SAN PAOLO – SPTrascorsi oramai quasi 12 giorni dalla chiusura della “Continentale”del CGIE sudamericano, realizzata, dal 6 all’8 ottobre a San Paolo-Brasile, con le acque placate, dopo gli interventi dei partecipanti , possiamo tentare di analizzare le sue logiche conseguenze , attraverso il documento finale del Congresso.

Realmente, in questo documento sono stati toccati tutti i punti dolenti che hanno puntualizzato o penalizzato le relazioni tra Italia e “Italia fuori d’Italia, principalmente su ciò che concerne il continente Sudamericano.

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Quello che ha più sorpreso, è aver potuto notare un radicale cambiamente nella postura dell’italiano emigrato, rappresentato in questo Congresso dai consiglieri del CGIE. La concessione del voto da parte del governo italiano ai non residenti in Patria si è rivelato un vero e proprio spartiacque nei concetti tra i due elementi in questione: l’Italia ed i suoi emigrati, o italiani all’estero,come è più elegante dire oggi.

Caso, questo elementare diritto di voto non venga sviato dai “giri di valzer”, tanto comuni,  nella storia politica italiana, ogni emigrato rappresenterà un voto, una preferenza, e da giustamente questo è che cambia radicalmente il suo “status” politico, in relazione alla madre patria.

I tempi oramai sono cambiati, hanno preso un indirizzo differente da quelli rappresentati  dalla “grande emigrazione” dei secoli passati, e quindi devono anche cambiare i concetti e mentalità governamentali che avevano fatto dell’emigrato un cittadino di seconda categoria. Il diritto al voto ha fatto si che l’Italia ufficiale abbia finalmente aperto gli occhi su questo ingente numero che forma questa “Italia fuori d’Italia”, che non è appena un numero, ma anche, e principalmente, un  guadagno, un capitale, dal punto di vista economico, sociale e culturale, un’Italia fino ad ora considerata come un’appendice da tollerare come un male inevitabile.

Nei tre giorni del congresso , anche se queste considerazioni non sono state toccate daí partecipanti, che si sono attenuti, più che altro su assunti più concreti , il sunto, anche se non presente si è potuto percepirlo nella tonica dei vari interventi , dimostrando un radicale cambiamento di mentalità ,che alla luce delle nuove condizioni dovrà rappresentare la tonica delle future relazioni con i governi italiani, attuali e futuri, in realazione a questa forza dinamica ascendente, rappresentata dagli Italiani all’Estero e dai suoi discendenti.

Un altro punto, anche questo non dibattuto, ma presente nella sottostruttura degli interventi,  è proprio quello di un’intesa per realizzare l’unione tra le Comunità italiane residenti nei Paesi che compongono il Continente, affinchè possa sorgere il ”blocco” dell’America Latina, e non piccole isole, composte dagli elementi che ivi risiedono.

È una dinamica questa che ha le sue radici nella propria storia italiana. Dalla gloriosa epoca dei Comuni, per sfociare in quella del Risorgimento, che unisce la penisola italiana, questa “espressione geografica”, come ebbe a dire lo statista austriaco Metternich, in uno Stato unitário sovrano e democrático.

Infine l’unione fa la forza!