“Hanno creato italiani di prima e seconda classe”: Marcelo Fragali smaschera la strategia politica dietro il Decreto Tajani

“Siamo tutti uguali davanti alla Costituzione Italiana. Ma con questo decreto, il figlio di mio figlio smette di essere italiano. Hanno creato un italiano di prima classe e un altro di seconda.” Con critiche così forti, l’imprenditore e comunicatore Marcelo de Carvalho Fragali ha sviluppato la sua intervista esclusiva alla Rivista Insieme, concessa direttamente da Roma, dove dalla scorsa settimana segue da vicino le articolazioni politiche contro il Decreto-Legge Tajani — una proposta che minaccia di riformare radicalmente il modello di cittadinanza italiana per diritto di sangue (iure sanguinis).

Secondo Fragali, il decreto rappresenta una grave rottura istituzionale, ma funge anche da elemento centrale in un rischioso gioco politico all’interno della coalizione che sostiene il governo di Giorgia Meloni. “La coalizione ha il 58% dei seggi: il 48% proviene da Fratelli d’Italia e dalla Lega, e il 10% da Forza Italia. Se quel 10% si stacca, il governo cade. La Meloni e Salvini fanno finta di niente per non provocare Tajani e far crollare la coalizione. È un ricatto politico travestito da riforma della cittadinanza”, ha dichiarato, sottolineando che dietro il silenzio di parte del governo ci sono calcoli e convenienze.

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Fragali va oltre la critica giuridica. Secondo lui, l’obiettivo reale del decreto è elettorale. “Questo è un progetto politico, un calcolo elettorale. Tajani vuole introdurre lo ius soli dalla porta di servizio per, in futuro, legalizzare immigrati senza legami con l’Italia e assicurarsi il loro voto. Ma sta perdendo il nostro, quello di milioni di italo-discendenti.” Per l’imprenditore, il testo cerca di trasferire il diritto alla cittadinanza solo a chi è nato in Italia, escludendo perfino i figli di italiani nati all’estero.

Nonostante l’intensa mobilitazione della comunità italo-brasiliana, Fragali riconosce che il tema della cittadinanza non occupa un posto centrale nel Parlamento Italiano. “Per noi, questo è l’argomento più importante del mondo. Ma per loro, è solo una nota a piè di pagina”, lamenta.

Rivela che molti senatori e deputati non conoscevano nemmeno i dettagli del decreto. “Qui si parla di miliardi per finanziare la guerra in Ucraina, di scontri con l’Unione Europea, di riforma delle pensioni. Il governo italiano è preoccupato per le armi, il bilancio, grandi temi continentali. La cittadinanza per gli italo-discendenti è vista quasi come una distrazione.”

Secondo Fragali, è proprio per questa ragione che il decreto è passato inosservato fino a concretizzarsi — e quindi la reazione è arrivata troppo tardi. “È mancata visione e leadership da parte dei nostri rappresentanti per bloccare tutto prima che diventasse un mostro.”

Fragali commenta che l’emissione del Decreto Tajani è stata preceduta da una campagna mediatica accuratamente orchestrata, volta a preparare l’opinione pubblica a una rottura giuridica senza precedenti. “La RAI ha realizzato un servizio vergognoso. I miei amici italiani hanno iniziato a ripetere che il Brasile stava ‘vendendo cittadinanza’. È una bugia — nessuna agenzia può vendere cittadinanza, solo lo Stato italiano può concederla”, ha affermato.

Secondo lui, è stata creata una narrativa di emergenza per giustificare l’imposizione improvvisa del decreto, senza dialogo con i diretti interessati. “Non c’era nessuna urgenza. L’urgenza è stata costruita. Prima hanno lanciato la disinformazione. Poi hanno spinto il decreto giù per la gola con la scusa che l’Italia stava venendo ‘invasa’ dai discendenti.”

Fragali sostiene che, mescolando italo-brasiliani legittimi con immigrati irregolari, la campagna abbia cercato di infiammare paure xenofobe e facilitare l’accettazione popolare del testo.

Tra i punti più critici della proposta:

Retroattività ingiusta: “È un Frankenstein. Mio figlio è italiano, ma il fratello che nascerà domani non lo sarà. È una follia giuridica.”

Esclusione per luogo di nascita: “Vogliono che abbia diritto solo chi è nato in Italia. Questo non è mai esistito nella legge italiana. È lo ius soli travestito.”

Criminalizzazione della via giudiziaria: “Il problema non sono gli italo-brasiliani, ma l’assurda fila di dieci o dodici anni. Se il sistema fosse efficiente, non ci sarebbero cause.”

Tasse abusive: “Hanno creato un imbuto sociale. Una mia amica, figlia di italiano, non riesce a permettersi i costi e resta fuori dal processo.”

Fragali sostiene che, invece di restringere il diritto alla cittadinanza basandosi sul luogo di nascita, l’Italia dovrebbe stabilire criteri oggettivi per dimostrare un legame continuo con il Paese — come accade in altre giurisdizioni europee. “Vuoi mantenere la tua cittadinanza? Allora dimostra interesse: parla la lingua, vota, tieni in regola i tuoi documenti”, ha suggerito.

Per illustrare, ha paragonato la situazione alla propria licenza da pilota: “Ho un brevetto per volare. Se non lo rinnovo periodicamente, se non passo la visita medica, perdo il diritto di volare. Perché con la cittadinanza non può essere così? Chi perde interesse, perde il diritto. Ma questo è diverso dall’impedire retroattivamente a qualcuno di accedere a un diritto legittimo.” L’imprenditore ritiene che questo modello sarebbe più giusto ed efficace rispetto all’imposizione di barriere che penalizzano perfino i figli di cittadini italiani.

Alla domanda se non sarebbe stato più sensato respingere completamente il decreto anziché tentare di emendarlo, Fragali ha risposto con realismo politico: “Purtroppo non credo nella sua totale bocciatura. È troppo tardi. Quando un progetto raggiunge questo grado di maturazione politica, è quasi impossibile abbatterlo.” Secondo lui, l’azione politica avrebbe dovuto avvenire molto prima, quando il decreto era ancora in fase embrionale. “Adesso è diventato un’aberrazione consolidata. La battaglia è per ridurre i danni, per trasformarlo in qualcosa di meno distruttivo.”

Pur essendo scettico sulla possibilità di una revoca totale, Fragali ribadisce che l’ideale sarebbe l’abrogazione completa. “Mi piacerebbe che fosse annullato, ma non ci credo. A questo punto, ci resta solo lottare per emendamenti coerenti e giusti.”

Infine, Fragali sottolinea che il decreto rappresenta anche una enorme perdita strategica per l’Italia: “Il Brasile ha più di mille miliardi di reais investiti negli Stati Uniti. Perché non in Calabria, in Veneto? Il Brasile ama l’Italia. E l’Italia sta respingendo questo amore.”

L’articolo resta in aggiornamento in base all’iter del decreto nelle due camere legislative italiane e alle possibili azioni giudiziarie che potrebbero emergere in seguito alla sua approvazione. Guarda il video con l’intervista integrale.