La sessione plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), in corso questo martedì (18/06) a Roma, è stata segnata da forte emozione e tensione politica, riflettendo il malessere generalizzato causato dalla recente approvazione della nuova legge sulla cittadinanza italiana – conosciuta tra le comunità della diaspora come “Decreto della Vergogna”.
Il clima di grande aspettativa era già palpabile dal giorno precedente, quando il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ricevendo i consiglieri del CGIE al Quirinale, ha sorpreso tutti ammettendo pubblicamente la possibilità di correzioni alla normativa appena approvata. Le parole di Mattarella, in netto contrasto con la posizione finora sostenuta dal Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, sono arrivate subito dopo l’intervento incisivo della Segretaria Generale del CGIE, Maria Chiara Prodi, che a nome dell’organismo ha denunciato le “profonde ferite” causate dalla nuova legge tra le comunità italiane all’estero.
Nella plenaria di questo martedì, alla presenza di parlamentari, del Direttore Generale per gli Italiani all’Estero Luigi Vignali e del Sottosegretario di Stato Giorgio Silli, le critiche al Decreto sono proseguite in maniera decisa.
Walter Petruzziello, consigliere eletto dal Brasile e membro del Comitato di Presidenza del CGIE, ha aperto il suo intervento ricordando l’impatto delle parole di Mattarella: “Le sue parole ci hanno dato speranza, una speranza che non possiamo perdere”, ha detto rivolgendosi ai presenti. Ha concentrato il suo intervento in una dura critica al nuovo dispositivo che elimina la cittadinanza italiana automatica per diritto di sangue (iure sanguinis) ai figli minorenni di italiani residenti fuori dall’Italia.
Con tono indignato, ha definito la misura “la cosa più assurda che questa legge ha fatto” e si è chiesto come il legislatore abbia potuto concepire che un figlio minorenne di un cittadino italiano “non sia più italiano per nascita, ma solo per beneficio di legge, dietro pagamento di 250 euro e una procedura burocratica”.
Petruzziello ha inoltre denunciato quello che considera uno scenario caotico e insostenibile dal punto di vista operativo nei consolati italiani, in particolare in Brasile, citando le storiche liste d’attesa a Curitiba e San Paolo. Secondo lui, è irrealistico aspettarsi che migliaia di famiglie riescano a completare il nuovo procedimento entro il termine di un anno fissato dalla legge. “Immaginate cosa succederà nei consolati nel corso di quest’anno. Fanno già fatica a rilasciare passaporti”, ha affermato.
Ha anche lanciato un allarme sulla situazione di migliaia di persone che aspettano nelle cosiddette “liste d’attesa” per il riconoscimento della cittadinanza, chiedendosi come si risolveranno questi casi alla luce della nuova normativa. “Il Vice Direttore Generale della Farnesina è rimasto sorpreso quando gli ho spiegato cosa sono le liste d’attesa, che colpiscono soprattutto Paesi come il Brasile”, ha riferito.
Alla fine del suo intervento, Petruzziello ha annunciato che sarà presente all’udienza pubblica della Corte Costituzionale italiana, prevista per il prossimo 24 giugno, che esaminerà la legittimità dell’articolo 1 della Legge 91/1992, base legale per il riconoscimento della cittadinanza italiana per nascita.
Nella stessa plenaria, il sociologo e genealogista Daniel Taddone, consigliere eletto dal Brasile e coordinatore della commissione del CGIE dedicata allo studio della questione della cittadinanza, ha fatto una breve anticipazione del rapporto tecnico che sarà presentato nel corso della giornata. Ribadendo la posizione critica della commissione, Taddone ha difeso il principio della trasmissione automatica della cittadinanza per nascita e ha sottolineato i rischi istituzionali e umani portati dalla nuova legge.
Con un discorso incisivo, Taddone ha ribadito che la commissione si oppone a qualsiasi tentativo di subordinare la cittadinanza dei figli degli italiani nati all’estero a un processo di acquisizione per beneficio di legge. Secondo lui, la nuova normativa rappresenta una rottura ingiustificabile con il legame storico e giuridico che unisce le nuove generazioni della diaspora italiana al Paese di origine.
Taddone ha sottolineato che il tema è seguito con preoccupazione da esperti, associazioni e leader politici in Brasile e in altre parti del mondo. “La commissione è chiara: l’italianità non può essere trasformata in un oggetto di concessione amministrativa”, ha concluso.
Il clima nella plenaria resta di forte attesa rispetto ai prossimi passi del governo e del Parlamento italiano, di fronte al crescente malcontento delle comunità all’estero e all’imminente decisione della Corte Costituzionale. Le parole di Mattarella, seppur misurate, sono viste come un primo segnale di apertura a una revisione della misura, aumentando ulteriormente la pressione sul governo di Giorgia Meloni e, in particolare, sul ministro Tajani.
Il video che accompagna questo articolo utilizza immagini amatoriali realizzate dagli stessi consiglieri Walter Petruzziello e Daniel Taddone durante la plenaria. Nonostante la qualità tecnica limitata, sono state incluse per il loro valore documentale.
Le dichiarazioni di Mattarella hanno avuto ampia risonanza nella stampa internazionale rivolta agli italiani all’estero. La stessa Ansa, principale agenzia di stampa italiana, ha dato rilievo al tema, sottolineando che “la storia della migrazione italiana è parte essenziale della nostra identità nazionale”. L’agenzia ha ricordato che il Presidente della Repubblica, parlando al Quirinale, ha evitato di commentare il fallimento dei referendum dell’8 e 9 giugno, ma ha affrontato direttamente il decreto che ha ristretto l’accesso alla cittadinanza per i discendenti degli italiani. Secondo l’Ansa, Mattarella ha riconosciuto che la nuova norma ha generato “attenzione e dibattito nelle comunità italiane all’estero”, oltre a provocare “spaesamento”. Per questo motivo, ha affermato, sarà necessario “seguire con attenzione la riflessione che si aprirà sul tema” con l’obiettivo di favorire una “meditata considerazione e, eventualmente, una riconsiderazione” delle norme approvate.