L’attenzione della comunità trentina in Brasile — la più grande comunità trentina al di fuori del Trentino — è tutta rivolta ad alcune città di Santa Catarina in questa e nella prossima settimana. In esse si svolgono due eventi importanti: la Conferenza dei Consultori della Provincia autonoma di Trento, a Rio dos Cedros, e la riunione generale dei circoli trentini, in programma per l’11 settembre, presso la sede del Lira Circolo Italiano di Blumenau.
Uno dei temi centrali è la trasmissione della cittadinanza italiana che, secondo le nuove regole del cosiddetto “Decreto della Vergogna”, penalizza fortemente i discendenti di immigrati provenienti da territori italiani un tempo appartenuti all’ex Impero austro-ungarico. Tuttavia, per decisione della Regione Trentino e della stessa associazione Trentini nel Mondo – ATM, non saranno possibili trasmissioni in diretta né registrazioni di questi dibattiti — una decisione che impedisce al pubblico interessato di seguirne gli sviluppi in tempo reale.
Il veto è stato comunicato in anticipo alla direzione della Rivista Insieme dai rappresentanti della Regione e dell’ATM — anche senza che vi fosse stata una richiesta formale — con motivazioni del tipo “l’argomento è ancora troppo nuovo per un intervento registrato”.
CONSULTORI — La riunione dei Consultori della Provincia autonoma di Trento, che combina turismo, cultura e politica, ha anche l’intento di rendere omaggio alla comunità per il 150º anniversario dell’immigrazione in Brasile, all’interno di una programmazione iniziata il giorno 3, con l’arrivo a Florianópolis e il trasferimento a Nova Trento, dove, il giorno seguente, si sono svolte visite istituzionali e al simbolico Santuario di Santa Paulina.
Il 5 i visitatori sono stati a Rodeio, partecipando alla Festa Trentina e a presentazioni culturali; nei giorni successivi ci sono stati spostamenti a Rio dos Cedros e Timbó, con sessioni plenarie della Conferenza dei Consultori. All’ordine del giorno il programma elenca i seguenti temi: situazione delle comunità trentine nel mondo; revisione della legge provinciale del 2000 sugli emigrati; riflessioni sulla cittadinanza italiana dopo la Legge 74/2025.
Tra i partecipanti confermati — secondo il programma a cui Insieme ha avuto accesso — figurano la console generale d’Italia a Curitiba, Eugenia Tiziana Berti, e gli avvocati Lara Olivetti ed Elton Diego Stolf. Il tema relativo agli effetti del “Decreto della Vergogna” sarebbe stato discusso domenica pomeriggio, ma, nonostante la rilevanza dell’argomento, la decisione di vietare registrazioni e trasmissioni comporta una blindatura inattesa, rendendo difficile a molti interessati l’accesso a ciò che viene discusso dai consultori. La chiusura dell’agenda della Consulta è prevista per il giorno 9.
A BLUMENAU — In parallelo alla conferenza ufficiale, la comunità trentina è mobilitata per un incontro l’11 settembre, con inizio alle 19:00, presso il Lira Circolo Italiano di Blumenau — punto di convergenza simbolico e strategico della comunità italo-brasiliana nella regione. L’organizzazione è guidata da Andrey José Taffner Fraga, con il sostegno della Trentini nel Mondo, con la partecipazione confermata dell’avvocata Lara Olivetti e del direttore dell’associazione, Francesco Bocchetti.
L’obiettivo dell’incontro — secondo quanto diffuso — è chiarire dubbi operativi sulla Legge 74/2025 e delineare strategie giuridiche e politiche collettive. Anche a Blumenau non vi sarà trasmissione pubblica, il che limita la portata delle deliberazioni e rafforza il clima di apprensione e riservatezza attorno alla mobilitazione.
Nonostante il veto, il coordinatore Taffner informa che “l’incontro è aperto, viene divulgato come aperto” e che “tutti possono partecipare (…) La questione della trasmissione online è rimasta pregiudicata, ma l’incontro non è chiuso”.
Il veto imposto alla registrazione e alla trasmissione diretta sia della conferenza ufficiale sia dell’incontro dei circoli, secondo la valutazione della Rivista Insieme, impedisce al pubblico di seguire attivamente ciò che sta accadendo. Alla comunità resta ricevere le informazioni attraverso canali ufficiali o resoconti indiretti. Il silenzio rafforza il dramma vissuto dai discendenti, che ora lottano con urgenza per il riconoscimento dei propri diritti, in un contesto in cui la loro stessa cittadinanza — un tempo rivendicata e conquistata — è minacciata da un cambiamento improvviso e dirompente.
Nel tentativo di giustificare il veto, l’avvocata Lara Olivetti parla di “tensioni attorno alla questione”. “Per quanto ho capito — ha spiegato a Insieme, qui in Trentino — la situazione è delicata. Esistono tensioni politiche e rischi di fraintendimenti sulla questione della cittadinanza negata. In questo momento è utile confrontarsi liberamente e scambiarsi idee, con la possibilità di cambiare opinione senza imbarazzo — e tutto ciò lontano dai riflettori. Le telecamere, ora, possono mostrare atteggiamenti e pensieri che non si sono ancora consolidati attraverso un necessario confronto tra tutte le parti, con conseguenze potenzialmente divisive. Per questo è importante preservare la serenità del dialogo, nell’interesse di trovare le migliori soluzioni per la comunità. I media saranno certamente importanti in una fase successiva, quando i messaggi saranno chiari e compiuti”.
NEL PARLAMENTO TRENTINO — Il movimento locale e istituzionale deriva dall’applicazione della Legge 74/2025 (già Decreto-legge 36/2025), anch’essa soprannominata “Decreto della Vergogna”. Questa normativa ha introdotto restrizioni drastiche alla trasmissione della cittadinanza italiana: ha imposto limiti alla trasmissione per i discendenti dalla terza generazione in poi; ha impedito che i figli dei beneficiari della Legge 379/2000 (che aveva riparato la cittadinanza ai discendenti degli emigrati trentini) potessero ereditarla; e i minori nati prima del 24 maggio 2025, ma non registrati in tempo, sono stati privati della cittadinanza all’istante.
Questo scenario ha generato critiche di incostituzionalità, con rilievo per l’abuso della decretazione d’urgenza, la violazione dell’irretroattività delle leggi, l’insicurezza giuridica e il mancato rispetto del principio del diritto alla cittadinanza ereditaria.
Il 25 agosto 2025, il Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol ha approvato il Voto n. 7/XVII, indirizzato al Parlamento e al Governo italiano, chiedendo attenzione alle esigenze dei discendenti degli emigrati partiti prima del 1920 — in particolare ai beneficiari della Legge 379/2000 — ed esigendo la modifica della Legge 74/2025, per ripristinare la piena trasmissibilità della cittadinanza ai discendenti delle comunità trentine, altoatesine, sudtirolesi e giuliane, eliminando le discriminazioni e riaffermando la certezza del diritto.
Il documento formalizza l’indignazione istituzionale per la perdita di un diritto che era stato riconosciuto come riparazione storica e esprime un appello alla riconciliazione tra Stato e diaspora. Per approfondire il contesto e le manifestazioni più recenti, si veda anche la Lettera aperta del presidente di Natitaliani, Daniel Taddone, pubblicata il 29 luglio scorso. A seguire, pubblichiamo il testo del “Consiglio Regionale” nella sua interezza.
Al Presidente del Consiglio regionale Roberto Paccher
S E D E
Bolzano, 25 agosto 2025
Voto n. 7/XVII
Riconsiderazione delle esigenze dei discendenti degli emigrati dai territori ex austro-ungarici, in relazione alle modifiche apportate dal Decreto-Legge 36/2025 in materia
di cittadinanza
I disegni di legge d’iniziativa dei senatori Gubert e Tarolli (n. 503/1996) e del deputato Schmid (n. 4541/1998) furono presentati con l’obiettivo di sanare una grave disparità di trattamento nei confronti dei discendenti degli emigrati provenienti dai territori un tempo appartenuti alla monarchia austro-ungarica, in particolare dal Trentino-Alto Adige/Südtirol, dal Friuli-Venezia Giulia e dall’Istria.
Tali iniziative legislative miravano a superare l’interpretazione restrittiva dell’articolo 18 della Legge 5 febbraio 1992, n. 91, che limitava il riconoscimento della cittadinanza ai soli discendenti fino al secondo grado e imponeva un requisito di tre anni di residenza legale in Italia, rendendo di fatto impossibile o estremamente difficile l’ottenimento della cittadinanza per le generazioni successive.
I promotori sottolineavano come queste comunità, pur emigrate anche quattro o cinque generazioni fa, avessero mantenuto un forte senso di identità e appartenenza nazionale, nonché costumi, tradizioni e l’uso del dialetto italiano, in netto contrasto con la discriminazione subita rispetto ad altri oriundi italiani, ai quali la cittadinanza veniva riconosciuta jure sanguinis senza alcun limite generazionale.
La Legge 14 dicembre 2000, n. 379, fu promulgata con la finalità di riconoscere la cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’Impero austro-ungarico ed emigrate all’estero prima del 16 luglio 1920, nonché ai loro discendenti. La legge abrogò l’articolo
18 della Legge n. 91 del 1992 e introdusse la possibilità di ottenere la cittadinanza tramite dichiarazione formale, entro un termine prorogato nel tempo. Tale disposizione rappresentò una forma di riparazione storica per i discendenti dei trentini, degli altoatesini, dei sudtirolesi e dei giuliani divenuti apolidi in seguito al Trattato di Saint-Germain-en-Laye del 10 settembre 1919.
Tuttavia, le recenti modifiche introdotte dal Decreto-Legge 28 marzo 2025, n. 36, convertito con modificazioni dalla Legge 23 maggio 2025, n. 74, hanno determinato un cambiamento radicale nel regime di trasmissione della cittadinanza italiana. Le nuove disposizioni rendono infatti impossibile la presentazione di domande da parte dei discendenti a partire dalla terza generazione (bisnipoti in avanti) e limitano fortemente la possibilità di trasmissione dello status civitatis ai figli dei cittadini già riconosciuti.
Numerosi giuristi e osservatori hanno denunciato gravi vizi di legittimità costituzionale di tali modifiche, sia sul piano formale (abuso della decretazione d’urgenza), sia sul piano sostanziale
(violazione del principio di irretroattività delle leggi sfavorevoli, lesione della certezza del diritto, violazione dell’articolo 22 della Costituzione che vieta la privazione della cittadinanza per motivi politici, e creazione di un regime discriminatorio in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione).
Il Decreto-Legge 36/2025 ha di fatto introdotto una differenziazione tra cittadini italiani, istituendo “classi” basate su criteri arbitrari e sfavorevoli, con effetti immediati e senza preavviso.
I più penalizzati da queste modifiche – come sottolineato nell’appello pubblico dal Vice presidente della III Commissione Tematica – Diritti Civili, Politici e Partecipazione del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) Daniel Taddone – risultano essere i discendenti degli emigrati partiti prima del 1920 dal Trentino (l’antico Tirolo italiano), dal Südtirol e dalla Venezia Giulia (ex Litorale austriaco). Poiché questi cittadini avevano ottenuto la cittadinanza non per nascita, ma per naturalizzazione semplificata ai sensi della Legge 379/2000, le nuove norme impediscono loro di trasmettere tale cittadinanza ai figli.
In particolare, i minori nati prima del 24 maggio 2025 e non ancora registrati presso i consolati competenti si sono visti privare della cittadinanza italiana, diventando stranieri da un giorno all’altro. A differenza di altri minori, i figli di cittadini che hanno acquisito la cittadinanza ai sensi della Legge 379/2000 sono esclusi persino dalla possibilità di recuperarla tramite il procedimento di “concessione della cittadinanza per beneficio di legge”, disponibile per altri fino al 31 maggio 2026.
Tale situazione ha di fatto interrotto la trasmissione della cittadinanza per i trentini, gli altoatesini, i sudtirolesi e i giuliani, che ancora una volta si sentono dimenticati, penalizzati da una misura ingiusta, adottata senza preavviso né possibilità di appello.
Tutto ciò premesso,
il Consiglio regionale della Regione Trentino-Alto Adige, ai sensi dell’articolo 35 dello Statuto di autonomia,
fa voti al Parlamento e al Governo italiano affinché:
-
- vengano seriamente considerate le esigenze e i diritti dei discendenti degli emigrati partiti prima del 1920 dal Trentino-Alto Adige/ (l’antico Tirolo italiano) e dalla Venezia Giulia (ex Litorale austriaco), in particolare di coloro che hanno ottenuto la cittadinanza ai sensi della Legge 14 dicembre 2000, n. 379;
- richiedere con fermezza l’introduzione di modifiche al Decreto-Legge 28 marzo 2025, 36, volte a ripristinare la piena trasmissibilità della cittadinanza per i discendenti delle comunità trentine, altoatesine, sudtirolesi e giuliane, eliminando le discriminazioni introdotte, garantendo la certezza del diritto e il pieno riconoscimento della nazionalità italiana di tali collettività.
I consiglieri regionali
Paul Köllensperger
Maria Elisabeth Rieder
Alex Ploner
Franz Ploner