In un articolo esclusivo, l’avvocato Andrew Montone contrappone la lezione dell’apostolo Paolo alle restrizioni del Decreto 36/2025, sostenendo che la cittadinanza italiana è un diritto innato e imprescrittibile, non una concessione statale.
Ispirandosi al celebre passo biblico in cui l’apostolo Paolo afferma di essere “nato cittadino romano”, l’avvocato italo-brasiliano Andrew L. Montone propone una lettura profondamente umanistica e costituzionale della cittadinanza italiana iure sanguinis. Nel suo saggio — “Cittadini Italiani per Nascita: le lezioni dell’apostolo Paolo e la dignità umana di fronte al Decreto 36/2025” — Montone stabilisce un parallelo tra il diritto ereditario del cittadino romano e il diritto di sangue che unisce milioni di discendenti di italiani al Paese d’origine dei loro antenati.
Basandosi sulle riflessioni di giuristi come Alfonso Celotto e Francesco Viganò, l’autore denuncia il carattere sproporzionato e lesivo della dignità umana del Decreto-Legge n. 36/2025, approvato dal governo Meloni, definendolo una “vera e propria denazionalizzazione di massa”. Montone sostiene che la cittadinanza, lungi dall’essere un favore amministrativo, costituisce un diritto fondamentale della persona, imprescrittibile e inalienabile, la cui soppressione retroattiva viola i principi più elementari della civiltà giuridica occidentale — da Roma antica fino alla Costituzione italiana contemporanea.
CITTADINI ITALIANI PER NASCITA: LE LEZIONI DELL’APOSTOLO PAOLO E LA DIGNITÀ UMANA DI FRONTE AL DECRETO 36/2025
Andrew L. Montone – Avvocato iscritto all’Ordine degli Avvocati di Milano, all’Ordine degli Avvocati Portoghesi e all’Ordine degli Avvocati di San Paolo. Attualmente esercita la professione presso lo Studio Legale Piccolo con sede a Milano, con focus su cittadinanza italiana, immigrazione, diritto internazionale e diritto civile. È inoltre Direttore dell’ABA Milano e Vicepresidente della Commissione di Cittadinanza Italiana.
1. LA CITTADINANZA COME DIRITTO FONDAMENTALE DELLA PERSONA UMANA
Atti 22:28 – Il tribuno rispose: «Io ho acquistato questa cittadinanza per una grande somma di denaro». Paolo replicò: «Ma io sono cittadino di nascita».
Quando l’apostolo Paolo (nome di nascita Saulo di Tarso) dichiarò la propria cittadinanza romana davanti alle autorità di Gerusalemme, non stava chiedendo un privilegio: stava esercitando un diritto fondamentale acquisito per nascita.
La sua cittadinanza era ereditaria, uno status giuridico che costituisce una qualità essenziale della persona, con caratteri di originalità, indisponibilità e imprescrittibilità.
Come magistralmente osserva il Professor Alfonso Celotto, Ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi “Roma Tre”, nel suo parere giuridico sul Decreto 36/2025:
“La cittadinanza non viene in considerazione soltanto come rapporto giuridico che lega l’individuo e lo Stato, ma, dal punto di vista eminentemente personale, si eleva a vero e proprio diritto fondamentale della persona, indefettibile, inalienabile e imprescrittibile.”
Come Paolo, noi siamo cittadini italiani per nascita, attraverso il principio dello ius sanguinis, vale a dire la trasmissione della cittadinanza per sangue, per discendenza.
Non chiediamo favori; non compriamo passaporti. Abbiamo ereditato un diritto che ci apparteneva fin dal momento in cui siamo nati.
2. IL DECRETO 36/2025: LA VIOLAZIONE DELLA DIGNITÀ UMANA
Nel marzo di quest’anno, il governo della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha approvato il Decreto-Legge n. 36/2025.
Questo decreto, secondo l’analisi costituzionale del Professor Celotto, rappresenta una “vera e propria denazionalizzazione di massa” che colpisce milioni di discendenti di italiani nel mondo.
Immaginiamo se Roma avesse fatto lo stesso con Paolo: i cittadini nati fuori dai confini sarebbero stati considerati come mai stati romani.
Paolo, nato cittadino, sarebbe stato trasformato in non-cittadino da un decreto retroattivo.
Questa sarebbe stata una violenza giuridica inaccettabile — ed è esattamente ciò che fa il Decreto 36/2025.
Il governo Meloni ha privato milioni di discendenti della cittadinanza in nome di “interessi pubblici” (alleggerire tribunali e consolati), violando frontalmente questo principio costituzionale.
Quando Paolo fu arrestato, le autorità romane rispettarono i suoi diritti di cittadino.
Quando i discendenti degli italiani nacquero, erano cittadini italiani.
Ora, un decreto notturno li ha trasformati in non-cittadini, senza processo, senza difesa, senza nemmeno sapere che esistesse un “procedimento” contro i loro diritti.
Quando Paolo stava per essere flagellato, egli chiese: “È lecito flagellare un cittadino romano senza processo?”
3. PROPORZIONALITÀ E RAGIONEVOLEZZA: I PILASTRI DIMENTICATI
3.1. L’insegnamento di Francesco Viganò
Il Professor Francesco Viganò, Giudice della Corte Costituzionale italiana, nei suoi studi sulla proporzionalità, insegna che:
“La Corte costituzionale utilizza nelle sue sentenze il canone della proporzionalità, affiancandolo a quello per lei più tradizionale della ragionevolezza.”
Questa distinzione è fondamentale per comprendere la gravità del Decreto 36/2025:
Ragionevolezza significa che una legge non può essere manifestamente assurda o arbitraria.
Proporzionalità va oltre: richiede che la misura sia:
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Adeguata allo scopo proposto;
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Necessaria (non esistono mezzi meno gravosi);
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Proporzionata in senso stretto (il sacrificio non deve superare il beneficio).
Atti 22:25 – “È lecito flagellare un cittadino romano senza processo?”
La risposta fu NO, perché violava il principio di proporzionalità romano.
3.2. Il Decreto 36/2025 e la Disproporzionalità
Applicando il test di proporzionalità al Decreto 36/2025:
1. È adeguato?
Il governo sostiene di voler combattere il “traffico di cittadinanza” e alleggerire i consolati.
Ma:
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Toglie la cittadinanza a bambini già nati — non combatte traffici, viola diritti radicati nella dignità della persona umana.
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Discrimina per luogo di nascita — non misura il “vincolo effettivo”, ma solo la geografia.
2. È necessario?
Esistevano alternative meno gravose:
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Aumentare le risorse per consolati e tribunali;
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Stabilire termini ragionevoli per la regolarizzazione.
3. È proporzionato in senso stretto?
Il sacrificio (perdita di cittadinanza, identità e dignità di milioni) supera in modo abnorme il beneficio (alleggerire i tribunali).
3.3. Atti 16:37-38 – Paolo e l’Aspettativa di Diritti
A Filippi, Paolo fu arrestato illegalmente. Quando le autorità vollero liberarlo di nascosto, egli rifiutò: “Ci hanno flagellati pubblicamente senza processo, essendo noi cittadini romani, e ci hanno gettati in prigione; e ora vogliono espellerci in segreto? Niente affatto! Vengano loro stessi a liberarci.”
Paolo aveva la legittima aspettativa che i suoi diritti di cittadino romano fossero rispettati.
Quando furono violati, egli pretese una riparazione pubblica.
Milioni di discendenti di italiani avevano la stessa legittima aspettativa.
Sono nati cittadini italiani. Hanno pianificato le loro vite, le loro famiglie, i loro futuri sulla base di questa cittadinanza.
E in ventiquattro ore, tutto fu loro tolto retroattivamente — senza avviso, senza difesa, senza riparazione.
4. I FIGLI MINORI: LA VIOLAZIONE PIÙ GRAVE
Il documento sui diritti dei minori rivela uno degli aspetti più crudeli del Decreto 36/2025.
La Convenzione di New York del 20 novembre 1989 sui diritti del fanciullo, ratificata dall’Italia nel 1991, stabilisce il principio del “Best Interest of the Child” (Migliore Interesse del Minore).
Articolo 2 della Convenzione: “Gli Stati Parti rispettano i diritti enunciati nella presente Convenzione e ne assicurano l’applicazione a ogni bambino soggetto alla loro giurisdizione, senza alcuna discriminazione, indipendentemente da razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica o di altro genere, origine nazionale, etnica o sociale, condizione economica, disabilità, nascita o altra condizione del bambino, dei suoi genitori o dei suoi rappresentanti legali.”
Il Decreto 36/2025 discrimina i bambini in base al luogo di nascita e al luogo di nascita dei loro genitori.
Due bambini, fratelli, figli degli stessi genitori italiani, possono avere destini diversi:
se uno è nato prima del decreto e aveva più di un anno, perde la cittadinanza;
se è nato dopo, può ottenerla tramite dichiarazione dei genitori entro un anno.
5. PAOLO E LA TRASMISSIONE EREDITARIA
La cittadinanza di Paolo era ereditaria e automatica.
Non dovette risiedere a Roma per due anni.
Non fu necessario che suo padre facesse una “dichiarazione di volontà”.
Non dovette dimostrare alcun “vincolo effettivo” con Roma.
Vale la pena ricordare che Paolo nacque a Tarso, capitale della Cilicia (nell’attuale Turchia), e da giovane si trasferì a Gerusalemme per studiare con il famoso rabbino Gamaliele il Vecchio.
Paolo non visse mai a Roma, ma era cittadino romano per nascita.
È esattamente ciò che accade a milioni di discendenti di italiani che vivono all’estero per una scelta di vita, alla ricerca di migliori condizioni per le proprie famiglie.
È una libertà che ogni essere umano possiede — e che l’attuale governo ha reciso con questa legislazione, privando migliaia di discendenti italo-brasiliani, italo-argentini, italo-americani, italo-canadesi, italo-australiani e tanti altri sparsi per tutti i continenti toccati dall’emigrazione italiana.
Egli semplicemente nacque cittadino perché suo padre era cittadino.
Questo è il principio dello ius sanguinis, che l’Italia ha difeso per centocinquant’anni.
6. ATTI 25:11 – PAOLO APPELLA A CESARE
Quando le accuse divennero politicamente motivate, Paolo esercitò il suo diritto supremo: “Appello a Cesare!”
Questa dichiarazione trasferì il suo caso direttamente all’imperatore, al di sopra di tutte le autorità locali.
Paolo aveva diritto alla difesa.
I discendenti degli italiani non ebbero nemmeno ventiquattro ore per appellarsi.
Il decreto fu approvato e entrò in vigore immediatamente.
7. IL NOSTRO APPELLO ALLA GIUSTIZIA: LA RISPOSTA DI PAOLO
Così come Paolo non tacque di fronte all’ingiustizia, neppure noi possiamo tacere.
Il Professor Celotto conclude il suo parere affermando:
“Non resta, pertanto, che attendere che la questione venga sottoposta al vaglio del nostro Giudice delle Leggi.”
8. CONCLUSIONE: “SONO NATO CITTADINO”
Quando il tribuno romano tentò di intimidire Paolo, egli rispose con una verità semplice e inconfutabile: “Io sono nato cittadino.”
Questa è la nostra risposta al Decreto 36/2025:
Non stiamo “chiedendo” la cittadinanza italiana.
Noi SIAMO cittadini italiani per nascita, per ius sanguinis, per diritto ereditario che nessun decreto retroattivo può legittimamente revocare.
Il governo Meloni può creare ostacoli burocratici, può modificare le leggi processuali, può tentare di ridefinire chi è italiano.
Ma non può cancellare il sangue che scorre nelle nostre vene, la storia che portiamo dentro e la dignità umana che ci appartiene fin dalla nascita.
Paolo utilizzò la sua cittadinanza romana per proteggere sé stesso e portare avanti la propria missione.
Noi dobbiamo usare tutti gli strumenti giuridici disponibili per proteggere i nostri diritti, onorare i nostri antenati e difendere la dignità dei nostri figli.
Siamo italiani.
Lo siamo sempre stati.
E continueremo a lottare affinché questo diritto e la dignità umana che esso rappresenta siano riconosciuti.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Bibbia Sacra, versione Riveduta e Aggiornata (ARA).
Libro degli Atti degli Apostoli:
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Atti 16:37-38 – Paolo esige riparazione pubblica per l’arresto illegale
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Atti 22:25-29 – Paolo dichiara la propria cittadinanza romana ed evita la flagellazione
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Atti 25:10-12 – Paolo ricorre a Cesare, esercitando il supremo diritto di cittadino romano
Bibbia Sacra, versione Riveduta e Aggiornata (ARA).
Lettera ai Filippesi:
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Filippesi 3:20 – “La nostra cittadinanza, invece, è nei cieli.”
Riferimenti giuridici:
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Prof. Avv. Alfonso Celotto, Ordinario di Diritto Costituzionale, Università degli Studi “Roma Tre”. Parere sulla legittimità del Decreto-Legge 28 marzo 2025, n. 36, 26 giugno 2025.
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Prof. Francesco Viganò, Giudice della Corte Costituzionale italiana e Professore Ordinario di Diritto Penale. “La proporzionalità nella giurisprudenza recente della Corte costituzionale: un primo bilancio”, in L. Cassetti, F. Fabrizzi, A. Morrone, F. Savastano, A. Sterpa (a cura di), Studi in memoria di Beniamino Caravita, Volume I, Editoriale Scientifica, Napoli, 2024.
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Prof. Vincenzo Zeno-Zencovich, Ordinario di Diritto Comparato, Università Roma Tre, già Rettore dell’UNINT (2012-2015), già Presidente dell’Associazione Italiana di Diritto Comparato (AIDC, 2013-2021). “Il DL Cittadinanza che discrimina pure gli italiani del Sudamerica”, 2025.
Nota editoriale – Revista Insieme – Traduzione integrale in lingua italiana dell’articolo originale in portoghese “Cidadãos Italianos por Nascimento: As lições do apóstolo Paulo e a dignidade humana face ao Decreto 36/2025”, pubblicato con il consenso dell’autore Andrew L. Montone.