La Casa d’Italia dello Stato di Espírito Santo respinge il Decreto Tajani: “Un attacco ai diritti civili e alla Costituzione Italiana”

In un gesto deciso e solidale con le numerose proteste che si stanno svolgendo in diverse parti del Brasile e del mondo, l’Istituto Casa d’Italia dello Stato di Espírito Santo ha diffuso questo lunedì (31) una Nota di Ripudio contro il Decreto-Legge n. 36 del 28 marzo 2025, voluto dal Ministro degli Affari Esteri italiano, Antonio Tajani. L’ente definisce la proposta di “Riforma della Cittadinanza Italiana” come un grave passo indietro, che minaccia i diritti costituzionali dei cittadini italiani e dei loro discendenti in tutto il mondo.

Secondo il documento firmato dalla sua direzione, il decreto non solo viola la Costituzione Italiana, ma agisce retroattivamente su diritti civili già consolidati, andando contro i principi fondamentali dello Stato di diritto. La Casa d’Italia esprime anche rammarico per l’assenza di dialogo con la società civile, le associazioni rappresentative e il CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), oltre a criticare la trattazione in regime d’urgenza del provvedimento – qualcosa che, secondo la nota, sarebbe giustificabile solo in situazioni di emergenza nazionale, come durante la pandemia di Covid-19.

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“La Repubblica Italiana è un Paese democratico, dove tutti i cittadini devono essere trattati con uguaglianza. È inaccettabile che gli italiani residenti all’estero vengano ignorati o trattati come cittadini di seconda classe”, afferma il presidente dell’istituzione, Custodio Serrati Castellan.

La nota sottolinea il ruolo attivo e il valore delle comunità italo-brasiliane, evidenziandone il contributo storico alla cultura, all’economia e alle tradizioni italiane, e lancia un appello ai parlamentari italiani affinché agiscano con ragionevolezza e rispetto dei diritti fondamentali nell’analisi della proposta.

La Casa d’Italia dello Stato di Espírito Santo si unisce così a un movimento crescente di enti italiani in Brasile che si stanno manifestando contro il Decreto Tajani, temendo le conseguenze irreversibili che la riforma potrebbe comportare per il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, considerata un legame vitale tra l’Italia e la sua diaspora.