Imprenditore italiano critica duramente il Decreto Tajani e propone alternative per valorizzare la diaspora

L’imprenditore italiano Franco Sabatini, nato in Italia e da oltre trent’anni in costante scambio tra il suo Paese e il Brasile, ha rilasciato un forte intervento pubblico contro il Decreto-Legge n. 36/2025 — noto come Decreto Tajani — che restringe drasticamente il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis. Il video, pubblicato il 18 aprile, si è rapidamente diffuso tra le comunità italo-discendenti in diversi Paesi e propone un insieme di soluzioni alternative all’attuale esclusione legislativa.

Sabatini, che tra le sue attività opera anche nel settore immobiliare promuovendo borghi e città dell’entroterra italiano a stranieri interessati a stabilirsi in Italia, ha parlato con tono diretto, rivolgendosi sia al pubblico brasiliano che alla stessa Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni. Secondo lui, il decreto rappresenta una frattura storica con gli impegni assunti in campagna elettorale dall’attuale governo, soprattutto nei confronti degli oltre 80 milioni di italo-discendenti sparsi per il mondo.

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“Non è stato fatto nulla. Proprio nulla di nulla”, ha riassunto Sabatini, accusando il governo di aver generato ostacoli burocratici culminati nel caos nei tribunali italiani e nel collasso dei servizi consolari, come quello di San Paolo. “Oggi ottenere un passaporto è diventata un’odissea. Le file superano i dieci anni. Intanto circolano denunce sulla vendita degli appuntamenti in consolato fino a 500 euro”, ha affermato.

L’imprenditore ha ricordato le promesse elettorali di Meloni, come il potenziamento dei consolati, l’incentivo al rientro degli italo-discendenti e la difesa dello ius sanguinis. Secondo lui, il decreto va contro tutto ciò e rappresenta un tradimento della diaspora italiana, che storicamente ha sostenuto il Paese con rimesse economiche e legami culturali. “L’Italia non può permettersi il lusso di chiudere le porte ai suoi figli nel mondo”, ha dichiarato, riferendosi all’ondata di indignazione e boicottaggi che si stanno organizzando tra i discendenti all’estero.

Franco Sabatini mette in guardia sull’impatto economico che questa rottura potrebbe causare: calo del turismo, delle esportazioni del Made in Italy e dell’immagine internazionale del Paese. “Se il Senato e la Camera non respingeranno questa legge, centinaia di attività legate alla cittadinanza — genealogisti, traduttori, guide turistiche, commercianti — saranno condannate alla chiusura”, ha affermato.

Al posto dell’esclusione, Sabatini propone soluzioni pratiche, come la creazione di un organo di interlocuzione tra governo e comunità italiane all’estero, la regolamentazione del mercato delle agenzie di consulenza e la definizione di tariffe che rafforzino economicamente i piccoli comuni italiani, in particolare quelli a rischio spopolamento. “Una famiglia che richiede la cittadinanza potrebbe pagare direttamente al Comune e risiedere lì per quattro mesi, sostenendo così il commercio locale. Questo porterebbe lavoro, rilancio e manodopera qualificata”, ha argomentato.

Il video denuncia anche il carattere discriminatorio della nuova tassa di 600 euro per ciascun richiedente, compresi i minori, e cita possibili interferenze geopolitiche, come le pressioni dell’ex presidente americano Donald Trump contro l’uso dei passaporti italiani da parte di sudamericani che emigrano verso gli Stati Uniti.

“Vogliamo un canale preferenziale, vogliamo investire in Italia, vogliamo vivere lì legalmente. Perché ci spingono verso l’illegalità?”, si chiede l’imprenditore, prima di concludere con un appello alla mobilitazione:

“Firmate la petizione, condividete, scrivete ai deputati. È ancora possibile salvare la dignità del nostro popolo.”