u SÃO PAULO – SP – Nella Fiera Internazionale dell’Industria del Plastico aperta dal ministro dello Sviluppo Industria e Commercio Luiz Fernando Furlan, occupando un’area di 600 m² dell’Anhembi, nel Padiglione Italiano sono state ospitate 23 ditte, con il supporto dell’Istituto Italiano per il Commerico Estero, che rappresentano la tecnologia, la versatilità e la tradizione italiana per macchine, matrici e forniture per la fabbricazione del plastico e della gomma.

Alessandro Veronesi presidente dell’Assocomaplast ci ha dato un’intervista.

PATROCINANDO SUA LEITURA

n La vostra associazione a quante manifestazioni parteciperà questo anno?

Da anni siamo presenti a questi eventi in Cina, India, Russia, Iran, Argentina che sono particolari mercati dove a maggior ragione i costruttori italiani hanno bisogno di un supporto, non ultimo anche economico, se il Ministero delle Attività Produttive elargisce qualcosa, ben venga, faccia conto che in Cina il m² di area espositiva costa 500 US$ ed anche in Russia, credo che qui siamo sui 300 US$. Facciamo anche una delle promozioni articolate con diversi attori.

Assocomaplast ha una struttura molto diversificata, editiamo una rivistina con 60.000 copie in lingue diverse, oltre all’italiano anche in inglese, spagnolo, polacco, arabo, russo e ne stiamo preparando una in farsi per l’Iran. Ci organizziamo in queste fiere con 20, 30 stand di rappresentanza personalizzati.

n Quali sono i mercati principali in cui partecipate? L’ICE è sempre presente?

Sono mediamente da 10 a 15 ogni anno con la partecipazione autonoma di Assocomaplast in cui distribuiamo la rivista, diamo e raccogliamo informazioni e queste fiere ce le paghiamo con le nostre risorse. Con l’ICE concordiamo un programma promozionale annuo per le attività produttive in cui riceviamo un sostanziale sostegno.

n Quanto al fatturato complessivo del 2004?

I costruttori italiani del setore secondo una graduatoria mondiale nell’export sono al terzo posto dopo i tedeschi e i giapponesi. Con il Giappone abbiamo un vantaggio perché non fabbricano tutta la gamma di macchine , loro sono molto forti nelle macchine ad iniezione che è il 60% della loro produzione, sono scarsi nell’estrusione e sul soffiaggio che sono le tre branche portanti, tutto ciò è accompagnato da una serie di tecnologie che sanno fare di tutto e di più.

Detto ciò la produzione dell’anno scorso che è andata stimata a far fronte alle esportazioni, perché noi raccogliamo i dati dei nostri associati che sono circa 180, ma non sono la totalità dei produttori italiani, dei nostri ilfattuato rappresneta l’80% settoriale. Produzione: 3.85 miliardi di euro di cui 2.25 esportati, l’importazione è stata pari a 625 milioni di euro, forniti al 40% dai tedeschi, perché all’italiano piace la tecnologia di quel paese. Sembra che in tutto il mondo quello che è tedesco è quello che Dio fece, ma non è proprio così, cioè il gap tecnologico tra di noi direi che è pressoché inesistente. Gli italiani sono dei sarti, fanno macchine su misura secondo le esigenze dell’utilizzatore finale, ai tedeschi manca questa flessibilità, loro fanno tre modelli base.

Da un triennio a questa parte la produzione è salita mediamente dell’1 al 2% stando alle condizioni generali dell’industria del plastico nel mondo. Noi in Europa siamo vittime di tutta una serie di vincoli interni, di direttive che ci impongono determinate procedure, soffriamo di un euro dannatamente supervalorizzato, che sinceramente non si riesce a capire da dove parta questa direttiva, non credo che ci sia alcun economista superdotato che questa cosa potrà spiegarmi e non si capisce questa sottovalutazione del dollaro americano. In paesi come questi, il Brasile, dove vigono forti gravami fiscali, dazi, balzelli e cose varie siamo fortemente penalizzati. Questo ha dato origine, peraltro, all’imprenditorialità di alcuni, di una trentina di aziende italiane che hanno importato un sito produttivo con partner locali facilitata dall’affinità culturale che è molto forte, anche per la presenta di moltissimi discendenti e questo è un vantaggio molto utile.

n Come vede questa Fiera a San Paolo?

Dai primi commenti mi sembra di cogliere un certo ottimismo, c’è una certa soddisfazione per la presenza di pubblico brasiliano ma anche messicano, argentino, del centro America, ed altri visitatori di paesi terzi. Il mercato nazionale (Brasile) è molto importante e si basterebbe a se stesso, ma la presenza di altri paesi rendono la fiera più foriera di successi commerciali.

n Avete altre Fiere in programma?

Verso fine anno c’è una concentrazione di Fiere in Europa. A maggio una in Equador ed un’altra in Cile, in Argentina a marzo del 2006 che si alterna con la Brasilplast

Spero che i risultati commerciali con i brasiliani, ma anche con gli altri paesi dell’area, siano tali da dare un po’ di ossigeno alle aziende italiane che sono con il fiato corto, perché in Europa la situazione economica in generale è tuttora stagnante, diffice, per tutta una serie di motivi.

Negli ultimi 5 anni nella Brasilplast mediamente il numero degli espositori italiani è stato tra le prime partecipazioni estere, nell’ordine del centinaio.