Il Tribunale di Campobasso respinge la retroattività del Decreto Tajani e riconosce la cittadinanza ai discendenti di italiani

La sentenza nega anche la sospensione del processo e condanna il Ministero dell’Interno al pagamento delle spese processuali

Il Tribunale di Campobasso ha appena emesso una delle prime sentenze che si esprimono esplicitamente sull’ambito di applicazione del controverso Decreto-Legge n. 36/2025 — noto come Decreto Tajani — nel contesto delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza. Con questa decisione, il giudice ha riconosciuto la cittadinanza italiana agli attori della causa, ha escluso l’applicazione retroattiva del decreto e ha condannato il Ministero dell’Interno al pagamento delle spese processuali, quantificate in circa 2.000 euro.

Il caso è stato avviato nel 2024, prima dell’entrata in vigore del Decreto n. 36/2025, da discendenti di italiani che cercavano il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis. Nella sua difesa, il Ministero dell’Interno italiano ha chiesto al Tribunale di applicare le nuove restrizioni previste dal decreto — che limita il riconoscimento della cittadinanza a sole due generazioni nate all’estero — e, quindi, di respingere la domanda dei ricorrenti. Il Ministero ha anche chiesto la sospensione del procedimento in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale italiana, sollecitata da una questione di legittimità sollevata dal Tribunale di Bologna.

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L’avvocato Marco Mellone, patrono della causa e tra i giuristi in prima linea contro la presunta incostituzionalità della Legge sulla Cittadinanza sollevata dai Tribunali di Bologna, Firenze, Milano e Roma, ha raccontato che durante l’udienza, tenutasi il 15 aprile 2025, ha formalmente richiesto al giudice di pronunciarsi sulla irretroattività del decreto. “Il Tribunale ha stabilito che il Decreto n. 36/2025 non è applicabile al caso concreto, non solo perché la domanda giudiziaria è stata presentata prima del 28 marzo 2025, ma anche perché, in generale, il decreto non può avere forza retroattiva secondo l’articolo 11 delle Preleggi del Codice Civile italiano”, ha affermato.

Inoltre, secondo Mellone, la sentenza contiene un’osservazione significativa: “Anche per le domande presentate dopo il 28 marzo 2025, il Tribunale di Campobasso ha osservato che il Decreto n. 36/2025 non stabilisce espressamente la retroattività delle nuove regole”. Sebbene questa constatazione non sia stata oggetto diretto della decisione, secondo il giurista, “suggerisce che le nuove regole non potrebbero essere applicate a persone già riconosciute come cittadini italiani dalla legge”.

La decisione del Tribunale ha anche respinto l’argomento secondo cui sarebbe stato necessario sospendere il procedimento in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale. “Il Tribunale ha rigettato la richiesta di sospensione del processo a causa della pendenza del giudizio di legittimità presso la Corte Costituzionale italiana, ritenendo infondata la questione di incostituzionalità della Legge n. 91/1992, in quanto lo ius sanguinis è un criterio ragionevole”, ha spiegato Mellone. Ha inoltre ricordato che tale orientamento era già stato espresso in precedenza dallo stesso tribunale in un’altra decisione.

La sentenza è vista come un punto di riferimento rilevante nel contenzioso giuridico attorno al Decreto Tajani. “Si tratta di un primo, ancora parziale, ma fondamentale pronunciamento di un tribunale italiano sul Decreto-Legge n. 36/2025, a poche settimane dalla sua approvazione”, sottolinea Mellone. Per lui, la decisione “può rappresentare un monito importante sia per il Parlamento che per gli altri tribunali italiani”.

Ci si aspetta ora che anche altri tribunali in Italia, di fronte a casi simili, inizino a seguire la stessa linea interpretativa, rafforzando la tesi secondo cui le nuove disposizioni del Decreto Tajani non possano incidere su situazioni giuridiche già consolidate, né modificare retroattivamente il diritto già riconosciuto a milioni di discendenti di italiani nel mondo.

O advogado italiano Marco Mellone. (Foto cedida)

Di seguito, riportiamo le parole  con cui il giurista Marco Mellone ha comunicato la sentenza a Insieme:

“Il Tribunale di Campobasso ha appena pubblicato una sentenza nella quale ha stabilito che il Decreto n. 36/2025 non si applica retroattivamente, poiché la legge dispone solo per il futuro, e ha condannato il Ministero dell’Interno al pagamento delle spese processuali (circa 2.000 euro).

I fatti: i ricorrenti hanno richiesto (nel 2024) al Tribunale di Campobasso il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza. Il Ministero dell’Interno ha chiesto al Tribunale di applicare il nuovo Decreto n. 36/2025 e quindi di negare il riconoscimento della cittadinanza italiana, poiché i ricorrenti non soddisfacevano i nuovi requisiti previsti dal Decreto n. 36/2025. Il Ministero ha inoltre chiesto la sospensione del procedimento in attesa della sentenza della Corte Costituzionale nel caso sollevato dal Tribunale di Bologna. Nel giorno dell’udienza (15.04.2025) ho chiesto al Tribunale di pronunciarsi sulla irretroattività del Decreto n. 36/2025.

Il Tribunale ha stabilito che il Decreto n. 36/2025 non è applicabile al caso concreto, non solo perché la domanda giudiziaria è stata presentata prima del 28.03.2025, ma anche perché, in generale, il Decreto non può avere forza retroattiva secondo l’articolo 11 delle Preleggi del Codice civile italiano.

Inoltre, anche per le domande (amministrative o giudiziarie) presentate dopo il 28.03.2025, il Tribunale di Campobasso ha osservato che il Decreto n. 36/2025 non stabilisce espressamente la retroattività delle nuove disposizioni (il che suggerisce, secondo la mia interpretazione, che le nuove regole non potrebbero essere applicabili a persone che la legge ha già riconosciuto come cittadini italiani).

Si tratta di una prima, seppur parziale, ma fondamentale pronuncia di un tribunale italiano sul Decreto-Legge n. 36/2025 a poche settimane dalla sua approvazione e che può rappresentare un monito importante sia per il Parlamento che per gli altri tribunali italiani.

Va aggiunto che il Tribunale ha anche respinto la richiesta di sospensione del processo a causa della pendenza del giudizio di legittimità presso la Corte Costituzionale italiana, ritenendo infondata la questione di incostituzionalità della legge italiana sulla cittadinanza, in quanto lo ius sanguinis è un criterio ragionevole (secondo l’orientamento già espresso dallo stesso Tribunale di Campobasso alcuni mesi fa)”.

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