Iniziativa della cittadinanza in ES: L’utopia nella distopia

Come è stato ampiamente informato da Insieme, nel fine settimana del 28 e 29 ottobre, si è tenuto a Vitória e a Santa Teresa, entrambi comuni di Espirito Santo, l’Iniziativa della Cittadinanza Italiana per quello Stato. Sono stato uno dei conferenzieri.

Vorrei iniziare l’articolo facendo giustizia allo Stato di Espirito Santo. Per essere lo Stato con il minor PIL tra i giganti brasiliani (SP, RJ e MG), Espirito Santo ha sempre occupato, nell’immaginario di chi vive nel Sudest, un’area di minore considerazione; ma, nonostante questa già noto disprezzo, si tratta dell’unico Stato del Sudest con una diversità di ecosistemi che, curiosamente vicini gli uni agli altri, ci permette di scoprire tutto il Brasile in un raggio di, forse, 200 km. Metropoli, città di importanza storica, spiagge, terreni, montagne, foresta tropicale, stagni, aree di laguna e dune: tutto ciò vivibile in spostamenti incredibilmente brevi. Questa stessa diversità compatta si vede nella formazione del suo popolo – e in tutto quello che riflette culturalmente questa formazione. Nella mia umile opinione, Espirito Santo – dove, anche, ho vissuto per tre anni – è lo Stato più fantastico del Sudest (senza nessun demerito, ovvio, ai punti forti degli altri tre Stati del sudest).

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Per quanto riguarda la nostra comunità, è importante sottolineare: così come nel Rio Grande do Sul, è in Espirito Santo che si trovano antiche colonie che insistono a resistere al tempo, tanto di immigrazione tedesca, come italiana. Si tratta, di fatto, di uno Stato magico, dove c’è tutto il Brasile: una vera sintesi del Brasile. Per questo motivo il mio rispetto.

È stato in Espirito Santo che iniziò la storia della Grande Immigrazione, con la spedizione di Pietro Tabacchi, il 21 febbraio 1874 – data che, tra le altre cose, è stata scelta per la commemorazione nazionale del Giorno dell’Immigrante Italiano. Rendendo giustizia a questo fantastico Stato, è lì (e non a San Paolo, come si pensa), che esiste, in proporzione, la più grande comunità italiana del Brasile. Si stima che tra il 70 ed il 75% della popolazione di Espirito Santo sia di origine italiana. Contrariamente all’immigrazione diretta a San Paolo, l’immigrazione di Espirito Santo ha avuto caratteristiche molto vicine a quella gaúcha: immigrazione per colonizzare e non per sostituire la manodopera schiava. Per questo motivo tutto respira italianità – basta fare un semplice giro per le città vicine a Vitória, in particolare nelle regioni montagnose, per capire che quasi tutti i riferimenti (nomi di strade, viali, piccole e grandi attività) ostentano orgogliosamente cognomi di immigrati.

Degno di nota – ed esempio per tutto il Brasile – è l’Archivio Pubblico di Espirito Santo, unico a dare la dignità necessaria, in tutto il paese, agli immigranti. Nessun archivio pubblico brasiliano di interesse della nostra comunità – nemmeno uno degli altri tre “cugini” ricchi – si può confrontare con l’attenzione che i capixabas (abitanti di Espirito Santo, ndt) dedicano ai nostri avi. La cura è in tutti i dettagli: nella conservazione – e l’aggiornamento – della raccolta; nelle pubblicazioni realizzate dall’Archivio; nel formato dei certificati di sbarco rilasciati (bellissimi!) e in azioni pioniere (se non uniche), come quella dell’”Archivio Itinerante” e della mostra permanente (emozionante!) che può essere apprezzata nella sua sede. Frutti dello sforzo instancabile dell’eccellente – e simpaticissimo – Cilmar Francischetto.

Nonostante tale importanza e dimensioni, lo Stato – dal punto di vista del Governo italiano – non ha mai meritato un’agenzia consolare. Vicino alla realtà italo-capixaba, ho potuto vedere come il riscatto della cittadinanza, lì, è sempre stato qualcosa penoso. Molti spostamenti, di migliaia di chilometri, hanno sempre fatto parte della realtà dei discendenti lì residenti – e tutto ciò per affrontare le invenzioni del più distopico dei Consolati italiani in Brasile: il Consolato di Rio de Janeiro, la cui improvvisazione sta creando, da tempi immemoriali, modalità illegali e illegittime che, quasi sempre, sono copiate da altri Consolati. Abbiamo avuto l’opportunità di sentire casi veramente kafkiani (come, ad esempio, il requisito del certificato di morte della 4ª moglie di un italiano, deceduta nel 1876 e quello della signora che ha avuto la sua richiesta jure sanguinis respinta con l’argomento che, essendo stata sposata con un italiano, lei dovrebbe realizzare la sua richiesta necessariamente via jure matrimonii).

La luce che ha brillato nello Stato – con la creazione dello sportello a Vitória e la facilitazione dell’ottenimento di passaporti – è arrivata grazie al MAIE e della instancabile lotta della famiglia Gaggiatto. Nessuno aveva ascoltato, concretamente, la sofferenza degli italo-discendenti di Espirito Santo. È una comunità che ha bisogno di azioni veramente concrete: da lì, anche, la dichiarata apartiticità della Presidentessa del Comites – Ana Maria Cani – che, con molta raffinatezza, ha saputo separare la pula dal grano, dicendo di essere dell’interesse (in verità  ovvio) della comunità italo-capixaba, l’avvicinamento con tutti quelli che siano disposti a dare risposte, in modo effettivo, agli insistenti e giustificati clamori degli italo-discendenti residenti nello Stato. Chi ha fame, ha fretta – e non può stare a guardare, come dice il detto, i denti del cavallo dato. Accettasi l’offerta – e via. Chi vuole, che faccia lo stesso – o meglio. La comunità ringrazierà di sicuro.

Per me, è stata un’esperienza utopica. Nonostante le varie distopie alle quali sono sottoposti gli italo-capixabas, ho potuto vivere uno dei momenti più belli della mia vita – tanto che lo paragono ad un’utopia. Eravamo tutti uniti e coordinati – a scapito di qualsiasi differenza, divergenza o interessi personali – per un unico obiettivo: dare risposte alla nostra comunità, fornire un servizio pubblico, volontario. Senza alcun finanziamento, con spese e lavoro ripartiti tra tutti, abbiamo vissuto in quei giorni un’esperienza veramente comunitaria. Un qualcosa che la politica dovrebbe sempre aver presente. Ben oltre ai clientelismi, le cooptazioni, l’uso improprio del denaro e abusi di potere che dominano lo scenario della politica italiana all’estero, siamo riusciti a far nascere un lampo di speranza per i nostri – e proprio in ES, dove tutto è iniziato. È stata una ventata di un bellissimo iniziare di nuovo, partendo dalla quale potremo riscattare un senso palpabile di cittadinanza. Nessuno potrà impedirlo. È la forza del popolo crescendo ancora una volta: un qualcosa che non si trattiene con “-ardi” politici o amministrativi. È la forza di una corrente, quella stessa corrente che provoca rivoluzioni e cambia la storia. Poveri coloro che credono che tale forza possa essere bloccata. Inganneranno se stessi e passeranno alla storia caricando la vergogna delle loro stesse azioni e omissioni. Avranno come condanna il peggiore di tutte: lo scherno pubblico seguito dall’oblio.

Vogliamo e avremo molti altri “Espirito Santo”. È di questa cosa meravigliosa che viviamo che si fanno le grandi trasformazioni. Mirare il giusto, il buono e il bello ci rende persone migliori; cancellare le differenze, unendoci nella diversità, per il bene comune. È di ciò che parlo. È ciò che cerco. È proprio quello che voglio vivere. A favore della mia comunità, per cercare insieme l’elevazione della cittadinanza al suo concetto: unirci – e tutti con la madre-patria – aiutandoci nel rispetto dei doveri e appoggiandoci nella lotta instancabile per diritti. Non ho dubbi che il Brasile e tutta l’America del Sud saranno definitivamente trasformati. E ben vengano nuovi – e speranzosi – tempi!