Il processo legislativo non è ancora concluso e, presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, continuano le discussioni sulla riorganizzazione del Ministero degli Affari Esteri e sulla creazione di una nuova direzione generale a Roma. Con questa osservazione il deputato Toni Ricciardi (Partito Democratico), eletto nella Circoscrizione Europa, ha aperto il suo intervento al Convegno Nazionale sulla Cittadinanza Italiana iure sanguinis dopo la riforma del 2025, svoltosi questo giovedì (02/10) all’Università di Siena e trasmesso in diretta ed esclusiva dalla Rivista Insieme.
Partecipando in videoconferenza, Ricciardi ha sottolineato che il suo gruppo parlamentare ha presentato oltre 230 delle 245 proposte di emendamento al progetto, riuscendo a rallentarne l’iter e a ottenere alcune concessioni, come la proroga di due anni dell’entrata in vigore della misura, la riduzione dei termini da 48 a 36 mesi (con l’obiettivo di scendere a 24) e la previsione del rilascio della carta d’identità elettronica per tutti gli iscritti all’AIRE in qualsiasi comune d’Italia.
Pur riconoscendo la sfiducia diffusa nei confronti del Parlamento, Ricciardi ha sostenuto che la battaglia politica deve continuare. Ha ricordato che, nel maggio scorso, quando fu votata la conversione del Decreto-Legge n. 36/2025, denunciò in Aula che quella data sarebbe stata ricordata come “il giorno della vergogna”, poiché rappresentava il taglio delle radici dell’Italia con la sua storia e con la sua identità legata all’emigrazione.
Ricciardi ha rivolto dure critiche al ministro Antonio Tajani, da lui definito “il peggior ministro degli Esteri della storia repubblicana”, ritenendolo responsabile di quella che ha qualificato come ignoranza giuridica e legislativa che ha dato origine all’attuale legge. A suo avviso, la riforma ha moltiplicato arbitrariamente le categorie di cittadini, trasformando la cittadinanza in un “risiko legislativo”, nel quale le persone vengono trattate come pedine di un gioco.
Tra gli effetti più perversi ha citato l’obbligo di iscrizione dei neonati entro dodici mesi per evitare che fratelli della stessa famiglia si ritrovino con cittadinanze diverse, l’introduzione di una tassa di 250 euro per la registrazione dei minori nati all’estero e la grande confusione creata nei consolati e nei piccoli comuni, ora costretti a verificare cittadinanze multiple di chi richiede la trasmissione del diritto.
Secondo Ricciardi, questa logica nega la stessa storia dell’emigrazione italiana. “Quando l’Italia era un paese di affamati, furono quegli emigranti con le valigie di cartone a permettere alla nazione di sopravvivere e diventare una potenza mondiale. Negare la cittadinanza ai loro discendenti significa non riconoscere questo debito storico”, ha affermato.
Concludendo il suo intervento, il deputato ha ribadito che la lotta contro la legge sulla cittadinanza deve proseguire “fino all’ultimo giorno utile di questa legislatura”, non solo in Parlamento, ma anche nei mezzi di comunicazione, nelle università e nelle scuole, come forma di garantire il rispetto del principio dello ius sanguinis e la trasmissione automatica della cittadinanza italiana ai discendenti.