u SAN PAOLOCon Luigi Pallaro al senato e  Riccardo Merlo alla Camera dei Deputati ora abbiamo un terzo  candidato in Argentina. E i candidati del Brasile quando si decideranno a scendere dal muro?

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 “Mauricio Macri, un cittadino italiano al Parlamento argentino”, nato a Tandil 46 anni fa, è conosciuto come il Berlusconi argentino. Presidente del Club di calcio Boca Juniors dal 1999, Macri è sceso nel campo della politica locale nel 2003 come candidato al governo della città di Buenos Aires. Adesso si presenta come candidato a deputato per la città per la lista Pro-Propuesta Republica, nelle elezioni del prossimo 23 ottobre.

Ingegnere, laureato all’Universidad Catolica Argentina (UCA), è figlio del controverso imprenditore di origine calabrese Franco Macri, arrivato in Argentina insieme alla sua famiglia subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Proprio quando il suo nome era andato a far parte della lunga fila di quegli imprenditori legati all’era di Menem, e quindi alla corruzione dello stato per la privatizzazione dei servizi pubblici, Franco ha scritto: “mi sento un gladiatore solitario nel centro dell’arena del circo”.

“Franco, mio padre, commenta Mauricio, arriva a Buenos Aires nel 1947, lavora durante la giornata e studia di sera, finchè il lavoro prende tutto il posto e lui deve lasciare l’università. Comunque sia, ha cominciato dal nulla”.

Malgrado la sua italianità, Mauricio è cresciuto in una scuola irlandese, la Cardenal Newman, fondata nel 1948 da una congregazione di fratelli cattolici di origine irlandese e frequentata, in generale, dai figli maschi dei settori più legati all’alta borghesia locale.

“Papà ci parlava in italiano, finché mamma (l’argentina d’origine spagnola Alicia Blanco Villegas) disse di non voler sentir parlare l’italiano in casa. D’allora, mai più una parola d’italiano”, ricorda Mauricio, e aggiunge “l’italiano lo capisco tutto, ma non parlo una parola, anche se vorrei insegnare in qualche università italiana quando finirò con la politica: dopo un certo tempo è fondamentale ritirarsi dall’arena politica e continuare con la propria carriera “.

Quasi come l’ex presidente della Spagna Josè María Aznar?

Si, così. Lui è un modello per me. Perpetuarsi nel potere non va bene.

Quali sono i tuoi rapporti con la comunità italiana?

Pochi, veramente pochi. Sono andato appena a qualche riunione al Circolo Italiano. Invece, mio zio, Tonino Macri, era un fenomeno. Lui faceva tantissime cose per gli italiani.

Come mai non hai pensato alla carriera politica all’interno della comunità italiana, adesso che gli italiani all’estero potremo votare?

La mia presenza nella politica argentina è quasi parallela alla crescita della partecipazione politica degli italiani all’estero legata anche alla possibilità del voto. Non potevo far le due cose. Sono convinto che l’importante è lavorare qui, in Argentina, perchè anche gli italiani qui residenti sono cittadini di questo paese, di questa città, quindi considero fondamentale lavorare per la politica locale. Comunque, tra i miei collaboratori ci sono persone come Irma Rizzutti, che ha un ruolo chiave all’interno della comunità italiana come Presidentessa dell’Associazione calabrese.

Se sarai deputato, quali sono i tuoi progetti nei confronti della comunità italiana?

Sicuramente aprire uno spazio di dialogo nel Parlamento verso la comunità italiana, per far riprendere gli storici rapporti dei due paesi che in questo momento sono in crisi. In più, chiederò gli stessi diritti di voto per gli italiani qui residenti. Di fatto, Jorge Vanossi, uno dei nostri, ha presentato un progetto di modifica della Legge elettorale che potrebbe permettere di votare agli italiani in Argentina.

Come e quali sono i tuoi rapporti con il quartiere de La Boca, il più italiano della città?

Durante il Centenario, che è stato quest’anno, abbiamo portato avanti una serie di iniziative come eventi all’aria aperta legati alla storia degli abitanti. Abbiamo collaborato alla ristrutturazione della chiesa di San Giovanni Evangelista, costruita grazie all’apporto dei vicini del quartiere nel 1859. Collaboriamo con La Boca anche attraverso le nostre due fondazioni, ‘Binestar Social’ e ‘SOS infantil’; siamo riusciti a trovare aiuto per le persone con maggiori difficoltà. E poi, il ‘Museo de la Pasión Boquensè, uno dei musei più frequentati non solo dai turisti ma anche dei locali, insieme al Museo de Arte Latinoamericana di Buenos Aires (MALBA). Tutti i giorni ci sono visitatori che arrivano dallo stesso nostro quartiere.

Boca è l’unico club di calcio che ha un Museo.

Si, non so perchè River non ci ha mai pensato. Per me il Museo è un grande orgoglio.

A proposito del quartiere, si dice che vorresti traslocare lo stadio?

Di questo non voglio parlare, perchè è una questione molto dolorosa. Io non lo farò, ma probabilmente qualcun altro presidente lo farà, perchè allo stadio “la bombonera” non c’è più posto. Il mio sogno è avere un’ unica struttura insieme al Club Atlètico River Plate, così come succede in Italia con il Milan e l’Inter.

Quali sono i tuoi rapporti con il gruppo di Parlamentari d’origine italiana nel mondo, organizzato da Mirko Tremaglia, Ministro per gli italiani nel mondo?

Nessuno.

Come tu ben saprai, in Argentina durante l’ultima dittatura, 1976-1983, sono scomparsi, e cioè ‘desaparecidos’ almeno 297 italiani (come aveva scritto il “Corriere della Sera” nel 1982). Il tuo partito ha qualche progetto legato alla causa che porta avanti lo stato italiano per la scomparsa di alcuni di questi italiani?

Non sono al corrente di questo.

Hai qualche messaggio per gli italiani di Buenos Aires? Perchè votarti?

Per il lungo percorso di lavoro e di sforzo della mia famiglia, perchè lavorerò per gli abitanti della città, anche per gli italiani. Soprattutto sulle questioni legate all’impiego e alla sicurezza, come dico nella mia campagna “che possiamo dormire tranquilli perchè la polizia è molto sveglia”.