Parla l’accusato numero uno, Francesco Donato, intervengono anche Vincenzo di Salvo, Stefano Tricoli e Mariano Rafael Gazzano

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u Anche quest’anno, come nel 2006 i Patronati all’estero sono al centro di numerose polemiche a causa del loro presunto ed indebito coinvolgimento nella campagna elettorale. In particolare esponenti dello schieramento di centro-destra accusano i Patronati di sinistra, la maggioranza a detta di molti, di suggerire agli elettori per chi votare, spesso invitandoli addirittura ad andare nelle stesse sedi dei Patronati per compilare le schede elettorali. Ovviamente nemmeno i Patronati della corrente politica opposta vengono risparmiati da tali accuse. Dopo la Richiesta di Barbara Contini, responsabile esteri del PdL, di un intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e della richiesta da parte di molti dell’invio di ispettori europei la questione dei Patronati e delle loro presunte scorrettezze sta diventando di centrale importanza, specie se si arrivasse ad un risultato simile a quello delle precedenti elezioni, con una sostanziale parità nel numero di seggi fra i due maggiori schieramenti.

I Patronati, ovvero i diretti interessati cosa ne pensano di queste accuse? Vincenzo di Salvo, responsabile del Patronato Enas di Colonia le ha definite “assurde”, sottolineando che “non si fa politica nei nostri uffici”. “Il nostro Patronato – ha aggiunto – non era nemmeno attivo nel 2006 e quindi non possiamo essere accusati di nulla per quanto riguarda le precedenti elezioni, ma comunque credo che anche i miei colleghi, di qualsiasi orientamento politico siano, sono persone oneste ed affidabili”. Di Salvo ha concluso spiegando che comunquesarebbe meglio votare nei Consolati oppure in altre strutture analoghe così si porrebbe effettivamente fine a questo problema”.

Dello stesso avviso anche Stefano Tricoli, responsabile Inca per il Belgio. Questo è un patronato considerato di sinistra, uno quindi di quelli maggiormente esposti alle critiche. “I Patronati hanno naturalmente un contatto privilegiato con la gente data la loro attività, – ha spiegato – ma questo non vuole assolutamente dire che facciano della politica. Siamo ovviamente aperti a tutti ed offriamo servizi utili, spesso sopperendo a carenze dello Stato, ma pensare che utilizziamo questo per avere una sorta di voto di scambio è pura malafede. Io mi occupo anche di politica, ma si sottovaluta l’intelligenza degli elettori se si pensa che questi si lasciano condizionare dalla mia attività al Patronato. Se cercassi di fare pubblicità perderei semplicemente la loro stima”. Infine Tricoli ha concluso spiegando che “è vero che svolgiamo questa attività da 50 anni, ma non è certo una nostra colpa se gli altri partiti non si sono dotati di una organizzazione analoga”.

Anche Mariano Rafael Gazzano, responsabile ufficio Enas di Rosario si è detto “estraneo a questa polemica che mi sembra del tutto sterile, prima di tutto perché i partiti all’estero hanno una rete di strutture che possono provvedere da sé a fare campagna e poi ci sono anche molti altri tipi di associazioni, non capisco come mai si continui a dare così tante colpe ai patronati, mi sembra addirittura ingenuo. Potrebbe esserci qualche elemento che contravviene agli obblighi, ma anche in questo caso non credo che la sua attività possa essere di grande rilevanza. Vi sono gli ispettori del Ministero e poi c’è sempre un Consolato responsabile. Si tratta spesso di denunce di persone che stanno in Italia, le quali pensano che noi viviamo in una sorta di far-west, ma la realtà è ben diversa, anche qui i controlli ci sono”.

Infine ha parlato Francesco Donato, responsabile dell’ufficio Inpas di Toronto, che proprio ieri è stato richiamato dal Console italiano di Toronto, Emanuele Punzo, “ad un rigoroso rispetto della normativa in materia elettorale“. Donato ha spiegato che “l’episodio è stato un malinteso che è già rientrato. Io ero in una trasmissione radio e stavo spiegando le modalità di voto. Mi è stata rivolta una domanda in cui mi si chiedeva se i Patronati erano disponibili ad aiutare ed io ho risposto di sì. Ovviamente mi riferivo ad informazioni tecniche, per esempio se non si ricevono le schede. Proprio alla fine del mio discorso mi è stato chiesto se volevo lasciare il mio numero telefonico ed io l’ho detto. Qualcuno ha collegato queste cose pensando che io volessi fare qualche cosa di scorretto, per giunta una persona se non del mio stesso partito, comunque del mio stesso orientamento politico. Trovo la cosa assurda”. Infine ha accusato a sua volta il mondo dei Patronati di sinistra affermando che “effettivamente fanno propaganda ed agiscono in modo scorretto, essendo nati in momenti dove lo scontro ideologico era forte ed avendo conservato questa attitudine. Basti pensare che i Patronati in Italia chiedono il tesseramento per offrire i loro servizi, quindi è come iscriversi ad un partito. All’estero non si fa così, se non le Acli, le uniche a richiedere il tesserino, già questo quindi dice molto”.

Bene, in Brasile i Patronati fanno il bello e il cattivo tempo! (ndr)