Nonostante la vittoria del “sì” al referendum sulla cittadinanza italiana, l’elevato tasso di astensione ha reso giuridicamente inefficace il risultato; in Brasile, l’affluenza è stata inferiore al 30%, in contrasto con quanto osservato in altre regioni delle Americhe.
I referendum svoltisi in Italia l’8 e il 9 giugno 2025 — e anticipatamente all’estero tramite il voto per corrispondenza — non hanno raggiunto il quorum necessario di partecipazione e, pertanto, non avranno valore legale, anche a fronte della netta affermazione del voto favorevole (“sì”) in tutte le consultazioni. Il tema della cittadinanza italiana, tra i più sentiti dalle comunità di origine italiana nel mondo, ha mobilitato una parte dell’elettorato, ma è stato fortemente penalizzato da campagne di boicottaggio, disinformazione e stanchezza istituzionale.
Secondo i dati ufficiali raccolti sul portale Eligendo del Ministero dell’Interno italiano, il tasso di partecipazione complessivo (Italia più estero) si è fermato al 30,59%, ben al di sotto del 50% + 1 voto richiesto dalla Costituzione affinché i referendum siano validi. Di conseguenza, sebbene il “sì” abbia ottenuto oltre il 65% dei voti validi sul quesito relativo alla cittadinanza italiana, il risultato è stato automaticamente annullato.
In Italia, su quasi 46 milioni di elettori aventi diritto, poco più di 14 milioni si sono recati alle urne, pari al 30,59% del totale. Tra coloro che hanno votato, il “sì” ha ottenuto 9.023.628 voti (65,49%), contro 4.754.415 voti (34,51%) per il “no”. Sono state registrate inoltre quasi 94 mila schede nulle e circa 200 mila schede bianche.
Anche tra gli italiani all’estero, il tasso di partecipazione è stato modesto. Dei più di 5,3 milioni di elettori iscritti fuori dall’Italia, solo poco più di 1,1 milioni ha partecipato effettivamente al voto sulla cittadinanza. Il “sì” ha raccolto 725.268 voti (63,45%), mentre il “no” ha ottenuto 417.702 voti (36,55%).
L’analisi regionale rivela differenze significative nell’adesione al processo. In America del Nord e Centrale, ad esempio, la partecipazione si è fermata al 16,45%, ben al di sotto della media generale. In America del Sud, dove il corpo elettorale è sensibilmente più ampio, l’affluenza è stata comunque bassa, ma superiore a quella del Nord. I dati di questa regione, tuttavia, sono ancora soggetti ad aggiornamenti, come indicato dallo stesso portale del Ministero dell’Interno.
In Brasile, il tasso di partecipazione è stato particolarmente emblematico. Su 561.765 elettori registrati, solo 166.167 hanno votato, pari al 29,58%, un dato quasi identico a quello registrato in Italia. Questo contrasta con quanto osservato in altre parti dell’America Latina, dove il disinteresse elettorale è stato ancora più marcato. Tra i votanti brasiliani, il “sì” ha ottenuto 91.007 voti (59,07%), mentre il “no” ne ha ricevuti 63.062 (40,93%). Sono state registrate oltre 10 mila schede nulle e circa 1.600 bianche.
I risultati del Brasile sorprendono, soprattutto alla luce della forte mobilitazione sociale e istituzionale che ha caratterizzato il paese negli ultimi anni attorno alla cittadinanza italiana, con proteste contro il cosiddetto “Decreto Tajani”, recentemente trasformato in legge. Il tasso di astensione del 70,42% in Brasile — quasi identico a quello registrato sul territorio italiano — evidenzia un paradosso: nonostante l’elevata indignazione e l’attivismo online, la risposta elettorale concreta non si è realizzata in modo proporzionale.
Tra le cause possibili della scarsa affluenza, gli analisti citano la scarsa conoscenza dei contenuti del referendum, la mancanza di campagne informative efficaci, la sfiducia nello strumento e, in particolare, il boicottaggio promosso da settori politici — inclusi membri del governo — che hanno percepito le proposte come una minaccia allo status quo giuridico e ideologico della cittadinanza italiana.
Sebbene giuridicamente nulli, i risultati dei referendum mantengono un valore simbolico. Dimostrano che la maggioranza dell’elettorato attivo (pur ridotto) sostiene l’ampliamento e la modernizzazione delle regole sulla cittadinanza, un elemento che potrebbe essere ripreso in futuri progetti legislativi. Allo stesso tempo, i risultati rendono evidente la necessità di riformare gli strumenti stessi della democrazia diretta in Italia, che richiedono un quorum elevato e sono vulnerabili a strategie di smobilitazione.
Il voto per corrispondenza, utilizzato dagli elettori italiani all’estero, ha nuovamente evidenziato problemi già noti e ricorrenti. In diversi paesi, in particolare in America del Sud, si sono moltiplicate le segnalazioni di ritardi nella consegna delle buste elettorali, oltre a casi di mancato ricevimento del materiale da parte di elettori regolarmente iscritti, che avevano già partecipato a precedenti tornate elettorali.