Il progetto istituisce un ufficio nazionale a Roma per la gestione delle domande di cittadinanza iure sanguinis, modifica le regole dell’AIRE e ridefinisce le competenze dei consolati. Le comunità all’estero temono maggiore distanza e lentezza nelle procedure
La Camera dei Deputati italiana ha approvato lunedì 13 ottobre il disegno di legge A.C. 2369-A, che riforma in modo ampio la struttura e le competenze dei servizi consolari italiani nel mondo. Il testo, intitolato “Disposizioni per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero”, è stato approvato come provvedimento collegato alla manovra finanziaria per il 2025 e passa ora al Senato.
La misura, composta da sette articoli, ridefinisce profondamente il rapporto tra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), le sedi consolari e i cittadini italiani residenti fuori dall’Italia. Tra i punti principali figurano la creazione di un nuovo servizio nazionale per la cittadinanza, la modernizzazione dell’AIRE, la reintroduzione della “doppia legalizzazione” degli atti formati all’estero e nuove disposizioni in materia di passaporti e carte d’identità elettroniche.
Il progetto è stato approvato con un ampio margine sulla maggioranza richiesta (116 voti), anche senza considerare i 68 deputati in missione. La somma di 144 voti favorevoli contro 87 contrari e 5 astensioni conferma che il testo ha ricevuto un solido sostegno dalla maggioranza di governo, probabilmente con i voti di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, mentre l’opposizione (PD, M5S, AVS, +Europa) ha votato compatta contro.
La modifica più sensibile per gli italo-discendenti è prevista all’articolo 1 del progetto: la soppressione della competenza dei consolati nella trattazione delle domande di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis. Queste pratiche saranno esaminate esclusivamente a Roma da un nuovo Servizio per la Ricostruzione della Cittadinanza Italiana, ufficio di livello dirigenziale generale all’interno del MAECI.
I consolati resteranno competenti solo per confermare il mantenimento della cittadinanza di chi è già stato riconosciuto e per riconoscere la cittadinanza ai minorenni figli di italiani già riconosciuti.
Le domande dei cittadini maggiorenni dovranno essere inviate per posta, in formato cartaceo, direttamente al nuovo ufficio ministeriale, senza possibilità di trasmissione telematica. Il governo giustifica questa scelta con l’esigenza di garantire l’autenticità dei documenti ed evitare sovraccarichi informatici nella fase iniziale.
Durante il periodo transitorio (2026–2027), i consolati potranno continuare a ricevere domande, ma entro un limite annuale pari al numero di pratiche concluse nell’anno precedente. La nuova struttura sarà operativa dal 1º gennaio 2028.
Il termine ufficiale per la conclusione delle pratiche passerà da 24 a 36 mesi. Secondo la relazione illustrativa, l’estensione è necessaria a fronte dell’elevato volume potenziale di richiedenti. Il Ministero potrà inoltre affidarsi a operatori privati specializzati per la gestione e la digitalizzazione delle domande, con costi a carico degli utenti.
Doppia legalizzazione – L’articolo 2 reintroduce espressamente il sistema della “doppia legalizzazione” per i documenti formati all’estero e destinati a valere in Italia. La norma richiede che l’atto sia prima legalizzato dall’autorità locale del Paese di emissione e poi dalla rappresentanza consolare italiana competente.
La misura mira a uniformare la prassi consolare e facilitare la verifica dell’autenticità, evitando che ogni consolato debba mantenere lunghi elenchi di firme locali. Per i cittadini, la novità formalizza una procedura già spesso richiesta, ora con base giuridica chiara.
Integrazione dei registri anagrafici – L’articolo 3 aggiorna la legge del 1988 che istituì l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), integrandola nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR). L’obiettivo è unificare le banche dati e ridurre le discrepanze tra i registri consolari e quelli comunali.
La riforma stabilisce inoltre che i Comuni comunichino direttamente ai consolati le variazioni di residenza e le cancellazioni, senza intermediazione del Ministero dell’Interno; porta da due a tre le verifiche censuarie negative richieste per la cancellazione per “irreperibilità”; aggiorna le categorie non iscrivibili all’AIRE, includendo personale regionale distaccato presso l’Unione europea, militari e funzionari di organizzazioni internazionali notificate; e introduce un nuovo articolo 9-bis, che consente l’iscrizione facoltativa per chi lavora all’estero in istituzioni europee o in organizzazioni della società civile riconosciute, purché mantenga il domicilio fiscale in Italia.
Passaporto e identità – Gli articoli 4 e 5 introducono modifiche complementari: aggiornano la disciplina dei passaporti, con adeguamenti procedurali; regolano che la carta d’identità è valida per l’espatrio, salvo motivi legali per il diniego o il ritiro del passaporto; e autorizzano i cittadini iscritti all’AIRE a richiedere la Carta d’Identità Elettronica (CIE) direttamente presso i Comuni italiani, secondo regole congiunte del Ministero dell’Interno e del MAECI.
Il progetto riorganizza anche internamente il MAECI, creando nuovi incarichi e redistribuendo le risorse incassate con il contributo consolare di cittadinanza (attualmente 600 euro per domanda). Gli importi saranno centralizzati e ripartiti come segue: 50% ai consolati, per potenziare i servizi e ridurre gli arretrati; 25% al fondo del personale del MAECI; 25% al funzionamento di uffici e strutture all’estero.
Inoltre, il Ministero potrà assumere fino a 87 nuovi dipendenti a partire dal 2026, tra dirigenti, funzionari e assistenti, per garantire il funzionamento del nuovo sistema.
Impatto – La centralizzazione a Roma rappresenta un cambiamento storico nella politica consolare italiana. Dal dopoguerra, il riconoscimento della cittadinanza per discendenza è stato gestito localmente dai consolati, a contatto con le comunità italo-discendenti. Ora, questo legame diretto sarà sostituito da un modello amministrativo centrale.
Per i milioni di italo-brasiliani in attesa, la modifica suscita preoccupazioni per la distanza, la complessità postale e l’estensione del termine ufficiale a 36 mesi. Gli esperti avvertono che l’eccesso di centralizzazione può generare nuovi colli di bottiglia e allontanare i cittadini dalle rappresentanze locali, indebolendo il legame tradizionale con le comunità.
Il governo, da parte sua, difende la misura come parte di un processo di razionalizzazione e modernizzazione, con promessa di efficienza e uniformità di criteri, oggi differenti tra le varie sedi consolari.
Prossimi passi – Dopo l’approvazione alla Camera, il testo passa al Senato della Repubblica, dove potrà subire ulteriori modifiche prima della promulgazione definitiva. Se approvato anche dai senatori, entrerà in vigore nel 2025, con attuazione graduale fino al 2028.
Nel frattempo, organizzazioni di italiani all’estero, sindacati del personale consolare ed enti come la Natitaliani e il CGIE si mobilitano per valutare gli effetti della riforma sull’assistenza ai cittadini e sul futuro della cittadinanza italiana nel mondo.