u BUENOS AYRES – La vicinanza del rinnovo delle autorità dei Comites presenta nella nostra collettività un dibattito che divide le opinioni.

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Alcuni dirigenti comprendono la necessità di un cambiamento di ruolo in questi organismi che implica chiaramente una nuova legge mentre invece altri propongono che si voti e dopo si lavori sulle riforme.

A partire dalle elezioni politiche che hanno permesso l’elezione dei parlamentari all’estero si mette in discussione ancor di più il ruolo sia dei Comites che quello del Cgie.

Si deve o no eliminare il Cgie? Certamente no. I Comites funzionano come unità di nesso tra la comunità, le autorità elette e quelle diplomatiche mentre invece il CGIE funziona come nesso tra i parlamentari eletti, le associazioni ed i Comites senza pregiudizio di quei membri che sono più in contatto con la comunità in generale.

La cosa fondamentale qui è considerare la riforma di questi organismi in funzione dell’ampliamento della base sociale di una democrazia basata sulla partecipazione attiva dei cittadini. Devono trasformarsi in organismi che promuovano l’interesse della comunità italiana all’estero alla partecipazione ai processi decisionali in maniera attiva e costruttiva.

Chiaramente, consideriamo che si devono approfondire ancora di più le rappresentanze in una piramide che si innalza solida dalla base fino alla cuspide. Una solida forza composta, dal basso all’alto, dalla base della nostra società, rappresentata a sua volta dai Comites, eletti in un’elezione diretta, un CGIE eletto dalle istituzioni che emergano dalle stesse e che si riuniscano con i parlamentari eletti nelle elezioni politiche per mezzo del voto diretto degli italiani.