u SAN PAOLO

PATROCINANDO SUA LEITURA

– Il segretario generale della UIL, Luigi Angeletti, mercoledi 3, si è incontrato con la stampa all’hotel Crowne Plaza, presenti Fabio Porta responsabile UIL Brasile, Plinio Sarti della UIM, Agostino Torrano vice-direttore ICE, dove ci ha dato questa intervista.

n Nella Convenzione della “Força Sindical” che c’è stata di recente a Praia Grande, il suo pronunciamento si è svolto su quale tema?

“Ovviamente sul tema attinente alle vicende sindacali. D’altronde sembrerà paradossale ma i temi che si affrontano, se si ascoltano le problematiche sindacali brasiliane – occupazione, posti di lavoro troppo precari, salario, non ultimo adesso la crisi politica – sono certamente con proporzioni diverse, gli stessi temi che abbiamo in Italia e temo in molti altri paesi del mondo.

Il ruolo del sindacato è stato il punto in cui sono intervenuto. Il ruolo del sindacato è particolarmente importante nelle società democratiche, perchè il potere politico non è in grado di assorbire, di rappresentare l’insieme della società, i vari complessi e legittimi interessi nelle società, come anche nella società brasiliana, i sindacati si devono esprimere continuamente e sistematicamente ed esercitare una certa influenza nelle decisioni della politica. Quindi il ruolo dei sindacati che siano capaci di rappresentare, di essere rappresentativi è un ruolo fondamentale nella società, poi se si aggiunge il fatto che le persone hanno bisogno di istituzioni verso le quali riporre la loro fiducia, specialmente in tempi di crisi, il sindacato può essere una di queste e Força Sindical è una delle organizzazioni più credibili ed oggi un punto di riferimento. La UIL è il sindacato che ha manifestato maggior dinamismo con un aumento annuo di iscritti del 4%, rispetto alla CGIL crescita 0,9%, e alla CISL 0,7%.(dati del 2003-2004) (ndr)

n Qual’è il ruolo della UIL in Brasile?

In primo luogo abbiamo la Fondazione, che recentemente a Rio Pequeno ha creato “O Espaço dos Sonhos” una scuola per bambini inaugurata dal cardinale di S. Paolo, Claudio Hummes. Habbiamo avuto ottimi rapporti con Força Sindical ed abbiamo una sostanziale visione comune del modello di sindacato, nell’approccio dell’operato del sindacato nella società. All’inizio abbiamo avuto i nostri scontri, cercando di spiegare quale era stata la nostra esperienza in Italia ed in Europa e devo dire che siamo stati sempre molto apprezzati dai dirigenti di Força Sindical. Quindi la nostra è una Fondazione quasi storica, poi abbimo delle istituzioni vicine alla UIL come il “Progetto Sud” in cui l’ITAL si occupa di Patronato, dei progetti di collaborazione con gli Stati brasiliani come è avvenuto a Bahia e come speriamo di organizzarne uno anche a San Poalo.

n Segretario, lei viene da un viaggio negli USA dove ha assistito alla spaccatura dei sindacati americani, cosa quol dire questo nei rapporti con gli altri sindacati?

La cosa è stata obbiettivamente grave, perché anche i motivi che hanno indotto a questa spaccatura francamente non sono stati convincenti, c’è stata una critica abbastanza comprensibile e legittima su come utilizzare i fondi sindacali, i soldi per sostenere una campagna elettorale, per sostenere la creazione di nuovi iscritti. Secondo me, in Italia al massimo si sarebbe cambiato il gruppo dirigente o una parte di esso evitando la spaccatura. La cosa preoccupante qual’è, non è una certezza, ma il rischio che ci sia un indebolimento nelle organizzazioni sindacali è reale, già hanno perso iscritti, allora se si immagina che negli USA, che sono il principale paese, quello che comunque fa tendenza, se il sindacato perde influenza, se a questo poi ci si aggiungono perdite anche in Germania o altrove prima o poi i giornalisti italiani cominceranno a scrivere del perché ci sono queste anomalie, dove invece magari in Italia i sindacati aumentano gli iscritti ed aumentano la loro influenza.

n Quale è il modello della futura contrattazione in Italia?

Qual’è il punto del problema? È molto semplice, se un sindacato non è in grado di negoziare e ridistribuire gli aumenti di produttività che avvengono nelle imprese, è un sindacato che viene meno al 50% della sua funzione, perché la logica in una economia di mercato è semplicissima, più aumenta la ricchezza, più deve essere distribuita, la ricchezza aumenta perché aumenta la produttività, allora il nostro sistema sindacale, teoricamente svolge questa funzione, praticamente no, perché abbiamo milioni di imprese, quindi noi non riusciamo a fare la contrattazione aziendale in tutte le imprese, cosa che sarebbe fondamentale per distribuire i frutti di questa produttività.

In questo momento la nostra econonia non va molto bene, quindi questo problema è scarsamente attrattivo, perché in tempi di crisi, nessuno pensa che bisogna arricchirsi un po’ di più, anzi tutti si preoccupano di non perdere quello che hanno.

Però, una delle possibilità della ripresa della nostra economia è l’aumento della produttività, la competitività non può aumentare se non aumenta la produttività, cioè se ogni 100 euro che si investono non ne producono almeno 110, allora un sistema contrattuale che sia in grado di essere funzionale a questa situazione è indispensabile, ora data la nostra struttura non riusciamo a fare la contrattazione totale dei lavoratori ma solo al 50% – nel pubblico impiego, nelle grandi aziende – ma tutto il resto è abbandonato, ecco perché abbiamo bisogno di fare questa modifica, quindi aumentare la contrattazione aziendale dai 2 anni passare ai 3 anni con contattazione territoriale ed accordi a livello provinciale.

I lavoratori italiani, sono individualisti al massimo, difatti dai dati del 2004 risulta che coloro che hanno occasione/opportunità di lavorare in gruppo in Italia sono il 37,5% contro il 75,8% dell’Inglilterra, quindi se metà delle forze di produzione sono ditte individuali o di 2/3 persone, non c’è una scala di produzione/reddito che regga la competizione internazionale, e non solo si frammenta il lavoro ma anche il territorio con la creazione di nuovi comuni e provincie, difatti presso Camera e Senato ci sono 30 proposte per creazione di nuove provincie, Campania 8, Lombardia 5, Lazio 4, Calabria, 4, Veneto 2, Abruzzo2, Liguria 1, Toscana 1, Basilicata 1, Puglia 1, Marche 1.

L’Europa dei 25 Stati è un gigante con un prodotto interno lordo di 9mila miliardi di euro ed una popolazione di 452 milioni di persone, ma la disparità tra i territori mostra che 70 milioni di nuovi arrivati hanno portato in dote 400 miliardi di euro, quasi quanto il PIL dei Paesi Bassi che hanno una popolazione di 16 milioni. (ndr)

n Abbiamo saputo che aprirete una nuova sede vicino all’av.Paulista.

Ad ottobre, in coincidenza con un Seminario sulle politiche dell’educazione che stiamo accordando con il Comune di San Paolo, dovremo aprire la nuova sede”.