ROMA – IT – Da troppo tempo uno degli strumenti più importanti in mano al cittadino per potere esercitare il comando, seppur democraticamente condiviso, viene relegato all’essere una farsa ed uno strumento inutile.
Cosa penseranno le generazioni nate dopo la fine degli anni settanta dello strumento referendum? Come pare, anche in questo referendum del 12 e 13 giugno come altri in passato, la disinformazione sta regnando sovrana e la speranza del non raggiungimento del quorum, speranza (!) trasversalmente condivisa nel Parlamento Italiano, dilaga. E sulla base di ciò, quale sarà l’idea che avranno sempre più larghe fasce della popolazione su un fondamentale strumento in mano al popolo in democrazia? Uno strano e inutile oggetto/diritto.
Politicamente non si capisce quasi più nemmeno chi è che l’ha voluto. O così sembra. Se a destra prevale una maggioraza per fare mancare il quorum (è necessario il 50% più uno degli aventi diritto alla consultazione per rendere valido il referendum), scegliendo la forma più bieca di ostruzionismo e riluttanza al dialogo, ma pur sempre con dentro anche una parte schierata per il sì, e la sinistra che si divide allo stesso modo. E i Radicali lamentano la disinformazione.
Molti scienziati e accademici hanno iniziato il 24 maggio lo sciopero della fame per cercare di sensibilizzare i media sull’importanza dell’informazione, lamentandone la mancanza o l’inadeguatezza. L’argomento, la Legge 40 sulla procreazione assistita, coinvolge troppo l’intimo sociale, culturale, la coscienza degli italiani. La paura ad esporsi troppo per il sì ai quattro quesiti (con conseguente modifica della legge) e il timore di perdere il voto cattolico, porta molti personaggi politici (sia di destra che di sinistra) ad essere cauti sull’appoggiare a spada tratta il cambiamento della legge, che andrebbe contro la volontà della Chiesa.
Il vero sconfitto del 12 giugno sarà comunque l’istituto giuridico referendum popolare, alto strumento in democrazia.
Quel giorno vedremo se avranno vinto le Cassandre del non andate a votare (“popolo bue vai al mare”, diceva il Gerlino) o se gli italiani, scossi dalla confusione delle incerte notizie ricevute, si recheranno ai seggi in massa (“che conforto!”, aggiungeva Zambo) per esercitare uno dei suoi più importanti e sacrosanti diritti.
E con la partecipazione al voto degli italiani all’estero.

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