“Gli zingari siamo noi”: l’intervento dell’On. Fabio Porta (PD) al Seminario sulle politiche di integrazione e sicurezza organizzato presso la Sede della Provincia di Roma.

PATROCINANDO SUA LEITURA

“Il sonno della ragione genera mostri”: questo il titolo di un appello firmato da oltre seicento personalita’ del mondo della politica, delle istituzioni, della cultura e della societa’ civile italiana, che mettono in guardia il Paese dalla pericolosa ondata xenofoba, razzista e di intolleranza che sta avanzando in queste settimane.
All’appello hanno aderito diversi parlamentari del PD eletti all’estero (Bucchino, Fedi, Garavini, Narducci, Porta) a testimonianza del profondo legame che unisce i temi dell’immigrazione a quelli dell’emigrazione.
Quasi in continuita’ con il Seminario che i parlamentari del PD hanno organizzato la scorsa settimana, sempre a Roma, dal titolo “Migranti come noi”, i deputati Gino Bucchino e Fabio Porta sono intervenuti al dibattito organizzato nella Sala “Luigi Di Liegro” della Provincia di Roma.
“Un bellissimo articolo apparso qualche settimana fa sulle pagine del quotidiano ‘La Repubblica’ a firma di Adriana Sofri recava nel titolo lo slogan “Gli zingari siamo noi” – ha esordito l’On. Porta – proprio a ricordarci le pagine sempre piu’ ingiallite (e che questo Governo vorrebbe forse cancellare) dell’emigrazione italiana nel mondo”.
“Oggi siamo qui per ricordare e per non dimenticare, ma anche per ribadire il nostro no e la nostra opposizione severa e irriducibile a questa tendenza xenofoba e di chiusura all’emigrazione che sottintende i provvedimenti del Governo Berlusconi sui nomadi in particolare e sull’immigrazione in generale”.
“La cosa piu’ grave e inaccettabile – secondo il deputato eletto in Sudamerica – e’ la discriminazione che si opera ai danni di una comunita’ (quella nomade, appunto), obbligandola ad una schedatura attraverso lo strumento delle impronte digitali; si puo’ discutere – ha aggiunto l’On. Porta – sull’opportunita’ o meno di questo strumento quando applicato a tutti i cittadini (come, ad esempio, avviene in Brasile); quello che in nessun Paese civile e democratico del mondo non si puo’ e non si deve accettare e’ l’applicazione di questa misura a questa o a quell’altra comunita’, perche’ in questo caso saremmo davanti ad un atto di intolleranza e di discriminazione grave ed evidente”.

Roma, 8 luglio 2008