Roma, 8-12 dicembre 2008 – Documento finale gruppo tematico

LINGUA E CULTURA

I.          L’ITALIA NON E’ SOLO IN ITALIA. LA LINGUA COME LEGAME

 

PATROCINANDO SUA LEITURA

Prima ancora del territorio, è la lingua la forma più ancestrale ed universale di unione e riconoscimento di un popolo. Specialmente per gli  italiani all’estero, essa rappresenta un elemento di sintesi della dimensione identitaria, di ricchezza culturale e di benessere. Uno strumento così forte da essere paragonato a una calamità talmente potente da riparare alla distanza. Se la lingua è ciò che “istintivamente” ci attrae, ci lega e coinvolge, il primo compito selettivo di una Conferenza dei giovani italiani nel mondo è quello di rivendicare un tale potere di attrazione, anche attraverso la  valorizzazione dell’insegnamento dell’italiano all’estero. Questa prima matrice di riconoscimento, deve ottenere cure continue e, quando possibile, un’attenta implementazione delle strutture esistenti. E se è la matrice preliminare del riconoscimento, vale anche in tempi di crisi economica globale.

Nell’ottica di continuare a diffondere e mantenere viva la cultura italiana – eliminando contraddizioni e differenze che possono invece radicalizzare le distanze tra gli italiani residenti in Italia e quelli che vivono in altri contesti nazionali – appare necessario promuovere un rapporto bidirezionale affinché si favorisca l’aggiornamento e la creazione di reti di relazione tra tutti i connazionali, ovunque essi vivano.

L’insegnamento della lingua e della cultura italiana è stato sempre utilizzato strategicamente dal Governo come fondamentale medium della promozione della presenza italiana nel mondo e quale investimento e forma di collegamento verso le future generazioni. Da questo punto di vista, si deve mettere in luce il ruolo di rilievo che gli emigrati hanno avuto, consapevolmente o di fatto, in qualità di moltiplicatori e ambasciatori dell’italianità nel mondo, oltre che di sostegno economico per il Paese di origine (basti pensare, ad esempio, alle rimesse economiche).

I tagli prospettati dalla finanziaria, effettuati pragmaticamente, ma in maniera repentina, ammontano a circa il 64% per le politiche di questo settore e rischiano di compromettere in maniera definitiva lo sforzo intrapreso da generazioni di emigrati per mantenere vive la lingua, la cultura e le tradizioni del loro Paese di origine, nonostante la lontananza dall’Italia. Pur consapevoli della necessità di queste riduzioni, consideriamo comunque opportuna una decisa revisione delle modalità di assegnazione dei fondi per l’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero, sollecitando una verifica rigorosa della loro gestione (si segnala, ad esempio, il caso degli insegnanti di ruolo designati dal MAE – Ministero degli Affari Esteri – con stipendi significativamente superiori rispetto a quelli dei professori locali e che spesso non possiedono la formazione specifica per insegnare l’italiano quale lingua straniera, come pure, sovente, un’adeguata conoscenza della lingua locale).

Le riduzioni finanziarie indiscriminate colpiranno, dunque, le associazioni e gli enti gestori che, grazie a una tradizione ormai consolidata, offrono ai giovani italiani nel mondo – altrimenti impossibilitati ad avvicinarsi all’Italia sia linguisticamente e culturalmente, che sul piano commerciale o turistico – l’opportunità di studiare la lingua e la cultura italiana, salvaguardando  così le proprie radici. Ma è proprio in momenti di crisi che servono appunto progetti chiari, consistenti e trasparenti, perché la comunità sappia quali sono le politiche e le decisioni del Governo nei loro confronti. Affinché non si sprechino tutti questi anni di dedizione, compromettendo, forse definitivamente i ponti che legano l’Italia ai suoi figli lontani si devono gestire attentamente le risorse monetarie esistenti effettuando gli eventuali tagli in maniera meno radicale. Come scelta strategica in tempi di crisi si devono valorizzare le iniziative già esistenti e create nei diversi Paesi, stimolare la loro crescita a livello locale e garantire lo svolgimento delle attività previste dagli accordi già firmati. A sostegno di tale posizione è indispensabile sottolineare il ruolo fondamentale che hanno: i corsi di italiano (retti dalla legge 153), gli Istituti Italiani di Cultura, le scuole italiane all’estero e le associazioni che sono purtroppo costrette a ridurre progressivamente le loro attività e persino a chiudere unità pienamente operative.

Conosciamo la realtà italiana e sappiamo che, come in tutto il mondo, le previsioni sono di recessione economica. A fronte di tale situazione siamo qui non solo per sollecitare una sensibilità diversa nei confronti delle comunità italiane nel mondo, ma soprattutto per offrire le energie e le competenze presenti in esse per valorizzare le esperienze di qualità. L’obiettivo non è dunque unicamente quello di spingere a rivedere i tagli agli investimenti, ma di capitalizzare quanto già esiste (si rammenta che nella maggior parte dei Paesi del mondo operano strutture riconosciute dal Governo italiano che potrebbero essere meglio utilizzate per promuovere la lingua e la cultura e quindi il “prodotto Italia”). Inoltre, dal punto di vista economico la nuova realtà obbliga tutti all’esercizio di un’ottimizzazione delle risorse e persino, grazie alla razionalizzazione degli interventi, a fare di più con meno.

In estrema sintesi e per esemplificare quanto potrebbe esser fatto, grazie ad un’accorta strategia  istituzionale, sarebbe possibile sia stabilire nuovi partenariati tra i vari governi locali e quello Italiano per articolare diversamente i costi, sia attivando ulteriori soluzioni di autosostenibilità.

II.         POSSIBILI LINEE DI INTERVENTO

 

a.       Per un rinascimento dell’emigrazione. La valorizzazione delle risorse italiane all’estero

 

Anche nell’era digitale, la lingua resta comunque il primo vettore di comunicazione. È quindi necessario un forte impegno nella salvaguardia e nella promozione della nostra lingua a livello mondiale attraverso:

·         una presa di coscienza più forte e convinta da parte dello Stato della complessità e della diversità di ogni realtà locale in cui si è sviluppata una particolare storia dell’emigrazione italiana;

·         il mantenimento del diritto all’apprendimento e all’insegnamento dell’italiano in quanto diritto all’istruzione iscritto nella Costituzione della Repubblica (Art. 34);

·         una serie di investimenti mirati alla promozione dell’italiano come lingua straniera (da affiancare all’inglese, francese, spagnolo etc.);

·         l’adozione di una linea politica di difesa e sostegno della pluralità linguistica e culturale.

 

b.      La distanza da spreco a risorsa. La lingua come calamita

 

“La lingua più bella del mondo” costituisce, per noi tutti, un patrimonio da salvaguardare e su cui operare una “manutenzione permanente”. Investire nella promozione della lingua è però importante quanto la salvaguardia di quanto è stato fatto finora da attori istituzionali e non in tema di tutela della stessa.

La lingua, la cultura e l’immagine dell’Italia stanno conoscendo in questi anni un insperato quanto potente sviluppo, che allinea finalmente l’immagine dell’Italia a quel ruolo di “Superpotenza Culturale” universalmente riconosciutole in virtù dell’immenso patrimonio artistico e di una storia millenaria al centro di un Mar Mediterraneo culla di tutte le civiltà occidentali. Oramai, inoltre, la nostra lingua non attira più solo per le ben note ragioni (musica, canto, arti, cultura), ma anche per esigenze commerciali, di scambi economici, di finanza.

Le imprese italiane possono facilmente diffondere i loro prodotti tra gli appassionati dell’Italia; è noto che una persona che parla una lingua straniera assume delle affinità commerciali con il Paese in cui tale lingua è parlata. Promuovendo la lingua italiana aumenta, dunque, anche la nostra presenza commerciale nel mondo.

Ecco allora che i corsi di lingua e cultura italiana all’estero sono certamente fondamentali per il loro enorme valore culturale; una valenza relativa però non solo alla necessaria operazione di recupero dell’identità linguistico-culturale delle seconde e successive generazioni, ma anche per lo sviluppo dell’italofonia e dell’italofilia (che vanno di pari passo) e una speculare internazionalizzazione culturale, economica commerciale e turistica dell’Italia.

c.       Contro la filosofia dei tagli a pioggia

 

Consapevoli dell’evoluzione di una congiuntura economica negativa, la ridefinizione nell’investimento rispetto alla diffusione dell’italiano non deve diventare irrazionale e compromettere l’esistenza dei corsi d’italiano. Tagliare in modo indiscriminato i fondi destinati alla promozione della lingua italiana significherebbe, infatti, non solo impedire l’esistenza della nostra lingua fra poche decine d’anni, ma costituirebbe anche il progressivo esaurirsi del mercato trainante dei nostri beni di consumo all’estero. Infatti, mentre altri Paesi stanno investendo centinaia di milioni per diffondere le proprie lingue nelle aree di mercato più importanti del mondo, noi ci muoveremmo in una deleteria controtendenza, se, come si è più volte sottolineato, la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero contribuisce all’immagine positiva di qualità e allo sviluppo economico dell’Italia. La prospettiva di soppressione dei finanziamenti e contributi non deve dunque compromettere tutti gli investimenti economici, gli sforzi umani e i risultati culturali e sociali raggiunti finora con grande impegno.

È in tal senso necessario sostenere la lingua e la cultura italiana con una politica seria e ragionata, coscienti che quando muore una lingua muore anche la sua cultura!

d.       Acceleratori di culture. Alcune indicazioni progettuali

 

Esistono molte strutture che, nel loro piccolo, agiscono per la diffusione della lingua e della cultura italiana sul territorio tenendo in conto le esigenze locali.

Aprire il mercato a tutte le strutture già esistenti e meritevoli che siano in grado di proporre e gestire progetti multilaterali, intercomunitari, di scambio, di gemellaggio, progetti linguistici e culturali che sfruttino le risorse e le strutture presenti in ogni Paese o città del mondo e che permettano una razionalizzazione della spesa (cfr. Proposte Operative).

e.       La qualità è anche quantità. Per un accesso allargato alla cultura italiana

 

Alla luce di quanto sinora esposto è possibile individuare almeno tre elementi da cui partire per lavorare a un miglioramento delle politiche di investimento relative all’ambito linguistico e culturale:

·         individuare alcuni “indicatori di qualità” da applicare ai corsi forniti da tutte le strutture operanti sui vari territori;

·         garantire la formazione e l’aggiornamento del personale docente;

·         monitorare le attività e i risultati di tutte le strutture delegate alla promozione dell’italiano in vista della successiva distribuzione delle risorse finanziarie.

III.         PROPOSTE OPERATIVE

a.         Il bilinguismo

 

Combattere l’attuale “semilinguismo” di alcuni Paesi, favorendo il bilinguismo sin dall’età prescolare con asili bilingue e corsi di italiano gratuiti a tutti i livelli dell’istruzione. Sensibilizzare a tale riguardo i genitori, affinché sia incrementata non solo la frequenza di tali corsi, ma soprattutto i corsi di sostegno, indispensabili, in particolar modo, per i bambini con conoscenze linguistiche deficitarie.

Il bilinguismo permetterebbe così la piena interazione tra la cultura italiana e quella del luogo in cui si vive e faciliterebbe l’integrazione nei differenti contesti di residenza.

b.         Verso una certificazione di qualità

 

Gli enti che promuovono la lingua e la cultura italiana devono impegnarsi a garantire un insegnamento caratterizzato da: professionalità, qualità e pertinenza dei contenuti dell’insegnamento, considerando, conseguentemente, anche una formazione continua dei docenti.

Per i Paesi in cui insegnanti di lingua e cultura italiane sono già presenti, devono essere favorite le loro assunzioni, permettendo in questo modo una continuità didattica nel tempo e agevolando i rapporti con le istituzioni e le autorità delle nazioni ospitanti. Tali persone, infatti, oltre ad avere le necessarie competenze per un’efficace trasmissione della lingua italiana, conoscono anche la realtà, la cultura e l’idioma del Paese in cui vivono; ciò permetterebbe un conseguente e notevole risparmio allo Stato italiano, in quanto lo solleverebbe dal costo degli onerosi assegni di trasferta che vengono pagati agli insegnati ministeriali. Da questo notevole risparmio di risorse si otterrebbe altresì un duplice vantaggio: 1) il poter inviare insegnanti MAE nei luoghi dove non sono ancora presenti; 2) la formazione di insegnanti locali mediante corsi professionali già esistenti con l’aggiunta di stage e corsi di aggiornamento in Italia per periodi di tempo determinati, che diano loro le qualifiche necessarie per poter insegnare la lingua e la cultura italiane nei loro Paesi di residenza. L’insegnamento della lingua e cultura italiana deve infatti essere adeguato alle varie realtà presenti. Il materiale didattico deve rispecchiare le esigenze e le peculiarità dei contesti locali a cui saranno rivolti. Si ritiene per questo opportuno avviare dei processi di integrazione e di collaborazione tra i responsabili dei progetti formativi in Italia e quelli all’estero.

Da ultimo si fa notare come anche un abbattimento delle tasse d’importazione per i libri di testo favorirebbe una maggiore diffusione dell’italianità nel mondo.

c.         Un ripensamento del ruolo del lettorato: verso una riforma

 

A quanto sopra affermato si aggiunge la proposta di sostituzione del ruolo del lettore MAE con personale qualificato reclutato a livello locale, tenendo conto della spesa che questo personale comporta per lo Stato e delle difficoltà che gli insegnanti MAE incontrano tal volta andando all’estero, senza un’adeguata conoscenza della lingua e della cultura ospitante. Inoltre, proponiamo l’istituzione di criteri di selezione mirati a integrare la promozione dell’ITALIA nella realtà locale del Paese in cui si opera.

d.         La diffusione e la socializzazione alle nuove tecnologie

 

Favorire l’utilizzo di nuove tecnologie nell’insegnamento in quanto mezzo valido all’apprendimento a distanza attraverso progetti mirati, senza tuttavia sostituire la figura del docente in quanto soggetto centrale e imprescindibile di trasmissione diretta dell’italianità.

Creare, al contempo, una rete di informazione per permettere lo scambio, la condivisione di progetti. È necessario, quindi, valorizzare i siti web per permettere: scambi, confronti e arricchimenti tra istituzioni, operatori e principali attori individuali e collettivi.

e.         Verso un ripensamento del ruolo degli Istituti di cultura

 

Tenendo conto delle nuove forme di migrazione, non più sintetizzabili con il semplice termine di emigrazione, la diffusione della cultura italiana all’estero non dovrebbe essere appannaggio delle sole istituzioni. L’obiettivo principale è quello di attirare pubblici diversi, soprattutto giovani e suscitare la voglia degli italiani all’estero di partecipare alle attività proposte. Creare un legame più stretto tra la cultura italiana e la cultura del territorio in cui operano gli IIC. Il MAE, in questa ipotesi, dovrebbe coordinare, dall’alto, approvando e sostenendo economicamente i diversi progetti linguistici e culturali proposti da chi lavora nel settore e conosce bene gli attori locali e le problematiche di ogni città, provincia o regione. Gli Istituti di Cultura, in questo disegno, sarebbero il referente del Ministero con cui dialogare in modo costante.

f.          La promozione culturale

 

Si sottolinea che la Costituzione (Art. 6) e la legge italiana riconoscono e tutelano le minoranze linguistiche e culturali presenti sul territorio nazionale (sardo, friulano, sloveno…). Risulta, di conseguenza, importante proteggere, aiutare e sostenere all’estero anche la cultura e la lingua degli emigranti, cittadini italiani, appartenenti a tali minoranze linguistiche e culturali, tutelando così anche le varie sfaccettature dell’essere italiano.

Un altro nodo fondamentale della diffusione della cultura italiana è rappresentato dai mass media. A partire da tale consapevolezza, si propone che venga ampliata la diffusione di programmi televisivi italiani gratuiti, in quanto il linguaggio televisivo è oggi sempre più uno specchio dell’evoluzione culturale e linguistica, diventando per molti italiani – soprattutto per coloro che non hanno la possibilità di visitare il Bel Paese frequentemente a causa delle distanze – un vero e proprio corso di aggiornamento non solo linguistico, ma anche culturale.

Si propone inoltre l’abbassamento dei costi dei corsi di lingua italiana, offerti dagli istituti di cultura e dalla Dante Alighieri.

L’espressione della cultura italiana non si definisce, ovviamente, soltanto attraverso la lingua, essa comprende infatti anche altre forme espressive, quali: lo sport, la musica, l’artigianato, le arti, il volontariato, le professione etc.

Invitiamo dunque all’uso delle nostre strutture in tali campi per favorire questi interscambi, che avrebbero lo scopo di facilitare l’apprendimento della lingua e della cultura, come pure lo scambio di abilità e competenze, sempre in termini di reciprocità.

g.         La mobilità degli studenti

 

Semplificare i percorsi degli studenti progettando iter burocratici più chiari e sicuri. Ciò significa: il riconoscimento dei titoli di studio, l’equipollenza dei crediti universitari, la convalida degli esami.

Questo implica altresì il favorire la partecipazione a: tirocini, soggiorni linguistici, stage e workshop in Italia. Occorre inoltre incrementare gli scambi culturali, quali SOCRATES, ERASMUS, COMENIUS, LEONARDO, LINGUA OVERSEAS etc., con tutti i Paesi stranieri, soprattutto con Paesi ove questi programmi non sono ancora previsti, in modo da garantire a tutti le stesse possibilità educative, come prevede l’Articolo 34 della Costituzione italiana.

IV.        Per una nuova storia dell’emigrazione italiana

 

Nonostante siano tempi difficili siamo sicuri di essere di fronte all’inizio di un delicato momento storico di rinascimento dell’emigrazione dal punto di vista culturale ed economico.

Chiudere una pagina storica dell’emigrazione e rifiutare forse irreparabilmente il dialogo con i giovani che vivono all’estero dimostra che per comprendere il presente basta guardare alla storia per rendersi conto che gli antichi avevano ragione nel percepire l’espansione come motore della crescita economica, umana, culturale, spirituale, linguistica etc.

È riduttivo, oltre ad essere paradossalmente contro la storia e la tradizione italiana, avere l’idea che l’Italia è soltanto un pezzettino di terra a forma di stivale. Il vero confine di un Paese è quello delineato dalla sua influenza culturale: l’Italia, dunque, non è solo in Italia.

È nostro dovere di cittadini italiani all’estero essere protagonisti attivi di questa rinascita attraverso l’attualizzazione e il rinnovamento di una cultura costruita da milioni e milioni di mani, di menti e di cuori diffusi da secoli in tutto il mondo.