Il Legislativo della prima città italiana del Brasile ripudia anch’esso il Decreto Tajani che limita la cittadinanza italiana ai discendenti di immigrati

Il Legislativo di Santa Teresa, nello Stato di Espírito Santo — città riconosciuta ufficialmente come la prima fondata da immigrati italiani in Brasile — ha approvato nella serata di martedì scorso (8 aprile) la Mozione n. 006/2025, in ripudio al Decreto-Legge n. 36 del 28 marzo 2025, emanato dal governo italiano.

Conosciuto come Decreto Tajani, il provvedimento limita il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli e ai nipoti di italiani nati in Italia, escludendo i bisnipoti e gli altri discendenti che, fino ad ora, godevano di questo diritto garantito senza limiti generazionali.

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La mozione approvata dai consiglieri comunali di Santa Teresa esprime ripudio al decreto firmato dal ministro italiano Antonio Tajani e sarà inviata al Consolato Generale d’Italia a Rio de Janeiro, al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, e alla Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni.

Durante la seduta, il presidente del Consiglio Comunale, consigliere Professor Giovane Prando (PSDB), ha affermato che il municipio, per la sua storia legata all’immigrazione italiana, non poteva rimanere in silenzio di fronte a un provvedimento che colpisce direttamente milioni di discendenti di italiani in tutto il Brasile.

“Sarebbe stato un atto di insensibilità, da parte nostra, rappresentanti del popolo di Santa Teresa — la prima città fondata da immigrati italiani in Brasile — se avessimo lasciato passare questa situazione senza alcuna manifestazione”, ha dichiarato il consigliere.

Oltre a Giovane Prando, hanno firmato la mozione i consiglieri Dequinha (PSB), Douglas Lacerda (Podemos), Edimar Dantas (Podemos), Infermiere Gilmar (MDB), Capitano Geraldo (PL), João Carlini (PSDB), Bebeto Netto (PSD), Sandrão (PSDB), Vanildo Sancio (MDB) e Sarita (União Brasil).

La motivazione della mozione evidenzia che il nuovo decreto viola gravemente il principio di irretroattività della legge, dal momento che colpisce anche i discendenti nati prima della sua pubblicazione. Il documento sottolinea inoltre che il decreto compromette un diritto storico consolidato e rompe i legami culturali e identitari tra l’Italia e la sua diaspora, in particolare in Brasile, dove vivono circa 30 milioni di italo-brasiliani.

Anche il consigliere Capitano Geraldo si è espresso in aula contro la misura. “Santa Teresa ha molti cittadini di origine italiana che richiedono la cittadinanza italiana. Registro qui il mio ripudio, perché sappiamo che questo tema esiste da tempo, ma è stato messo in discussione ora e non è positivo per la nostra città”, ha affermato.

Santa Teresa è stata ufficialmente riconosciuta come la prima città brasiliana fondata da immigrati italiani, in base alla Legge Federale n. 13.617/2018. I primi coloni giunsero nella regione nel 1874 e la città mantiene ancora oggi un forte legame con la cultura e le tradizioni ereditate dall’immigrazione.

Nella mozione approvata, i consiglieri fanno appello alle autorità italiane affinché riconsiderino la decisione e revochino il Decreto-Legge n. 36/2025, ripristinando i diritti dei discendenti di italiani in Brasile e nel resto del mondo.

Motivazione della Mozione n. 006/2025 – Consiglio Comunale di Santa Teresa

“In data 28 marzo 2025 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale d’Italia il Decreto-Legge n. 36/2025, che introduce l’articolo 3-bis nella Legge n. 91/1992. Il suddetto testo stabilisce che i discendenti di italiani nati all’estero e in possesso di un’altra cittadinanza sono considerati come non aver mai acquisito la cittadinanza italiana, salvo in alcune eccezioni. Inoltre, il decreto riguarda anche le nascite anteriori alla sua pubblicazione, configurando una grave violazione del principio di irretroattività della legge.

L’emanazione di questo decreto, oltre a essere giuridicamente discutibile, non presenta il carattere di necessità e urgenza che giustificherebbe la sua imposizione tramite misura provvisoria. Il diritto alla cittadinanza italiana è storico e consolidato, trasmesso iure sanguinis nel corso delle generazioni, rafforzando i legami culturali e identitari tra l’Italia e i suoi discendenti sparsi nel mondo, in particolare in Brasile, che ospita circa 30 milioni di italo-brasiliani.

Il nuovo dispositivo limita severamente questo diritto, riconoscendo la cittadinanza solo ai discendenti il cui padre, madre o nonno/nonna siano nati in Italia o abbiano risieduto nel Paese per almeno due anni prima della nascita del richiedente. Questa decisione ignora l’impatto storico dell’immigrazione italiana, basata sul contributo significativo di migliaia di immigrati che hanno contribuito a costruire la società brasiliana e hanno preservato le loro tradizioni e identità nel corso delle generazioni.

Manifestiamo, pertanto, il nostro veemente ripudio alle modifiche apportate dal Decreto-Legge n. 36/2025, che non considerano principi fondamentali dell’ordinamento giuridico italiano, come l’uguaglianza dei diritti e la libertà di emigrazione. La decisione imposta dal Ministro Antonio Tajani, senza un ampio dibattito parlamentare, viola la sicurezza giuridica e il rispetto delle garanzie storiche dei discendenti italiani nel mondo.

Santa Teresa, riconosciuta come la prima città fondata da italiani in Brasile in base alla Legge Federale n. 13.617/2018, ha la sua storia intrecciata con l’immigrazione italiana. Documenti storici comprovano l’arrivo dei primi immigrati nel 1874, che, con grande determinazione, hanno contribuito a modellare la cultura e lo sviluppo del comune e dello Stato di Espírito Santo. Questa ricca eredità riafferma il profondo legame tra i discendenti degli italiani e la loro terra d’origine, un legame che non può essere bruscamente interrotto da un atto amministrativo ingiusto.

Alla luce di quanto esposto, appelliamo alle autorità italiane affinché riconsiderino questa decisione e revochino il Decreto-Legge n. 36/2025, ripristinando i diritti dei discendenti italiani in Brasile e all’estero. La storia e l’identità di milioni di persone non possono essere trascurate da misure arbitrarie che ledono i principi di giustizia e rispetto dei diritti acquisiti.”