Un articolo pubblicato l’8 aprile dal portale Roma Daily News, a firma del giornalista Pier Francesco Corso, è tornato a scuotere il dibattito sulla cittadinanza italiana all’estero, diffondendo la notizia secondo cui circa 50 mila cittadini italiani con doppia cittadinanza si troverebbero in situazione irregolare negli Stati Uniti — e, per questo, a rischio di espulsione.
L’affermazione, presentata come un’informazione “esclusiva” ottenuta da una fonte riservata e vicina al Department of Homeland Security (DHS) degli Stati Uniti, sostiene che tali cittadini sarebbero stati ufficialmente individuati dalle autorità statunitensi e considerati irregolari per aver violato le regole del programma di esenzione dal visto (Visa Waiver Program – VWP), che consente soggiorni fino a 90 giorni nel Paese con una semplice autorizzazione elettronica (ESTA).
Secondo il testo di Corso, l’elevato numero di cittadini irregolari con passaporto italiano rafforzerebbe la tesi di un uso improprio della cittadinanza iure sanguinis da parte di persone prive di un reale legame con l’Italia. L’autore dell’articolo cita inoltre denunce provenienti dai Comites (Comitati degli Italiani all’Estero), in particolare dal Sud America, che segnalano un ulteriore problema grave: l’attività di reti criminali coinvolte nella vendita di appuntamenti presso consolati e ambasciate italiane, con tariffe che varierebbero tra i 200 e i 500 euro per ciascun appuntamento.
La critica si concentra, a questo punto, sull’omissione da parte del governo italiano che — secondo l’articolo — sembrerebbe ignorare l’entità di queste frodi, giudicate più dannose per l’erario pubblico rispetto a eventuali concessioni indebite della cittadinanza.
La pubblicazione avviene in un momento di forte contestazione del Decreto Tajani, approvato nel marzo di quest’anno, che limita il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza ai soli figli e nipoti di italiani nati in Italia, escludendo i bisnipoti e le generazioni successive. La norma prevede inoltre l’obbligo di comprovare periodicamente il legame effettivo con l’Italia e sottrae ai consolati la competenza a gestire le pratiche, trasferendola a un ufficio centrale a Roma.
Di seguito, il testo (tradotto) dell’articolo pubblicato su RomaDailyNews.
USA: 50mila italiani con doppia nazionalità a rischio espulsione
Sarebbero stati registrati ufficialmente dal governo Usa ed attualmente considerati irregolari nella loro permanenza nel paese –
Circa 50mila cittadini italiani con doppia nazionalità sarebbero stati registrati ufficialmente dal governo Usa ed attualmente considerati irregolari nella loro permanenza negli Stati Uniti d’America.
Apprendiamo la notizia in queste ore in cui le nostre Comunità all’estero risultano già turbate dalla recente approvazione italiana del decreto legge Tajani sulla cittadinanza.
Ed è una notizia quella che diffondiamo che consideriamo di rilievo e d’attualità proprio sul tema affrontato di recente dal nostro dl.
Si tratta di un’informazione “esclusiva”, quella da noi evidenziata, proveniente da una fonte certa ma riservata.
La sua provenienza giunge da ambienti vicini alla DHS statunitense, l’acronimo di Department of Homeland Security, il Dipartimento Federale della Sicurezza Nazionale del governo degli Stati Uniti, responsabile per la pubblica sicurezza sul suolo Usa. Al di sotto del controllo della DHS, vi è poi la U.S. Customs and Border Protection (CBP), l’autorità che controlla le frontiere degli Stati Uniti e che risulta l’entità responsabile dell’attuazione del programma VWP. Il “VWP-Visa Waiwer Program”, acronimo anch’esso che tradotto in italiano significa “programma di viaggio senza visto”. Esso consente ai cittadini di numerosi Paesi ritenuti sicuri, di viaggiare negli Stati Uniti senza bisogno di un visto d’ingresso, con la solo richiesta per entrare sul suolo americano di una semplice autorizzazione di viaggio, chiamata ESTA (Electronic System for Travel Authorization). Ciò però a patto che si viaggi per turismo o affari e per soggiorni limitati ad un massimo di 90 giorni.
Affidiamo allora al nostro ministero degli Esteri la notizia riportata dei 50mila cittadini italiani di doppia nazionalità negli Usa, censiti e rilevati come irregolari dalle autorità ufficiali statunitensi, perché per vie ufficiali con il governo e le autorità statunitensi ne possa fare un riscontro ufficiale e ne confermi la fondatezza numerica.
Da notare come la rilevanza delle cifre di nostri cittadini con doppia nazionalità, se rilevato per tempo o segnalato al nostro governo dal presidente Trump come corollario alla sua severa politica anti immigrati, avrebbe fornito un valido pretesto ed una seria motivazione al ministro Tajani per l’adozione d’urgenza del suo decreto legge.
Il così ampio numero di cittadini italiani irregolari, con passaporti di doppia nazionalità segnalati in Usa, potrebbe dare una conferma sulla consistenza e rilevanza delle truffe perpetrate con i rilasci poco attenti della nostra cittadinanza. Rilasci richiesti in questi casi con ampia evidenza senza sentimenti di vicinanza alcuna con il nostro paese. Ma proprio in discordanza su tale tipo di considerazione, abbiamo ricevuto da numerosi Comites, in attività in molte nazioni del mondo, in particolare in Sudamerica, messaggi circostanziati con i quali hanno voluto decisamente evidenziare alla nostra attenzione un fatto eclatante da loro stessi da tempo rilevato. E cioè che la maggiore truffa in atto nei confronti del nostro paese non è quella sul rilascio delle cittadinanze, bensì quelle realizzate e che continuano a compiersi ad opera di organizzazioni criminali, in collusione con infedeli burocrati statali nei consolati o anche nelle ambasciate d’Italia di tutto il mondo, nel rilascio di appuntamenti presso le sedi diplomatiche italiane.
Al riguardo, con meticolosità, ci viene accuratamente segnalato come in nazioni importanti, dove risiede stabilmente la maggioranza dei nostri connazionali e oriundi all’estero, si attivi una richiesta media di appuntamenti nelle nostre sedi diplomatiche nel numero di circa 30mila richieste l’anno. Appuntamenti tenuti presso i numerosi sportelli aperti all’interno dei tanti consolati ed ambasciate più importanti, per attendere alle esigenze dei nostri tanti emigrati.
La tariffa media pretesa ed estorta, invece, a quanto ci precisano, quale compenso per soddisfare le loro richieste di incontro con il personale delle nostre sedi diplomatiche, oscilla attualmente in media dai 200 ai 500 euro per ciascun appuntamento organizzato.
Per calcolare il conclusivo pingue ammontare truffaldino generalizzato risultante, allora, sarà sufficiente scegliere un importo medio a piacimento in danaro, tra quelli indicati per fornire il servizio, e moltiplicarlo dopo con il numero delle affluenze orientative segnalateci dei nostri connazionali ed oriundi nelle nostre sedi di tutto il mondo. Strabiliante e molto rilevante risulterà l’ammontare economico derivante calcolato, purtroppo come sempre a discapito ed a danno del nostro erario e della nostra gente. Nulla a che vedere per il loro alto importo, come sarà possibile notare, con quelli previsti dalle truffe sul rilascio delle cittadinanze.
Ma al riguardo, ministero e parlamentari eletti all’estero fanno orecchio da mercante e sembrano incredibilmente non riuscire ad accorgersene. Cosa pensano di fare vertici ministeriali e politici per dare soluzione all’angoscioso problema? Proseguiranno a far finta di non vedere, forse non sapendo come dare in concreto soluzione al problema? (Pier Francesco Corso)