In un clima di forte tensione politica, ma anche di rinnovata speranza, la prima plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), convocata dopo l’approvazione della nuova legge sulla cittadinanza italiana – conosciuta tra le comunità della diaspora come il “Decreto della Vergogna” – ha cominciato a produrre le sue prime risposte istituzionali. Sebbene i lavori dell’assemblea, iniziata il 16 giugno e ancora in corso a Roma, si concluderanno ufficialmente solo il prossimo 20 giugno, un importante segnale politico è già stato dato: l’approvazione, a larga maggioranza, di un Ordine del Giorno che chiede la revisione di punti centrali della nuova normativa.
Il contesto di questa plenaria è particolarmente carico di simbolismo e aspettative. Il 17 giugno, i consiglieri del CGIE sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Palazzo del Quirinale. In un gesto che ha sorpreso molti osservatori, il Capo dello Stato ha pubblicamente riconosciuto l’esistenza di “attenzione, dibattito e persino disorientamento” tra gli italiani all’estero rispetto alla nuova legge, ammettendo per la prima volta la possibilità di una “meditata considerazione e, eventualmente, una revisione” delle misure adottate.
Le parole di Mattarella sono arrivate il giorno dopo il duro intervento della Segretaria Generale del CGIE, Maria Chiara Prodi, che, rappresentando ufficialmente l’organismo, aveva parlato di “ferite profonde” aperte dalla nuova legge nelle comunità italiane nel mondo. Prodi ha chiesto che le istituzioni italiane ascoltino con serietà le voci dei cittadini all’estero, che si sentono esclusi e non considerati.
Un altro aspetto che aumenta la tensione istituzionale è il fatto che il CGIE sia, per legge, un organo presieduto dal Ministro degli Affari Esteri – attualmente Antonio Tajani – e che, nonostante ciò, non sia stato nemmeno consultato durante il processo di elaborazione e approvazione del decreto che ha modificato la legge sulla cittadinanza italiana. Questo disprezzo istituzionale, già motivo di critiche in passato, è diventato ancora più evidente nel corso della plenaria, approfondendo il divario politico e istituzionale tra il Ministro e il Consiglio.
Durante i dibattiti, che hanno visto la partecipazione di parlamentari, del Direttore Generale per gli Italiani all’Estero, Luigi Vignali, e del Sottosegretario di Stato Giorgio Silli, i consiglieri hanno analizzato l’impatto concreto della nuova legge. Dopo manifestazioni di protesta e forte indignazione da parte di rappresentanti eletti in diversi continenti (pur essendoci anche chi difende le misure), è stato approvato un Ordine del Giorno con proposte legislative concrete.
Il documento approvato propone al Parlamento italiano: l’eliminazione delle restrizioni alla trasmissione della cittadinanza italiana da parte dei residenti all’estero già in possesso della cittadinanza; la rimozione delle limitazioni imposte agli italiani che possiedono anche un’altra cittadinanza; la fine di qualsiasi termine massimo per la presentazione delle richieste di riacquisizione della cittadinanza da parte di coloro che l’hanno persa in virtù di normative precedenti; il riconoscimento del diritto alla cittadinanza italiana per gli italo-discendenti che dimostrino un legame culturale e linguistico con l’Italia; il riconoscimento del diritto di presentare domanda di riconoscimento della cittadinanza a tutte le persone che, fino al 27 marzo 2025, risultavano già inserite nelle liste d’attesa delle rappresentanze consolari, anche se non avevano ancora una data fissata; e la richiesta di dati statistici dettagliati sul riconoscimento della cittadinanza italiana, compresi i valori incassati dal 2014 attraverso le tariffe previste al capitolo 7-bis delle tabelle consolari.
L’approvazione dell’Ordine del Giorno rappresenta un passo significativo nella mobilitazione politica degli italiani all’estero, in un momento in cui cresce la pressione internazionale sul governo di Giorgia Meloni e, in particolare, sul ministro Tajani, considerato il principale responsabile della nuova legislazione.
Il CGIE continuerà a riunirsi fino al 20 giugno e l’attenzione ora si concentra anche sull’udienza pubblica prevista per il 24 giugno presso la Corte Costituzionale italiana, che analizzerà la costituzionalità di disposizioni centrali della legge attuale sulla cittadinanza.