del tema della cittadinanza negli anni passati, come nel caso del cosiddetto “Black Friday” della cittadinanza. Secondo lui, l’assenza di un dibattito serio e strutturato ha contribuito all’attuale arretramento. Tuttavia, ha ribadito che questo non è il momento per discutere riforme profonde, ma per agire con determinazione e impedire che il Decreto Tajani venga convertito in legge nella sua forma attuale.

Concludendo, Fábio Porta ha affermato che, se approvato, il decreto avrà conseguenze profonde e durature sull’immagine dell’Italia e sul suo rapporto con i milioni di discendenti sparsi nel mondo. Ha definito il provvedimento un “errore storico” che potrebbe pesare sull’Italia per i prossimi cento anni.