Raffaele Marchetti definisce il Decreto Tajani come “errore strategico nazionale” e lancia l’allarme sui costi politici, economici e demografici della misura che restringe la cittadinanza iure sanguinis
“Il decreto approvato ha un impatto diretto sul futuro dell’Italia. È un errore profondo, strategico, che potrebbe costare al Paese fino a un terzo della sua popolazione.” Con queste parole forti, il professor Raffaele Marchetti, docente di Relazioni Internazionali presso l’Università LUISS “Guido Carli” di Roma, definisce ciò che è in gioco con il Decreto-Legge n. 36/2025, ormai noto come Decreto Tajani.
In un’intervista esclusiva concessa all Rivista Insieme, Marchetti ha offerto una diagnosi severa della misura che rende più rigido il riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza: “Stanno vincendo i contrari all’idea di una Grande Italia, con la sua gente sparsa nel mondo”, ha affermato.
“E ciò che è ancora più grave: stanno vincendo anche logiche puramente amministrative, che vedono la cittadinanza come un peso, un costo.”
“L’Italia perderà popolazione. E la perderà per sempre.” – Il professore avverte che la conseguenza più immediata della nuova normativa sarà l’indebolimento demografico di un Paese che già affronta un grave declino della popolazione: “Oggi l’Italia conta poco meno di 60 milioni di cittadini. Parliamo di una perdita potenziale di 10, 20, forse anche 30 milioni di persone. È drammatico. Entro la fine del secolo, l’Italia potrebbe scendere sotto i 40 milioni di abitanti.”
E aggiunge: “Chiudere la porta in faccia a decine di milioni di persone per alcuni casi isolati di uso strumentale della cittadinanza è un’assurdità dal punto di vista quantitativo.”
“Una decisione senza dibattito, senza consultazione, senza legittimità” – Marchetti contesta anche il modo in cui il decreto è stato approvato, senza discussione parlamentare né pubblica: “Stiamo parlando di una delle decisioni più fondamentali che un governo possa prendere — e che è stata adottata in modo assolutamente verticistico, senza dibattito. È gravissimo.”
Non nasconde la sua sorpresa davanti all’atteggiamento del governo, soprattutto perché la misura è stata adottata dal partito della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, storicamente più sensibile al tema della cittadinanza della diaspora:
“La stessa Presidente aveva mostrato apertura recentemente, anche durante le visite in Brasile e in Argentina. Il diritto di voto per gli italiani all’estero è stato una conquista promossa da parlamentari dello stesso orientamento politico. È un paradosso.”
“L’Italia sta perdendo i suoi legami con il mondo” – Secondo il professore, la decisione porterà anche conseguenze economiche e politiche concrete: “Le comunità italiane all’estero hanno un ruolo strategico nel commercio, nei consumi, nella promozione del Made in Italy. Si vedono già reazioni di boicottaggio dei prodotti italiani. E cresce il sentimento di distacco.”
Marchetti denuncia quello che considera un grave passo indietro: “È esattamente il contrario di ciò che avremmo dovuto fare. Il messaggio che si sta mandando è: ‘non vi vogliamo’. È un gravissimo errore politico che scoraggia i rapporti sociali, culturali, turistici ed economici.”
Una possibile inversione? – Di fronte a questo scenario, Marchetti vede nella mobilitazione internazionale e parlamentare l’unica strada possibile per limitare gli effetti del decreto: “Se ci sarà un dibattito pubblico e pressione, il Parlamento potrebbe forse chiedere delle modifiche. Ma bisogna agire subito. Il decreto è già in vigore.”
E conclude: “La parola più importante che posso dire è che mi dispiace e mi vergogno di questa decisione. Spero che il Paese abbia la forza di correggerla. L’Italia sta buttando via la sua più grande ricchezza: la sua gente.”