I parlamentari si dividono sul Decreto Tajani durante le sedute della Commissione Affari Costituzionali del Senato

Nel corso di oltre un mese di intensi dibattiti presso la 1ª Commissione permanente Affari Costituzionali del Senato italiano, il disegno di legge per la conversione del Decreto-Legge n. 36/2025 — noto come Decreto Tajani — ha rivelato profonde divisioni tra i parlamentari della maggioranza di governo e quelli dell’opposizione. La Commissione, incaricata di esaminare e votare gli emendamenti al testo, ha ospitato una serie di sedute segnate da interventi critici, difese accese e appelli in nome della diaspora italiana.

Già all’apertura dei lavori, il 2 aprile, il relatore del provvedimento, il senatore Marco Lisei (Fratelli d’Italia), ha difeso la proposta definendola una necessaria modernizzazione delle norme sulla cittadinanza, mentre il senatore Andrea Giorgis (PD-IDP) ha avvertito del rischio di incostituzionalità e dell’esclusione di milioni di discendenti legittimi. Il presidente della Commissione, senatore Alberto Balboni (FdI), ha assunto sin dall’inizio la guida politica delle sedute, conducendo i lavori con fermezza e ribadendo l’allineamento con l’esecutivo.

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Le critiche più dure al decreto sono arrivate dai parlamentari impegnati nella difesa dei diritti degli italiani all’estero. Il 10 aprile, il senatore Francesco Giacobbe (PD-IDP) ha segnalato che il testo rompeva il legame storico tra l’Italia e la sua emigrazione, mentre la senatrice Francesca La Marca (PD-IDP), nella seduta del 15 aprile, ha accusato il governo di ignorare la realtà dell’italianità nel mondo. Parlamentari del Movimento 5 Stelle e del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra hanno anch’essi messo in dubbio la costituzionalità e l’impatto umano della proposta.

Sulla linea del fronte opposto, si è distinto il senatore Roberto Menia (FdI) — uno degli autori del decreto — che, il 23 aprile, ha affermato che la cittadinanza italiana veniva “banalizzata” e che c’erano “troppi passaporti in mani sbagliate”. Le sue dichiarazioni hanno suscitato reazioni indignate, come quella del senatore Mario Borghese (MAIE), che ha difeso gli italo-discendenti dell’America Latina accusando Menia di ignorare la storia dell’emigrazione italiana.

Il senatore Paolo Tosato (Lega), pur generalmente allineato al governo, ha manifestato riserve su alcune disposizioni del testo, soprattutto per quanto riguarda l’avvicinamento al cosiddetto “ius soli”. Altri, come la senatrice Mariastella Gelmini (Cd’I/UDC/MAIE), hanno sostenuto la necessità di un approccio equilibrato, che non tradisse il legame dell’Italia con i suoi discendenti all’estero.

Il relatore Marco Lisei e i rappresentanti del governo, tra cui i sottosegretari Maria Tripodi e Giorgio Silli, hanno mantenuto una linea di difesa rigorosa del decreto, sostenendo che si trattasse di una risposta necessaria alla “deriva incontrollata” della cittadinanza italiana all’estero.

Dopo numerose audizioni pubbliche, nelle quali sono stati ascoltati rappresentanti della società civile, giuristi e portavoce delle comunità italiane nel mondo, la Commissione ha proseguito con la votazione degli emendamenti. L’8 maggio, la seduta n. 321 ha portato all’approvazione di emendamenti controversi, tra cui quelli che subordinano la trasmissione della cittadinanza all’esclusività della cittadinanza italiana da parte dell’ascendente — una condizione che, secondo i critici, potrebbe rendere impraticabile il riconoscimento della cittadinanza per gran parte della diaspora.

Con il dibattito ancora in corso e nuove fasi legislative all’orizzonte, la spaccatura tra i parlamentari riflette un conflitto più ampio tra due visioni opposte dell’italianità: una orientata al controllo e alla chiusura, l’altra radicata nella storia e nel diritto trasmesso attraverso le generazioni dell’emigrazione.


Segue un riassunto degli interventi principali nelle sedute della 1ª Commissione permanente Affari Costituzionali del Senato italiano sul DDL 1432 / Decreto-Legge n. 36/2025 (Decreto Tajani), basato sui resoconti ufficiali:

Seduta n. 304 – 2 aprile (pomeriggio)

Sen. Marco Lisei (FdI) – Relatore. Ha presentato il testo del decreto, sottolineando la necessità di “modernizzare” il riconoscimento della cittadinanza italiana.

Sen. Andrea Giorgis (PD-IDP) – Critico della misura, ha avvertito dei rischi di incostituzionalità e dell’esclusione di discendenti legittimi.

Sen. Alberto Balboni (FdI) – Presidente della Commissione, ha condotto i lavori insistendo su “ordine e metodo”.

Sen. Peppe De Cristofaro (AVS, Misto) – Ha espresso forte opposizione al decreto, definendolo escludente e discriminatorio.

Seduta n. 305 – 2 aprile (pomeriggio)

Seduta tecnica sui lavori della Commissione, presieduta da Balboni.

Seduta n. 307 – 3 aprile

Fissato il termine per la presentazione degli emendamenti: 16 aprile, ore 17:00.

Sedute n. 109, 110, 111, 112 – dall’8 al 10 aprile

Audizioni informali con rappresentanti di associazioni della società civile ed esperti. Non risultano interventi parlamentari registrati.

Seduta n. 310 – 10 aprile (mattina)

Sen. Francesco Giacobbe (PD-IDP) – Ha difeso gli italo-discendenti residenti all’estero e messo in guardia contro il rischio di un arretramento diplomatico.

Presidente Balboni è intervenuto.

Seduta n. 311 – 15 aprile (pomeriggio)

Sen. Francesca La Marca (PD-IDP) – Ha difeso il ruolo delle comunità italiane all’estero e criticato la proposta.

Sen. Roberto Menia (FdI) – Acceso sostenitore del decreto, ha affermato che “ci sono troppi passaporti in mani sbagliate”.

Sen. Antonio Nicita (PD-IDP) – Ha criticato la vaghezza dei criteri e invocato il rispetto dei principi costituzionali.

Sen. Paolo Tosato (Lega) – Ha ribadito la propria contrarietà allo “ius soli”, pur riconoscendo la necessità di modifiche.

Sen. Roberto Cataldi (M5S) – Ha espresso dubbi sulla tenuta giuridica della riforma.

Sen. Dafne Musolino (IV-C-RE) – Ha chiesto coerenza normativa e garanzie per chi è già in procedura.

Sottosegretaria Maria Tripodi (Governo) – Ha difeso il testo originario e illustrato le motivazioni politiche.

Seduta n. 312 – 16 aprile (mattina)

Sen. Peppe De Cristofaro (AVS) – Ha lanciato l’allarme sull’impatto che la misura avrebbe su nipoti e pronipoti di emigrati.

Sen. Andrea Giorgis (PD-IDP) – Ha ribadito la critica sull’incostituzionalità e il regresso storico.

Sen. Mariastella Gelmini (Cd’I/UDC/MAIE) – Ha invocato equilibrio e tutela per gli italo-discendenti.

Sen. Marco Lisei (FdI) – Relatore, ha rinnovato la propria difesa del testo in nome dell’“interesse nazionale”.

Sottosegretario Giorgio Silli – Ha rappresentato il Governo e riaffermato l’impegno per la “credibilità” della cittadinanza italiana.

Seduta n. 314 – 23 aprile (sera)

Sen. Roberto Menia (FdI) – Ha ripetuto le critiche contro presunti abusi e parlato di “passaporto in promozione”.

Sen. Mario Borghese (MAIE) – Ha difeso gli italiani dell’America Latina, respingendo l’approccio punitivo del decreto.

Seduta n. 316 – 29 aprile

Sen. Francesco Giacobbe (PD-IDP) – Ha manifestato indignazione per i toni usati da Menia e difeso gli emigrati.

Sen. Roberto Cataldi (M5S) – Ha rinnovato le sue critiche sull’incoerenza del testo.

Sen. Paolo Tosato (Lega) – Ha criticato in modo indiretto e sottile gli eccessi ideologici della proposta.

Seduta n. 318 – 6 maggio

Seduta incentrata sull’analisi degli emendamenti. Presidenza di Balboni. Non risultano interventi parlamentari rilevanti nei resoconti.

Seduta n. 321 – 8 maggio (mattina)

Seduta decisiva: approvati numerosi emendamenti, comprese riformulazioni controverse.

Allegati al resoconto: testo aggiornato e ordini del giorno. Non risultano interventi parlamentari registrati.