Il deputato italo-brasiliano denuncia l’assenza dei rappresentanti del Sud America, contesta la retroattività incostituzionale e avverte del rischio di una rottura diplomatica con il Brasile. “Stiamo facendo vergognare milioni di famiglie che erano fiere di essere anche italiane”, ha dichiarato.
Alla vigilia del voto finale sul cosiddetto Decreto Tajani alla Camera dei Deputati italiana, il deputato Fabio Porta (Partito Democratico, eletto in Sud America) è tornato a esprimersi con forza contro la conversione in legge del Decreto-Legge n. 36/2025. In un’intervista rilasciata direttamente dal suo ufficio parlamentare questo lunedì (19/05), Porta ha descritto come “una battaglia solitaria” l’azione dell’opposizione nelle Commissioni parlamentari e ha definito il provvedimento “un errore gravissimo contro la sovranità dell’Italia e contro milioni di italo-discendenti nel mondo”.
“Siamo davanti a un governo che, per la prima volta nella storia repubblicana, dichiara guerra agli italiani all’estero”, ha affermato il parlamentare, visibilmente indignato per la gestione del processo. A suo dire, tutti i 42 emendamenti presentati dall’opposizione sono stati respinti dalla maggioranza composta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Le proposte spaziavano dalla soppressione totale del decreto a modifiche specifiche per impedirne l’applicazione retroattiva o per salvaguardare i diritti di chi aveva già avviato la procedura di cittadinanza presso i consolati.
“La votazione è stata gestita in modo da non lasciare alcuna possibilità di ritorno del testo al Senato. Questo rivela l’intenzione deliberata del governo di imporre questa riforma a tutti i costi”, ha denunciato Porta. “E lo hanno fatto senza neanche garantire la presenza minima dei parlamentari eletti all’estero, proprio quelli che dovrebbero rappresentare direttamente i cittadini colpiti dal provvedimento.”
Il deputato ha sottolineato che, nelle due Commissioni chiave di questo lunedì — Affari Costituzionali e Affari Esteri — erano presenti solo i quattro parlamentari del Partito Democratico eletti all’estero. “Simone Billi, Federica Onori, Andrea Di Giuseppe… nessuno di loro si è presentato. E l’unico presente, Andrea Di Giuseppe, ha preso la parola per difendere il decreto: lo stesso deputato che in passato ha pubblicamente insultato i servizi consolari in Sud America”, ha ricordato.
Nel suo intervento in Commissione — registrato in video e successivamente sottotitolato in portoghese dalla Rivista Insieme — Porta ha affermato che il decreto “non solo attacca lo ius sanguinis, ma viola anche i principi costituzionali dell’Italia e le stesse condizioni che giustificherebbero un decreto-legge: l’urgenza”. “Non c’è alcuna urgenza qui. C’è piuttosto un’operazione politica mal dissimulata”, ha dichiarato.
Il parlamentare ha poi lanciato un grave allarme sugli effetti internazionali del provvedimento. “Proprio oggi, l’ambasciatore del Brasile a Roma ha contattato il presidente della Commissione Affari Costituzionali per avvertire del grave danno che ciò causerebbe alle relazioni bilaterali con un paese amico e partner strategico dell’Italia”, ha rivelato. “Non si tratta solo di un problema giuridico o umanitario, ma di un danno politico, economico e diplomatico di vasta portata.”
Nel corso dell’intervista, Porta ha criticato la gestione del governo e ha segnalato che molti diplomatici sarebbero anch’essi a disagio con la misura, pur non potendosi esprimere pubblicamente. “Il ministro degli Esteri è il principale artefice del decreto. È normale che nessuno, in ambito diplomatico, voglia opporsi apertamente. Ma la verità è che stiamo assistendo a un crescente isolamento dell’Italia rispetto ai suoi stessi figli all’estero.”
Porta ha anche fatto un paragone duro: “L’Italia sta seguendo l’esempio della dittatura del Nicaragua, che proprio ieri ha abolito la doppia cittadinanza. Stiamo replicando, in piena democrazia, misure tipiche dei regimi autoritari.”
Con tono commosso, il deputato ha condiviso l’impatto della nuova legge nella sua stessa famiglia. “Mia moglie e le mie figlie sono fiere di essere italiane e brasiliane. Ora, con questa nuova norma, la domanda sarà: ‘Hai la cittadinanza brasiliana? Che peccato. Non potrai più trasmettere quella italiana’. Questo è profondamente ingiusto. Stiamo togliendo diritti a cittadini che hanno sempre onorato l’Italia.”
Prima di concludere, Porta ha lamentato il fatto che le sedute delle Commissioni non siano state trasmesse in diretta e ha ricordato che l’Aula della Camera si riunirà martedì (20), in una sessione pubblica trasmessa dalla WebTV del Parlamento. “Fino all’ultimo secondo, proveremo a fermare questa tragedia. Se non ci riusciremo ora, continueremo a lottare su tutti i fronti possibili”, ha promesso. Il voto finale, se non dovesse avvenire martedì, potrebbe essere rinviato a mercoledì 21 maggio.
“Ci stiamo sparando sui piedi. Stiamo tagliando le radici dell’Italia nel mondo”, ha concluso Porta, ricordando la figura di Mirko Tremaglia — il politico che più difese i diritti degli italiani all’estero — e accusando l’attuale governo di tradire non solo lo spirito della Costituzione, ma anche la tradizione storica della destra italiana.