Firenze 2: Difendendo il diritto degli italiani nati all’estero, avvocata afferma che la divisione è “solo” nell’accesso ai servizi

Durante il seminario “Aspetti di Legittimità Costituzionale della Cittadinanza Italiana”, tenutosi venerdì (14/03) presso il Tribunale di Giustizia di Firenze, l’avvocata Claudia Antonini, vice-presidente dell’associazione Natitaliani, ha pronunciato un discorso di forte impatto in difesa dei diritti degli italiani nati fuori dal Paese. In un intervento carico di emozione e simbolismo, Antonini ha sottolineato la questione dell’identità dei discendenti di italiani e ha criticato le barriere burocratiche che ostacolano il pieno riconoscimento della loro cittadinanza. Il seminario è stato trasmesso in diretta sui canali social di Insieme.

L’avvocata italo-gaúcha ha iniziato il suo intervento citando una frase letta appena arrivata a Firenze: “Ogni passo che ho fatto nella mia vita mi ha portato qui”. Secondo lei, questa riflessione riassume il sentimento di migliaia di discendenti di italiani, i quali, nonostante il forte legame storico e culturale con l’Italia, incontrano difficoltà nel vedere riconosciuta pienamente la loro cittadinanza.

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Antonini ha anche menzionato il concetto di “lugar da palavra”, sviluppato dalla filosofa brasiliana Jamila Ribeiro, per evidenziare l’importanza di lasciare che i discendenti di italiani raccontino le proprie storie. “Parlare non significa solo pronunciare parole, ma soprattutto esistere, avere un posto certo in questo mondo”, ha dichiarato.

Una divisione artificiale: il diritto alla cittadinanza e l’accesso ai servizi – In uno dei momenti più incisivi del suo discorso, Antonini ha denunciato la politicizzazione della legge sulla cittadinanza italiana, affermando che la sua validità è stata messa in discussione politicamente e giuridicamente a causa di persone come me, un’italiana nata all’estero. Per lei, la distinzione tra italiani nati in Italia e quelli nati fuori dal Paese è artificiale ed è stata utilizzata come giustificazione per limitare i diritti.

“Quello che ci divide non è il diritto di essere cittadini, ma solo l’accesso ai servizi”, ha sottolineato.

L’avvocata ha anche ricordato che la cittadinanza iure sanguinis è stata istituita proprio per preservare il legame tra l’Italia e la sua vasta diaspora. “I miei antenati non hanno lasciato l’Italia perché volevano, ma perché non avevano scelta. Il diritto alla cittadinanza per noi è un riscatto storico e culturale”, ha dichiarato.

Antonini ha evidenziato che, nel corso delle generazioni, i discendenti di italiani si sono arricchiti culturalmente, educativamente ed economicamente, contribuendo non solo ai Paesi che li hanno accolti, ma anche all’Italia stessa.

Critiche alla mancanza di politiche pubbliche e alla burocrazia consolare – L’avvocata ha criticato l’assenza di politiche pubbliche volte a integrare gli italiani nati all’estero, sostenendo che lo Stato dovrebbe facilitare, e non ostacolare, il ritorno dei discendenti. “La nostra mancanza di appartenenza dovrebbe essere uno stimolo per l’Italia a correggere il suo corso e creare politiche più adeguate per il nostro ritorno e accoglienza”, ha affermato, facendo riferimento all’attuale crisi demografica che il Paese sta affrontando.

Un altro punto centrale del suo discorso è stata la necessità di garantire un servizio consolare e giudiziario efficiente per il riconoscimento della cittadinanza. “Non dovremmo essere qui a parlare del sovraccarico dei tribunali e dei consolati, ma di come rendere efficace l’unico servizio competente per far sì che ognuno di noi possa esistere”, ha dichiarato.

Un appello alla lotta per i diritti e contro la mercificazione della cittadinanza – Alla fine del suo intervento, Antonini ha ribadito l’importanza di dare visibilità alla lotta degli italiani all’estero e di fare pressione sulle istituzioni per garantire il rispetto dei loro diritti. “Quello che ci unisce è così infinito e così potente che un intero congresso non sarebbe sufficiente per elencarlo tutto”, ha affermato.

Ha inoltre denunciato la mercificazione del diritto alla cittadinanza, criticando il modo in cui gli italiani nati all’estero vengono trattati. “Ci hanno trasformati in truffatori agli occhi dell’Italia. Prima eravamo manodopera a basso costo all’estero, ora, in Italia, ci trattano come se non fossimo più i benvenuti alla tavola”, ha denunciato.

Infine, l’avvocata ha lasciato un messaggio di mobilitazione. “Abbiamo sempre voluto essere motivo di orgoglio per l’Italia. Per questo, come nati italiani, rivendichiamo il nostro diritto di avere la nostra voce, il nostro spazio per parlare”, ha concluso, ricevendo un caloroso applauso dal pubblico presente all’evento.