In un articolo appena pubblicato, uno specialista avverte che il provvedimento del governo Meloni rompe con la tradizione storica dell’Italia e minaccia i diritti fondamentali dei discendenti degli italiani
Il giurista italiano Giovanni Bonato, esperto in diritto della cittadinanza e docente universitario, ha appena pubblicato un autorevole articolo tecnico nel quale denuncia i gravi rischi derivanti dal Decreto-Legge n. 36 del 28 marzo 2025 — il discusso “Decreto Tajani”, che limita il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis.
Pubblicato sulla rivista specializzata Judicium – Il Processo Civile in Italia e in Europa, lo studio definisce gli effetti del decreto come una vera e propria “Grande Perdita” della cittadinanza italiana — espressione scelta per descrivere il carattere inedito, retroattivo e collettivo del provvedimento, che colpisce soprattutto i discendenti di italiani nati all’estero.
Secondo Bonato, il decreto crea una situazione giuridica senza precedenti, introducendo la perdita automatica, forzata e retroattiva della cittadinanza italiana per tutti coloro che sono nati fuori dall’Italia, possiedono un’altra cittadinanza e non hanno ancora avviato il procedimento formale di riconoscimento entro il 27 marzo 2025.
“Il governo italiano — che per secoli ha difeso i propri emigrati contro le naturalizzazioni forzate nei paesi stranieri — oggi decide di togliere la cittadinanza a chi già la possiede per diritto di sangue”, scrive il giurista. A suo avviso, si tratta di una misura coercitiva e in contrasto con i principi costituzionali italiani e con le norme europee a tutela dei diritti fondamentali.

Un precedente pericoloso
L’articolo lancia anche un allarme sul rischio che questo tipo di norma possa aprire la strada a un precedente pericoloso: se oggi il governo impone la perdita retroattiva della cittadinanza a chi è nato fuori dall’Italia, domani potrebbe fare lo stesso con altre categorie di cittadini.
“Sarebbe come approvare una legge che afferma che chi risiede all’estero da più di 10 anni ‘non ha mai avuto’ la cittadinanza italiana. Il decreto Tajani spezza la certezza del diritto e la tradizione di tutela dei discendenti degli italiani sparsi per il mondo”, spiega Bonato.
Il giurista ricorda che il diritto italiano ha sempre garantito che la cittadinanza per discendenza (ius sanguinis) non dipende dal luogo di nascita, bensì dal legame familiare con un ascendente italiano. Ignorando questo principio, il decreto rappresenterebbe una minaccia all’essenza stessa del concetto di italianità.
La speranza nel Parlamento
Nella parte finale dell’articolo, Giovanni Bonato sostiene che spetta al Parlamento italiano correggere i gravi errori del decreto durante il processo di conversione in legge, attualmente in corso a Roma.
“È necessario rispettare il principio di irretroattività e tutelare i diritti acquisiti. In caso contrario, il Decreto Tajani rischia di passare alla storia come il responsabile della maggiore perdita di cittadinanza italiana mai registrata, colpendo in pieno i discendenti degli emigrati — proprio coloro che l’Italia ha sempre voluto proteggere”, conclude il giurista.
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