Senza aspettare mesi: giuristi creano un metodo per portare l’urgenza dei minori alla Corte Costituzionale

La strategia giuridica adottata nel caso di Mantova ha rotto con il flusso tradizionale dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza e ha aperto una via accelerata per portare la questione direttamente all’esame della Corte Costituzionale. Il caso sottoposto al Tribunale di Mantova — come riportato da Insieme — ha determinato un immediato rinvio della questione all’organo di vertice della giustizia costituzionale italiana, senza la lunga attesa per le udienze preliminari che normalmente possono richiedere mesi.

Invece di attendere il procedimento ordinario — che, come noto, è lento e incide direttamente sui minori, i quali rischiano di perdere diritti fondamentali — gli avvocati hanno adottato un’azione specifica per provocare sin da subito il controllo di costituzionalità della Legge n. 74/2025 (conversione del Decreto-Legge n. 36/2025) nella parte relativa ai minori.

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L’avvocata Maria Stella La Malfa spiega che, per questo scopo, è stata presentata all’ufficiale dello stato civile una richiesta di trascrizione dell’atto di nascita di un minore non menzionato nella sentenza di riconoscimento della cittadinanza del nucleo familiare. L’obiettivo era ottenere un diniego formale — requisito indispensabile per promuovere l’azione davanti al Tribunale competente, ai sensi dell’articolo 95 del D.P.R. 396/2000.

In un primo momento l’ufficiale ha risposto in modo generico. Di fronte all’insistenza della difesa, ha poi emanato un provvedimento formale di rifiuto, che ha consentito di dare seguito all’azione giudiziaria. Successivamente il Tribunale è stato adito con la richiesta di rimessione alla Corte Costituzionale, accompagnata dalle questioni incidentali di incostituzionalità della nuova legge.

L’iniziativa ha visto la partecipazione del professor Alfonso Celotto, costituzionalista e avvocato patrocinatore del caso, che ha ribadito la necessità di tutelare i diritti dei nati prima dell’entrata in vigore della norma, a prescindere dall’età attuale.

Secondo La Malfa, la questione esaminata non si limita alla disparità tra fratelli — come spesso si discute nel dibattito pubblico — ma riguarda tutti i minori coinvolti dall’applicazione dell’articolo 3-bis della Legge sulla Cittadinanza. L’avvocata sottolinea che si tratta di un tema di portata generale: “L’incostituzionalità sollevata si estende a tutti i nati prima della nuova legge”.

L’ordinanza di rimessione, a suo avviso, è particolarmente ben motivata e dovrebbe essere pubblicata a breve nella Gazzetta Ufficiale.

Altre azioni sono già in corso presso diversi tribunali italiani, con l’obiettivo di contestare ulteriori disposizioni della Legge n. 74/2025 che, secondo lo studio legale, presentano anch’esse profili di incostituzionalità.

Di seguito, il testo integrale inviato a Insieme dall’avvocata Maria Stella La Malfa:

“La questione è stata trattata in modo innovativo rispetto al procedimento comune normalmente adottato nelle azioni di riconoscimento della cittadinanza. Invece di attendere la fissazione dell’udienza, che, come si sa, può richiedere mesi, si è deciso di provocare direttamente il giudice sulla base di un caso specifico creato ad hoc per sollevare la questione di costituzionalità.

A tal fine è stata presentata all’ufficiale dello stato civile una richiesta di trascrizione dell’atto di nascita di un minore non menzionato nella sentenza di riconoscimento, insistendo formalmente per ottenere un rifiuto espresso, requisito indispensabile per proporre l’azione davanti al Tribunale competente, ai sensi dell’articolo 95 del D.P.R. n. 396/2000. In un primo momento l’ufficiale ha risposto in modo vago, ma poi ha ritenuto che dovesse emettere un provvedimento espresso e formale, come poi è avvenuto.

Ricevuto il provvedimento di rifiuto, la questione è stata sottoposta al Tribunale di Mantova, accompagnata dalle questioni incidentali di incostituzionalità della Legge n. 74/2025 (di conversione del Decreto-Legge n. 36/2025).

Il caso ha visto la partecipazione del Prof. Alfonso Celotto, professore ordinario di Diritto Costituzionale, che ha anche svolto la funzione di avvocato patrocinatore nella fase giudiziale.

L’ordinanza emessa dal Tribunale è particolarmente ben motivata, affronta vari profili costituzionali e sistematici e sarà pubblicata a breve nella Gazzetta Ufficiale.

È opportuno sottolineare che la questione non riguarda la disparità di trattamento tra fratelli, ma esclusivamente la condizione di un figlio minore, riguardando l’applicazione dell’articolo 3-bis della Legge sulla Cittadinanza e sollevando l’incostituzionalità della norma con riferimento a tutti i nati prima della nuova legge, indipendentemente dall’età.

Altre azioni contro i rifiuti di trascrizione da parte dei Comuni sono già state presentate da questo studio legale, e nuove iniziative sono in preparazione presso altri tribunali, al fine di contestare la costituzionalità di ulteriori disposizioni della stessa legge che, a nostro avviso, presentano anch’esse profili di incostituzionalità.”