u San Paolo-SP

PATROCINANDO SUA LEITURA

– L’11 settembre prossimo (11.09.2005), la città di origine di Portinari, Chiampo (Vicenza), su iniziativa dell’Associazione Cuore Triveneto, dedicherà una grande festa all’artista e per l’occasione arriverà da Rio de Janeiro l’unico figlio del pittore, João Cândido.
Candido Portinari, nacque nel 1903 nella Fazenda di caffè Santa Rosa, nello Stato di San Paolo, Brasile, ai due anni la famiglia si trasferisce nella stazione di Brodowski vicina due kilometri, nel 1912 partecipa ai restauri della chiesa parrocchiale ed è dove inizia la sua carriera artistica.
I genitori erano originari di Chiampo città che risale al secolo X o anche prima. Nel 1311 Chiampo con Vicenza finirono sotto il dominio Veronese, nel 1404 fu annessa alla repubblica di Venezia. Il 22 maggio 1797 con l’allontanamento dell’ultimo Doge, a Chiampo venne eretto l’albero della libertà. Ora la città gli dedica i meritati onori ad un’altro dei suoi figli lontani.
Da quelle antiche origini, con Cândido Portinari si apre una finestra su di una parte fondamentale della cultura brasiliana del Novecento. Portinari, infatti, non solo è riconosciuto come il più importante pittore brasiliano di tutti i tempi, ma è anche considerato uno degli intellettuali che più hanno caratterizzato il mondo culturale del grande paese sudamericano, accanto a personaggi come l’architetto Oscar Niemeyer e il Premio Nobel Jorge Amado, ai quali era peraltro legato da amicizia.
Sessantasei anni, docente di matematica presso la Pontificia Università di Rio, il prof. João Cândido Portinari è l’anima del “Projeto Portinari”, un’Istituzione che in oltre 25 anni di attività è riuscita a catalogare quasi 5.000 lavori e 30.000 documenti del pittore. Oltre a ciò, il Projeto Portinari si propone di divulgare con mostre, progetti educativi ed eventi in Brasile e nel mondo, la figura e l’opera di Cândido Portinari.
Sarà un incontro fatto di momenti ufficiali, con la scopertura di una targa che sarà apposta nella contrada natale dei Portinari a Chiampo; ma anche di incontri familiari, con la grande famiglia Portinari che si stringerà in un caloroso abbraccio attorno all’illustre parente italo-brasiliano.
In chiusura di giornata, presso l’Auditorium di Chiampo, il prof. Portinari terrà una conferenza nel corso della quale, avvalendosi di immagini digitalizzate e di filmati d’epoca, illustrerà la vita e i principali capolavori del padre. Nei giorni successivi, Portinari visiterà Padova e Venezia, ove sarà ricevuto dall’Assessore ai Flussi Migratori Oscar De Bona.
Figlio di povera gente veneta emigrata in Brasile alla fine del 1800 dalle colline di Chiampo in Provincia di Vicenza, Portinari ha espresso fin dalla giovanissima età il suo straordinario talento per la pittura.
Trasferitosi a Rio de Janeiro dallo Stato di San Paolo per seguire i corsi all’Accademia Nazionale di Belle Arti, alla fine degli anni ’20 ha ottenuto una borsa di studio per perfezionarsi nel Vecchio Continente. Al rientro in Brasile, nel 1931, ha iniziato una straordinaria produzione che lo ha portato ad esporre nei più celebri Musei e Gallerie d’Arte del mondo: Stati Uniti, Argentina, Uruguay, Cile, Messico, Francia, Germania, Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Polonia, Inghilterra, Scozia, Spagna, Olanda.
Già nel 1939, The Museum of Modern Art di New York, MOMA, si era assicurato una sua opera e l’anno successivo gli ha dedicato una retrospettiva dal titolo “Portinari of Brazil”. Nel 1946, l’artista ha esposto al Museo Nazionale d’Arte di Parigi e alla Galleria Charpentier. Per i suoi alti meriti artistici la Francia gli ha conferito, nello stesso anno, la Legion d’Onore.
Ma la cifra indelebile della sua arte è forse nei due grandi pannelli dal titolo “Guerra e Pace” che l’ONU gli commissionò per la nuova sede delle Nazioni Unite a New York e nei quattro grandi affreschi sulla scoperta dell’America che si trovano presso la Biblioteca del Congresso di Washington.
In Italia, la fama di Cândido Portinari, nonostante l’ancestrale legame delle origini venete, non è mai arrivata come avrebbe dovuto. La prima e unica mostra con 200 opere la si deve a Giuseppe Eugenio Luraghi, già Presidente dell’Alfa Romeo e grande amico di Portinari, che riuscì ad allestirla al Palazzo Reale di Milano pochi mesi dopo l’improvvisa scomparsa del pittore. La mostra ebbe un grande successo.
Quanto alle opere di Portinari presenti in Musei italiani, sono rarissime. D’altronde, affermava con amarezza Luraghi, “siamo più propensi a comprare giocatori di pallone brasiliani che opere d’arte”.
Con la visita di João Cândido Portinari,  la speranza è che anche l’Italia collochi degnamente al suo giusto posto nella storia della pittura questo maestro che con la sua arte eccezionale ha contribuito a tener alto il nome dell’Italia nel mondo.
Tra i personaggi illustri di Chiampo, tra cui dovrebbe essere annoverato Candido Portinari, ci sono il Beato Isnardo Da Chiampo la cui a leggenda vuole che il Beato provenisse da una famiglia “Nardi” della Vignaga, ma con più probabilità Isnardo nacque a Vicenza dalla nobile famiglia “Da Chiampo. La sua importante opera religiosa e la sua tenace lotta contro l’eresia e il lusso, si svolse soprattutto a Pavia, dove eresse, nel 1230 il Convento di Santa Maria di Nazareth. Morì il 19 marzo 1244 e una sua reliquia si trova sotto l’altare dell’oratorio attiguo alla Chiesa di San Martino. Poi Paolo Mistrorigo (1804-1851) che nacque a Chiampo l’11 aprile 1804, nel 1841 entrò a far parte dell’Accademia Olimpica. Si distinse nell’insegnamento, oltre che per la sua preparazione, per le sue alte doti umane, si misurò nelle traduzioni delle opere di Orazio e Ovidio e si dedicò con passione e grazia alla poesia. La Sua partecipazione ai congressi degli scienziati italiani fu occasione per stringere amicizia ed entrare in collaborazione con gli uomini del Risorgimento italiano. Giacomo Zanella (1820-1888), nacque il 9 settembre 1820. Iniziò l’insegnamento di lettere italiane e filosofia a Vicenza, successivamente al liceo Foscarini di Venezia e al Liceo di Padova, dove coprì anche la carica di Preside. Le Sue idee patriottiche e liberali causarono il suo allontanamento dall’insegnamento, ma con l’unificazione delle province venete all’Italia fu nominato professore di lettere all’università di Padova, dove più tardi ricoprì la prestigiosa carica di rettore magnifico. Fu soprattutto un poeta, affascinato dai progressi scientifici e sociali del secolo. Tra le sue opere più importanti e suggestive le poesie “Milton e Galileo”, “Sopra una conchiglia fossile nel mio studio”, “A mia madre”, “La religione”, “La sveglia”, l’idillio agreste “Astichello” e la “Storia della letteratura italiana dalla metà del settecento ai giorni nostri”. Si spense il 17 maggio 1888. Raffaele Righetto (1837-1891) nacque a Chiampo il 25 luglio 1837, compì gli studi medi a Vicenza e, nel maggio 1860, studente universitario a Pavia, si arruolò da semplice militare entrando a far parte della schiera dei Mille. Combattè valorosamente a Calatafimi e per la presa di Palermo, che gli valse la medaglia d’argento al valor militare; fu presente alla campagna del 1866 e a Mentana nel 1867, fu successivamente nominato capitano e poi promosso maggiore. Riuscì a conseguire la laurea in matematica a Napoli e ottenne l’abilitazione all’esercizio della professione di ingegnere, che svolse inizialmente anche a Chiampo. La sua carriera proseguì nella costruzione della ferrovia calabro-lucana, e, come dipendente del ministero dei lavori pubblici, nello studio e nella costruzione della ferrovia Lucca-Aulla e Parma-La Spezia, per le quali chiamò a collaborare molta mano d’opera del suo paese natale. Morì il 17 gennaio 1891. Giuseppe Pino (1868-1952) nacque in località Valloscura il 2 ottobre 1868 da una famiglia di modesta condizione. Si spostò ben presto a Milano per cercare fortuna, ma nel corso di uno sciopero incontrò invece il carcere, dove conobbe un ex ingegnere navale, docente di idrologia marina, che gli insegnò le nozioni fondamentali della scienza. Uscito dal carcere si dedicò ad approfondire e a mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti e, soltanto nei primi tempi, riuscì a conseguire ben 42 brevetti. Nel 1903 diresse in Spagna il recupero dei galeoni d’oro giacenti sul fondo della baja di Vigo, impresa che si concluse in un insuccesso per mancanza di finanziamenti, ma che fu di stimolo a Pino per ulteriori studi su importanti apparecchiature, come l’idroscopio e il battello sottomarino, perfezionati poi dalle marine di tutto il mondo. Proseguì i suoi studi, anche a servizio della marina italiana durante la prima guerra mondiale. Morì a Milano l’11 aprile 1952, dimenticato e senza che il suo genio fosse riconosciuto. Federico Maria Mistrorigo (1895-1953) nacque a Chiampo, ma trascorse molti anni della sua infanzia a Castello di Arzignano. Trascorse a Roma un periodo dove approfondì gli studi di storia ed arte.Fu cappellano alla Chiesa di San Pietro a Vicenza, a Sandrigo, a Santo Stefano di Vicenza e poi fu nominato parroco a Sant’Agostino, e in questo luogo scoprì degli affreschi sotto gli scialbi della Chiesa e riportò al meritato splendore la badia di Sant’Agostino e si dedicò con passione a promuovere il restauro di chiese e palazzi fatiscenti di Vicenza, facendo parte per molto tempo della commissione edilizia del Comune, della commissione diocesana di arte sacra, della commissione della Biblioteca Bertoliana. La sua dedizione e la sua competenza lo portarono alla nomina di socio dell’Accademia Olimpica. Si spense il 15 aprile 1953. Silvio Negro (1897-1959) nacque il 15 aprile 1897 a Chiampo, in località Valloscura. Diplomato al liceo classico “Pigafetta” di Vicenza, si è iscritto alla facoltà di lettere dell’Università di Padova. Dopo la laurea si spostò a Roma, con una borsa di studio, ed iniziò così a collaborare con importanti giornali e riviste nazionali da “L’Osservatore Romano” a “Il caffè” alla rivista “Epoca”. Nel 1926 entrò al “Corriere della Sera”, prima come cronista, poi con il compito di commentatore ufficiale per le questioni religiose e politiche. Silvio Negro si dedicò alla raccolta di fotografie d’epoca, con l’allestimento di una importante mostra a Roma nel 1953 e alla cura per la TV italiana di Stato della trasmissione a puntate “50 anni di vita italiana”. Nel 1958 fu nominato Presidente dell’Ente Ville Venete. Morì a Roma il 3 novembre 1959. Si ricordano fra le sue opere, in particolare: “Vaticano minore” (1936) vincitore del Premio Bagutta; “L’Ordinamento della Chiesa Cattolica” (1940); “Seconda Roma, 1850-1870” (1943); “Album Romano, fotografie di un secolo” (1956); “Roma, non basta una vita” (1962); “La stella boara” (1964). Tommaso Dal Molin (1902-1930) nato a Molino di Altissimo nel 1902, la sua famiglia si trasferisce qualche anno dopo a Chiampo. Si arruola nel 1922, dopo aver lavorato alle Officine Pellizzari di Arzignano e chiede espressamente di poter far parte dell’Arma Aeronautica; il 13 ottobre dello stesso anno ottiene il brevetto di pilota. Si distingue come pilota da caccia e come acrobata, e viene scelto per rappresentare l’Italia nelle gare internazionali d’acrobazia. Nel 1928 Tommaso Dal Molin entra nel Reparto Alta Velocità. Di lui sarà ricordata sempre la grande impresa a Calshot, per la Coppa Schneider, che gli valse la medaglia d’argento al valore aeronautico. Muore il 18 gennaio 1930, sul lago di Garda, dove il suo potentissimo bimotore si inabissa. La tragedia che colpisce la famiglia e tutta la popolazione si ripeterà l’anno successivo, quando anche il fratello Bruno, a soli 24 anni all’inizio di una promettente carriera nell’aeronautica, muore nel cielo di Ghedi (Brescia), durante un esercizio di volo.