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Embora seja público e notório – pelo menos para quem acompanha os problemas da comunidade italiana no mundo – que o drama das “filas da cidadania” golpeia sobretudo o Brasil, na Itália isso geralmente não é levado em conta. Nem mesmo pelos parlamentares recentemente eleitos pela circunscrição do Exterior, como a deputada Mariza Bafile, da Venezuela. Segundo noticia a agência Inform em sua edição 174 (de 17 de setembro de 2005), a deputada, ao pronunciar-se em Pesaro, criticou a situação em que se encontra a Argentina, cujos consulados não estariam, segundo disse, em condições de atender ao alto número de pedidos.

O pronunciamento da parlamentar, que recentemente esteve em Brasília, em companhia do senador Edoardo Pollastri, irritou alguns líderes da comunidade ítalo-brasileira como, por exemplo, o presidente da Uil no Brasil e candidato a deputado nas últimas eleições, Fábio Porta. “Lamentavelmente os nossos deputados – disse ele – não se dão conta, nem aqueles eleitos no exterior, nem os que foram eleitos pela nossa área, nem mesmo aqueles do meu partido” Bafile, segundo Porta, que há pouco voltou, entre outras coisas, de um encontro havido em Brasília com o CGIE, Comites e Cônsules (“portanto, bem informada e atualizada”), depois de uma semana, em Pesaro, “declara que a situação é preocupante sobretudo… pensando na Argentina”.

Conforme repisa Porta, no Brasil vivem 128 mil ítalo-brasileiros na fila de espera do reconhecimento de seus direitos. Esse número será bem maior se considerarmos os trentinos. Trata-se – calcula Fábio Porta – de bem mais que 50% dos 250 mil requerimentos de reconhecimento da cidadania “iure sanguinis” atualmente registradas em todo o mundo, enquanto na Argentina são pouco mais de 50 mil, ou seja, “quase um terço em relação ao Brasil”. Inconformado com a posição da deputada, o sociólogo e presidente do patronato Ital-UIL no Brasil exclama: “Não tem jeito”, lembra ele, repetindo afirmação feita durante a campanha, pela qual alguns o criticaram: “Enquanto o Brasil não tiver uma representação adequada seremos sempre esquecidos”. Confio – finalizou Porta, “em nosso amigo e baluarte “romano”, senador Edoardo Pollastri, a quem envio esta mesma mensagem”.

 

O serviço da Agência Inform está abaixo transcrito, na íntegra:


u Voto, finanziaria e pensioni: le considerazioni del senatore Pollastri e dei deputati Bafile, Farina e Bucchino

 

PESARO – Riforma tecnica del voto all’estero, creazione di una grande forza riformista, migliore informazione per le comunità nel mondo, migliore assistenza pensionistica per i connazionali. Questi sono solo alcuni dei punti che deputati e senatori dell’Ulivo, eletti nella circoscrizione Estero, hanno toccato nel corso dell’incontro sulla presenza in Parlamento dei rappresentanti delle nostre comunità, che si è svolto a Pesaro in occasione della giornata conclusiva della Festa nazionale dell’Unità. Un caleidoscopio di tematiche e proposte fondamentali per il presente ed il futuro delle nostre comunità nel mondo che abbiamo cercato di fotografare attraverso le parole degli stessi parlamentari che hanno risposto alle nostre domande.

 “Stiamo vivendo – ci ha detto il senatore della ripartizione Sud America Edoardo Pollastri – un momento politico molto importante in cui effettivamente vi è la possibilità di creare grandi partiti che superino quelle divisioni che fino ad oggi abbiamo registrato”. Un guardare al futuro in maniera unitaria per la costruzione di una forza riformista in cui, secondo il senatore, il voto degli italiani all’estero va valorizzato anche come risorsa capace di agevolare l’internazionalizzazione dell’Italia nel mondo

 

 

Del voto all’estero ha parlato anche Marisa Bafile, deputata della ripartizione Sud America, che ci ha spiegato le ragioni di un’eventuale riforma tecnica della normativa in vigore. “In America Latina, ad esempio – ha affermato la Bafile -, le poste funzionano male per cui spesso i plichi elettorali non arrivano agli aventi diritto. Noi parliamo poi del disastro in cui versano le anagrafi consolari. Una situazione che è stata peggiorata dal blocco dei contrattisti che erano stato assunti per la bonifica dei dati anagrafici. Un contesto deplorevole che dobbiamo cambiare per tempo, cioè prima di arrivare ai sei mesi che precedono le votazioni. Vi è altrimenti il rischio – ha avvertito – di trasformare il voto in una legge vuota alla stregua di altre norme per l’emigrazione, come ad esempio quella della cittadinanza che permette ipoteticamente un diritto che poi però in alcuni Paesi, sto pensando all’Argentina, non si può acquisire in quanto i consolati non sono in condizione di espletare l’alto numero di pratiche. Bisogna quindi ripensare – ha concluso Marisa Bafile – il rapporto con gli italiani all’estero, fondandolo sul rispetto, la serietà e sul reale espletamento dei diritti. Insomma è vero che nonostante tutto abbiamo votato, ma questo diritto deve essere possibile senza riserve”.

 

L’esigenza di un revisione della norma sul voto all’estero è stata sostenuta anche da Gianni Farina (ripartizione Europa) che ha però sottolineato la necessità di non esagerare con i difetti nei confronti di una legge che ha un buon impianto generale ed ha permesso una grande consultazione democratica. “Vi sono una serie di problemi che vanno migliorati – ha ricordato Farina – come ad esempio la sicurezza del voto, la spedizione del plico per raccomandata e le modalità di ritiro della scheda da parte dell’interessato. Questioni tecniche che appaiono legate alle diverse situazioni locali di ogni Paese. Mi sembra infatti evidente che alcuni Paesi europei hanno sistemi postali molto avanzati che permettono di garantire l’assoluta segretezza del voto. In altri posti invece le cose sono andate diversamente. Le comunità italiane nel mondo – ha affermato il deputato ricordando l’ormai prossima sfida della finanziaria – hanno salutato l’elezione dei parlamentari della circoscrizione Estero che è stata vissuta come un grande avvenimento storico. Ma noi eletti nel mondo dobbiamo essere consapevoli delle difficoltà che ci attendono e porre la massima attenzione su tutti i capitoli di spesa della manovra finanziaria che riguardano l’estero, affinché vi sia un effettivo miglioramento della qualità dei servizi e degli interventi”.

“Dare risposata alle tante richieste ancora disattese dei nostri connazionali all’estero”, ha affermato Gino Bucchino, deputato della ripartizione Centro e Nord America, riferendosi innanzitutto alle pensioni. “Vi sono tantissimi connazionali – ha spiegato – che stanno vivendo un rapporto molto difficile con l’Inps. Questo non è giusto. Fra le questioni in sospeso troviamo poi l’esigenza di un informazione immediata, libera e pluralistica per le nostre comunità e la necessità di superare l’antica cultura, sulla quale oramai viviamo di rendita e di cui siamo orgogliosi, per guardare al futuro. Un nuovo contesto in cui la cultura non provenga solo dall’Italia, ma si sviluppi in loco grazie alle iniziative degli italiani nel mondo. Vi è infine – ha concluso Bucchino – la grande questione dei processi d’integrazione non ancora conclusi dai nostri connazionali. Un percorso, quest’ultimo, che deve associarsi all’interazione, perché la vera integrazione si misura non solo su quello che l’emigrante prende dal Paese di residenza, ma anche da quello che di buono fa nella società d’accoglienza”. (Goffredo Morgia- Inform)