Osservatorio Latinoamericano

u Sulla missione del Presidente Lula al G8 in Germania riportiamo una nota dell’Agenzia Ansa del 3 giugno a firma Oliviero Pluviano.

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Il boom dell’etanolo provocherà quest’anno la più grande messe di canna da zucchero nella storia del Brasile: una produzione di 528 milioni di tonnellate che farà superare per la prima volta i 20 miliardi di litri nell’immissione di alcool brasiliano per biocombustibili sul mercato internazionale. Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che è giunto oggi (3 giugno, ndr) in India, sarà presente alla riunione del G8 in Germania, dove porterà la buona notizia che il Brasile è realmente l’Arabia Saudita “verde” dei nuovi combustibili rigenerabili. L’aumento della produzione di canna da zucchero è superiore all’11,2% rispetto al raccolto del 2006. Di questo totale l’87,4% verrà originato dalle regioni centrali, del sud-est, e meridionali del Brasile. Nello stato di San Paolo, per esempio, che è più grande dell’Italia come chilometri quadrati, la coltivazione della canna da zucchero ha sostituito l’allevamento del bestiame, il caffè e le arance. Nella zona di Ribeirao Preto, nell’interno dello stato, una regione che ha il 60% degli abitanti di origine veneta, le piantagioni si sono ormai ridotte alla monocoltura della canna: le splendide autostrade della regione più ricca del Brasile sfrecciano per centinaia di chilometri attraverso campi ininterrotti della grigio-verde canna da zucchero, alta anche più di tre metri. I 20 miliardi di litri di etanolo corrispondono a un aumento del 14,5% in relazione al raccolto anteriore. Un altro record è relativo a quanto della materia prima verrà impiegato per la fabbricazione di biocombustibili e quanto per lo zucchero: per la prima volta l’etanolo assorbirà più del 50% della produzione di canna. Il ministro dell’agricoltura brasiliano, Reinhold Stephanes, non sta più nella pelle per la contentezza. L’offrire l’alcool di canna da zucchero al posto del petrolio a tutti i paesi del mondo è un business colossale che vede il Brasile primeggiare come produzione e come know-how. Il 90% delle auto prodotte in Brasile (e per la prima volta si pensa che si supereranno i 2,6 milioni di auto fabbricate nel 2006) viaggiano con il sistema “flex”, che consente l’uso indifferente della benzina da petrolio e dell’alcool da canna da zucchero come carburante della vettura. “Abbiamo elementi tecnici che ci permettono l’aumento dal 23% al 25% dell’addizione di alcool alla benzina, che già aggiungiamo al derivato del petrolio”, ha detto Stephanes parlando della benzina normale che in Brasile è già mista con l’etanolo. Nel 2007 sono già entrati in operazione 18 impianti per la distillazione del succo della canna da zucchero. L’aspettativa del ministero è che nei prossimi tre anni comincino a funzionare 50 “usinas” nuove per la trasformazione della canna da zucchero in etanolo. “Il Conab (Companhia Nacional de Abastecimento) ha confermato che l’avanzamento delle aree adibite alla coltivazione di canna da zucchero – ha precisato Stephanes – sta invadendo le zone riservate ai pascoli”. Con questo il ministro ha voluto ancora una volta tranquillizzare il mondo che l’estensione della monocultura della canna non va assolutamente a scapito della foresta amazzonica. Inoltre questo Brasile di Lula dalle mille meraviglie ha visto negli scorsi giorni la costituzione della più grande produttrice di carne bovina del mondo, con l’acquisizione da parte della brasiliana Friboi della seconda macellatrice americana. (Ansa)

 

Prima di partire per il Summit il Presidente Lula ha sollecitato l’attenzione della comunità internazionale su due dossier: il cambiamento climatico e l’apertura commerciale per assicurare il successo dei Negoziati di Doha. Su entrambi i dossier il Brasile, messo sotto accusa, ha dichiarato che farà di più, in particolare aprendo di più alla concorrenza estera il proprio settore industriale e riducendo la pratica del’’debbio” nelle foreste, che produce una grande emissione di CO2. Lula ritiene comunque che in questi due campi la responsabilità maggiore sia quella dei paesi più ricchi. Ricordiamo che Brasile, Messico, Cina, India e Africa, sono stati invitati al summit nel quadro di un dialogo allargato. A Heiligendamm Lula ha giocato il suolo di fervente difensore dei biocombustibili (etanolo e biodiesel), secondo lui capaci di risolvere molte delle sfide attuali dell’umanità. Lula ha sottolineato, in particolare, “il legame esistente tra le questioni del cambiamento climatico, dell’energia e della lotta contro la povertà” nella convinzione che per risolvere questa difficile equazione, i paesi ricchi debbano utilizzare in maniera crescente i biocombustibili”. L’obiettivo di Lula è stato anche quello di dare risposte alle pressioni internazionali sul suo paese e sugli altri membri del G-20 (il gruppo dei paesi emergenti che reclama l’apertura dei mercati agricoli d’Europa e degli Stati Uniti in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio). Il Brasile viene accusato da Europa e Usa soprattutto di protezionismo industriale, tanto che le associazioni ambientaliste come Greenpeace vogliono che il gigante sudamericano fissi dei limiti alle sue emissioni di CO2. Il ministro brasiliano degli esteri Celso Amorin ha già replicato che i negoziati sul commercio e sui cambiamenti climatici non dovranno compromettere lo sviluppo economico del paese. Il Brasile è pronto a fare delle concessioni ma “questo non vorrà dire deindustrializzarsi” a nome della liberalizzazione del commercio. “E’ chiaro comunque che non si può impedire lo sviluppo dei paesi, ed è per questo che dobbiamo utilizzare tecnologie proprie e più sicure come l’etanolo, il biodiesel e i biocombustibili in generale”, ha sottolineato Lula.

 

Si è svolta a San Paolo domenica scorsa la XI^ Parata dell’Orgoglio di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (Glbt) con la partecipazione di più di tre milioni di persone che hanno paralizzato la Avenida Paulista. Il tema della parata di quest’anno è stato “Per un mondo senza razzismo, machismo e omofobia”. L’appoggio del Presidente Lula è stata la più importante novità. Per la prima volta, inoltre, l’evento ha avuto grandi sponsor come la banca federale “Caixa Economica”, il ministero del turismo e il gigante petrolifero brasiliano “Petrobras”. In un sondaggio realizzato dalla segreteria speciale del presidente Lula per i diritti umani, il 59 % dei partecipanti alla parata gay dell’anno scorso ha dichiarato che nella sua vita è stato almeno una volta vittima di aggressione perché omosessuale.