Mentre cresce in diversi settori della società — in Italia e all’estero — l’ondata di contestazione al Decreto-Legge n. 36/2025, noto come Decreto Tajani, emerge ora un nome come autore intellettuale della giustificazione tecnica che ha sostenuto la dichiarazione di urgenza del provvedimento: si tratta del ministro plenipotenziario Stefano Soliman, funzionario di carriera del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Farnesina).
Secondo quanto appurato da Insieme, Soliman svolge da anni la funzione di “interfaccia tecnica” tra la Farnesina e il Parlamento, fornendo pareri giuridici e politici a supporto dell’elaborazione di misure legislative riguardanti la diplomazia e i cittadini italiani all’estero. È stato lui a firmare il documento interno che ha costituito la base per l’inquadramento del cosiddetto “Decreto Tajani” come materia urgente — un escamotage giuridico che ha permesso al governo Meloni di imporre il provvedimento senza dibattito preventivo, scavalcando organismi di partecipazione come il CGIE e le commissioni parlamentari.
Il nome di Stefano Soliman, fino ad ora poco conosciuto al di fuori dei circoli diplomatici, ha cominciato a circolare intensamente nelle ultime ore, dopo che l’ex deputato Luís Roberto Lorenzato, attualmente in Italia per promuovere la tutela dei diritti degli italo-discendenti, ha pubblicato sui social una nota intitolata “Un crimine quasi perfetto”, in cui denuncia la manovra come “un vero atto di terrorismo contro la democrazia e lo Stato di diritto”.
“Ora abbiamo la prova e l’autore del colpo contro tutti i cittadini italiani residenti all’estero”, afferma l’ex parlamentare, riferendosi al documento firmato da Soliman come a un “pezzo di propaganda interna” che considera la diaspora una minaccia per la sicurezza nazionale italiana.
Secondo Lorenzato, non è la prima volta che Soliman opera dietro le quinte per tentare di limitare l’accesso alla cittadinanza italiana iure sanguinis: avrebbe già cercato di introdurre una misura simile durante le discussioni sul cosiddetto Decreto Salvini, nel 2019, ma all’epoca sarebbe stato fermato da parlamentari della stessa coalizione.

Il testo firmato da Soliman — di cui una copia è giunta alla redazione della rivista Insieme — equipara i discendenti di italiani nati all’estero a potenziali rischi per il sistema giuridico, amministrativo e sociale del Paese, sostenendo che il riconoscimento automatico della cittadinanza iure sanguinis rappresenta “una fragilità per il sistema”. Con tono istituzionale, ma con conclusioni controverse, il documento raccomanda di limitare la trasmissione della cittadinanza a un massimo di due generazioni, sostenendo che molti italo-discendenti “non hanno un legame effettivo con la Repubblica Italiana”.
La nota di Lorenzato replica duramente: “È come se si dicesse che i siciliani o i sardi rappresentano un rischio per il Paese solo perché geograficamente isolati. Questa logica è perversa e distorce completamente la nozione di identità nazionale.”
La reazione è stata intensa. Secondo alcuni analisti, Soliman sarebbe ora usato come “capro espiatorio” di una strategia più ampia, orchestrata dai vertici del governo, ma che, di fronte alla reazione internazionale, cerca di deviare la responsabilità su un tecnico di secondo livello.
Ciononostante, settori politici — sia della maggioranza che dell’opposizione — si stanno già muovendo per chiederne l’immediata rimozione dall’incarico. “Non si può permettere che un funzionario pubblico utilizzi la propria posizione per attaccare un’intera parte della popolazione, un tempo considerata orgoglio nazionale”, si legge nella nota che circola nei corridoi del Parlamento.
La rivista Insieme continuerà a seguire gli sviluppi del caso. A seconda della pressione popolare e dell’azione dei parlamentari, la caduta di Soliman potrebbe essere solo il primo atto della crisi che colpisce il cuore del governo Meloni. Di seguito, la nota pubblicata sui social da Lorenzato:
“Un Crimine Quasi Perfetto”
La celebre frase che “non esiste crimine perfetto” si fa davvero giusta. Con questa lettera firmata, abbiamo la prova e l’autoria del responsabile del colpo contro tutti i cittadini italiani residenti all’estero: la mente dietro il Decreto 36 di Antonio Tajani, che cancella la cittadinanza dei cittadini italiani all’estero.
Si tratta del signor Stefano Soliman, che è solo un funzionario pubblico del Ministero degli Affari Esteri, pagato con lo stipendio delle casse pubbliche di tutti i cittadini. Certo della sua arroganza e impunità, ha avuto l’audacia di redigere e firmare un documento che genera sfiducia e caos, configurando un vero atto di terrorismo contro la democrazia e lo Stato di diritto.
È inaccettabile che un pubblico ufficiale, per motivi scorretti, pretenda di dividere una nazione, affermando che i nostri connazionali all’estero rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale dell’Italia. Questa affermazione si basa su una tesi soggettiva e vuota, che suggerisce che non avremmo un legame effettivo con la Repubblica Italiana.
È come se questo signore, un funzionario pubblico, dicesse che la popolazione della Sicilia o della Sardegna potrebbe essere considerata un rischio per il resto d’Italia, solo perché non siamo collegati da terra! Questa affermazione è falsa e assurda, rivelando una visione distorta della nostra identità nazionale.
Questo documento firmato rappresenta un’ingerenza irresponsabile di un funzionario pubblico che, letteralmente, fa lobby contro una parte importante della popolazione, che fino a poco tempo fa era considerata un orgoglio per l’Italia: i veri ambasciatori del “Made in Italy”!
Questa accusa è inaccettabile e merita di essere denunciata al Parlamento Italiano e all’Avvocatura dello Stato, affinché vengano prese le dovute misure processuali, in evidente eccesso e deviazione di funzione, come se fosse un rapporto dei servizi segreti del paese contro un nemico esterno!
Pertanto, ciò che resta ai partiti della maggioranza, come Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e persino all’opposizione, è esigere le immediate dimissioni di questo funzionario pubblico che, senza scrupoli, ha usato la funzione pubblica per dividere una nazione.
Se esiste un rischio per la sicurezza nazionale, esso risiede nell’evidente occupazione dell’Italia da parte di immigrati clandestini e illegali!
È tempo di unirci e difendere l’integrità del nostro paese e di tutti i suoi cittadini, indipendentemente da dove si trovino. L’unità è la nostra forza!