Con appena 119 senatori presenti e 118 votanti, il Senato della Repubblica Italiana ha approvato nel pomeriggio di giovedì 15 maggio il disegno di legge di conversione del Decreto-Legge n. 36 del 28 marzo 2025, noto come Decreto Tajani, che introduce nuove e severe restrizioni al riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza (iure sanguinis). I voti favorevoli sono stati 81, i contrari 37 e nessuna astensione. Il testo passa ora alla Camera dei Deputati, dove le votazioni sono già programmate per il 19 e 20 maggio.
La seduta è stata caratterizzata da interventi accesi, contestazioni sulla costituzionalità del provvedimento e accuse di opportunismo politico da parte del governo guidato da Giorgia Meloni. L’opposizione ha denunciato l’uso di un decreto-legge per riformare in modo affrettato e poco dibattuto un tema di tale complessità storica, giuridica e umana.
Tra gli interventi più significativi, quello del senatore Marco Lombardo (Azione), che ha accusato il governo di aver creato gli “esodati della cittadinanza italiana”, una nuova categoria di persone private retroattivamente del diritto alla cittadinanza. “Il sangue non è acqua”, ha dichiarato, denunciando la rottura del legame con milioni di discendenti di italiani nel mondo. “State dicendo agli italiani all’estero che non sono più i benvenuti, che il diritto cui avevano accesso non vale più, e con effetto retroattivo”, ha affermato. Lombardo ha definito il decreto potenzialmente incostituzionale e ha avvertito del rischio di un “contenzioso giuridico gigantesco”.
Nel suo intervento, Lombardo ha lanciato un forte allarme sulla probabile incostituzionalità del Decreto Tajani, affermando che il testo viola principi fondamentali negando retroattivamente un diritto che, secondo la normativa vigente fino ad allora, veniva acquisito automaticamente alla nascita. Secondo il senatore, il governo “apre la strada al più grande contenzioso giuridico della storia repubblicana”, spostando il problema dalla rete consolare alle aule giudiziarie e creando un’ondata di cause e incertezza giuridica per migliaia di discendenti di italiani.
La senatrice Musolino ha rafforzato la critica contro la retroattività del decreto, definendolo una “falcidia brutale” dei diritti, ricordando che molti procedimenti si sono bloccati per colpa dello Stato stesso. “Non è colpa del cittadino se il consolato gli ha dato un appuntamento dopo il 27 marzo”, ha affermato. Ha inoltre condannato l’introduzione di una tassa di 250 euro per le domande di riacquisizione della cittadinanza, definendola un “balzello” mirato unicamente a “fare cassa” a spese degli italiani all’estero.
Con tono altrettanto critico, il senatore Parrini ha accusato il governo di usare la legge come strumento di ritorsione politica contro gli elettori all’estero, che alle ultime elezioni hanno votato in maggioranza per il centrosinistra. “State togliendo diritti a persone che hanno con l’Italia legami autentici”, ha detto.
Di segno opposto, i senatori della maggioranza come Occhiuto e Pirovano hanno difeso il provvedimento come necessario per contrastare gli abusi e “restaurare il valore della cittadinanza”. Per Occhiuto, la cittadinanza “non è un certificato, ma un patto di responsabilità”. Pirovano (Lega), pur riconoscendo la complessità del tema, ha affermato che il decreto ha cercato un equilibrio tra il diritto di sangue e la necessità di fermare le frodi. “Abbiamo fatto il possibile per migliorare il testo, anche con i limiti di tempo e forma”, ha dichiarato.
Il senatore Menia (Fratelli d’Italia) ha concluso la seduta con un lungo discorso di tono nazionalista e spirituale, paragonando la cittadinanza a un’eredità da “riconquistare”. Ha denunciato nuovamente quella che ha definito la “Black Friday della cittadinanza italiana” e attaccato i “traffici milionari” delle agenzie che sfrutterebbero il riconoscimento per discendenza. “Non si può andare avanti con questo mercantilismo”, ha affermato.
Nonostante le modifiche introdotte in Commissione Affari Costituzionali — tra cui una finestra per il rientro degli ex cittadini e la salvaguardia per le domande presentate prima del 27 marzo —, gli interventi dell’opposizione e di alcuni membri della maggioranza hanno dimostrato che più che una sintesi, la votazione è stata un compromesso politico.
Ora l’attenzione si sposta alla Camera dei Deputati, dove l’opposizione promette battaglia per bloccare o modificare radicalmente il testo. “Quello che è stato approvato oggi è un taglio profondo al legame storico che unisce l’Italia alla sua diaspora”, ha dichiarato il senatore Cataldi (Movimento 5 Stelle). Per lui, il decreto “rende l’Italia più piccola di fronte alla propria storia”.
Il servizio è accompagnato dal video integrale del Senato, con la registrazione della seduta in cui è stato approvato il Decreto-Legge n. 36/2025 — noto come Decreto Tajani. Il documento audiovisivo, sottotitolato in portoghese con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, permette al pubblico brasiliano di seguire gli interventi più significativi dei senatori, tra cui Lombardo, Musolino, Parrini, Borghese, Menia e altri protagonisti del dibattito parlamentare sulla cittadinanza italiana iure sanguinis.