Giovanni Bonato denuncia a Siena i “molteplici vizi di incostituzionalità” del Decreto della Vergogna

L’avvocato e professore Giovanni Bonato, socio-fondatore dell’associazione Natitaliani, ha affermato questo giovedì (02/10), al Convegno Nazionale sulla Cittadinanza Italiana iure sanguinis dopo la riforma del 2025, che la riforma della cittadinanza rappresenta una “grande perdita collettiva” e contiene “molteplici vizi di incostituzionalità”. L’incontro si è svolto presso l’Università di Siena, nell’Aula Franco Romani, con l’organizzazione del Centro Europa Direct in collaborazione con Natitaliani e il Dipartimento degli Studi Aziendali e Giuridici, ed è stato trasmesso in diretta ed esclusiva dalla Revista Insieme.

Secondo Bonato, la nuova legge è segnata dalla retroattività, che genera perdita automatica e collettiva della cittadinanza; dalla discriminazione nei confronti dei cittadini con doppia nazionalità, in contrasto con la legislazione del 1992; dalle restrizioni sproporzionate imposte ai figli minori nati all’estero; e dall’inversione dell’onere della prova nei processi giudiziari.

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Ha aggiunto inoltre il carattere punitivo del contributo unificato individuale di 600 euro introdotto dalla Legge di Bilancio del 2025, che ha reso i processi di cittadinanza i più costosi di tutto il sistema giudiziario italiano. “Siamo di fronte a una legislazione punitiva, con chiaro intento di scoraggiare gli italo-discendenti a ricorrere alla giustizia per tutelare i propri diritti”, ha dichiarato.

Respinta la tesi ufficiale del governo, secondo la quale non vi sarebbe perdita di cittadinanza ma soltanto “preclusione retroattiva”, Bonato ha sostenuto che si tratta di una revoca automatica e retroattiva, paragonabile a episodi storici in cui regimi autoritari hanno soppresso la cittadinanza di determinati gruppi. “Il governo evita di parlare di perdita perché sa che la perdita automatica retroattiva è incostituzionale e contraria al diritto europeo”, ha detto, ricordando che il provvedimento incide su diritti “acquisiti sin dalla nascita”.

Il giurista ha sottolineato che anche tra coloro che difendono un aggiornamento della legge vi è consenso sull’illegittimità del metodo adottato, con una riforma imposta a sorpresa, tramite decreto, in violazione delle regole elementari di applicazione della legge nel tempo. “Viola il principio della fiducia legittima, in un sistema che vigeva da oltre 150 anni”, ha spiegato, evocando il Codice Napoleonico del 1804, la Legge del 1912 e la Legge del 1992 come basi storiche di tale principio.

In un altro passaggio del suo intervento, Bonato ha accusato la riforma di avere come obiettivo esplicito gli italiani all’estero. “È chiaro il disegno politico: creare un popolo di soli italiani nati in Italia, marginalizzando i cittadini AIRE”, ha detto. Ha ricordato inoltre che la legge del 1992 aveva consolidato la doppia cittadinanza come un diritto e che ora il decreto introduce una cittadinanza esclusiva che viola la Costituzione e la libertà di emigrazione.

Ha criticato anche il nuovo regime imposto ai minori, che obbliga i genitori a registrare la nascita al consolato entro 12 mesi per garantire la cittadinanza al figlio. Ha definito il meccanismo “arcaico e discriminatorio”, soprattutto perché richiede la presenza fisica di entrambi i genitori in consolati spesso lontani migliaia di chilometri, oltre al pagamento di tasse in valuta europea.

Bonato ha annunciato che diversi avvocati — tra cui Ballatore, Celotto, Corapi, Caridi, Restanio e De Simone — già compongono insieme a lui un ampio collegio di difesa che porterà la questione alla Corte Costituzionale, la cui udienza è prevista per marzo o aprile 2026. Ha inoltre sostenuto che la materia debba essere sottoposta anche alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, di fronte alle evidenti violazioni del diritto europeo.

Concludendo il suo intervento, ha affermato che la legge nata dal Decreto-Legge n. 36/2025 deve essere vista come un “insieme di misure punitive e illegittime” e ha ribadito la fiducia che la Corte Costituzionale italiana ne dichiarerà l’incostituzionalità.