Senato italiano respinge le obiezioni preliminari e procede con il voto sul controverso Decreto Tajani

La decisione sul futuro della cittadinanza italiana sarà presa giovedì 15 maggio, a partire dalle ore 10 (ora italiana), in una sessione decisiva in Aula.

In una seduta segnata da forti scontri politici e da interventi carichi di emozione, il Senato della Repubblica Italiana ha respinto nel tardo pomeriggio di mercoledì 14 maggio le mozioni di “questione pregiudiziale” presentate da parlamentari dell’opposizione contro il disegno di legge di conversione del Decreto-Legge n. 36 del 28 marzo 2025 — conosciuto come Decreto Tajani, che introduce nuove restrizioni al riconoscimento della cittadinanza italiana per discendenza (iure sanguinis).

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Le cosiddette questioni pregiudiziali sono obiezioni sollevate prima dell’analisi del merito di un provvedimento, basate su aspetti giuridici, costituzionali o procedurali. Il loro scopo è chiedere che il testo non prosegua il suo iter legislativo in quanto ritenuto illegittimo o inopportuno. Quando viene respinta, come avvenuto in questo caso, l’obiezione è rigettata dai senatori e il provvedimento può continuare regolarmente il proprio iter con la discussione e la votazione del merito.

La bocciatura della mozione pregiudiziale è stata confermata da 131 voti validi, con il seguente esito: 53 favorevoli, 77 contrari e 1 astensione, su un totale di 132 senatori presenti. La maggioranza richiesta era di 66 voti.

L’opposizione denuncia retroattività e incostituzionalità

Durante il dibattito, il senatore Francesco Giacobbe (PD), eletto nella circoscrizione America Meridionale, ha definito il decreto “un atto di violenza istituzionale” contro gli italiani nel mondo. A suo avviso, il testo rompe con la tradizione italiana di valorizzazione dell’emigrazione e introduce una retroattività inaccettabile, impedendo la trasmissione della cittadinanza ai figli di cittadini italiani che possiedono un’altra nazionalità, anche se nati prima dell’entrata in vigore della norma.

La senatrice Dafne Musolino (Italia Viva) ha rafforzato la critica, affermando che il governo ha fatto uso improprio dello strumento del decreto-legge — riservato, secondo la Costituzione, a casi di urgenza comprovata. “Parliamo di cittadinanza, non di un atto amministrativo. Non esiste alcuna emergenza che giustifichi questa violenza giuridica”, ha detto.

Il senatore Ivan Scalfarotto (IV), con toni aspri, ha accusato il governo di “comportarsi come un ubriaco istituzionale”, affermando che il decreto è stato elaborato senza logica né pianificazione, danneggiando non solo i discendenti all’estero ma anche le politiche di integrazione interna.

Il governo difende il contrasto agli abusi

Senatori della maggioranza, come Marco La Porta (Fratelli d’Italia), hanno difeso il decreto come risposta necessaria alla cosiddetta “esplosione delle richieste di cittadinanza per discendenza di quinta o sesta generazione”. Secondo lui, l’obiettivo non è limitare l’accesso legittimo alla cittadinanza, ma combattere le “pratiche anomale” messe in atto da studi legali e agenzie che trarrebbero profitto dalla facilitazione del processo.

Sempre secondo La Porta, il testo è stato migliorato con emendamenti che hanno introdotto eccezioni e attenuato gli effetti retroattivi della norma. È stata inoltre evidenziata l’introduzione di un meccanismo per il riacquisto della cittadinanza da parte di chi l’ha persa in seguito a naturalizzazione forzata nei Paesi di emigrazione, misura vista come segnale di “apertura al dialogo”.

Prossima tappa: voto sul merito

Con la bocciatura delle questioni pregiudiziali, il Senato passa ora alla fase più decisiva dell’iter: la discussione e il voto sul contenuto del disegno di legge di conversione del decreto, che si terrà giovedì 15 maggio a partire dalle ore 10 (ora italiana).

Diversamente da altre fasi del processo legislativo, non sarà più possibile presentare nuovi emendamenti durante la plenaria, poiché il termine per modificarne il testo si è chiuso in Commissione Affari Costituzionali. La seduta sarà dunque dedicata esclusivamente alla votazione finale del testo già approvato in Commissione.

Se approvato, il progetto passerà alla Camera dei Deputati. Se respinto, il decreto decadrà al termine del limite costituzionale di 60 giorni.

Dibattito disponibile in video con sottotitoli in portoghese

L’intero dibattito tenutosi mercoledì in Aula al Senato è già disponibile in video, con sottotitoli automatici in lingua portoghese generati con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. La misura consente ai discendenti di italiani e agli interessati al tema in tutto il mondo di seguire gli interventi pronunciati dai senatori della maggioranza e dell’opposizione. Il contenuto è stato diffuso sui social dai parlamentari contrari al decreto.