CURITIBA – PR – “Posso não ter sido eleito, mas sou forte”, exclamou o conselheiro do CGIE – Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, Walter Petruzziello, ao receber a confirmação de que sua proposta para sediar a próxima reunião continental do órgão foi prontamente acatada: será em Curitiba de 10 a 12 de abril próximo, segundo convocação expedida hoje mesmo pelo vice-segretário geral Francisco F. Nardelli, sediado em Bahía Blanca, Argentina.

PATROCINANDO SUA LEITURA

Na convocação está, também, a ordem do dia: situção da promoção da língua e cultura italiana na área da América Latina, envolvendo Institutos de Cultura, entidades gestoras e professores; situação da rede consular nos diversos píses da área continental, com a análise de fechamentos e rebaixamentos; renovaçõ dos órgãos de representação e análise da viabilidade de uso do voto eletrônio, como está previsto em decreto do governo italiano; mobilidade e novas imigrações nos diversos países da área continental; assuntos diversos e eventuais.

A pauta dos trabalhos, segundo se observa é, ainda, um esboço e poderá conter mais assuntos. O tema do rebaixamento do Consulado Geral da Itália no Uruguai a chancelaria, assim como o fechamento de outros consulados na área deverá, durante o encontro, encontrar uma voz unânime de protesto contra o governo italiano, até aqui criticado isoladamente por expoentes das diversas comunidades italianas.

Sobre a questão do Consulado de Buenos Aires, aguarda-se ainda o pronunciamento do presidente da República, Giorgio Napolitano, a quem foi endereçada uma carta – divulgada pelo jornalista Stefano Casini – em nome do Comitê “Salvemos o Consulado”. “Nos anos 30 – afirmam os signatários do documento – dizia-se que o Uruguai era o país mais italiano em todo o mundo e naqueles anos existia em defesa dos italianos um Consulado Geral ao qual nós, do comitê ‘Salviamo il Consolato’ entendemos ainda aspirar”. Publicamos, a seguir, o texto da carta a Napolitano, na íntegra:

“Al Sig. Presidente della Repubblica italiana

Giorgio Napolitano

A seguito della recente decisione di declassare il Consolato d’Italia di Montevideo a cancelleria consolare presa dal Ministero Affari Esteri italiano nell’ambito delle misure sulla cosiddeta “spending review” ci dirigiamo al signor Presidente della Repubblica Italiana e alle autorità in indirizzo che si è spontaneamente costituito un comitato avente lo scopo di riconsidearare tale decisione. A nostro avviso e di tutti coloro che si sono fatti parte diligente per la raccolta di firme rivolte a mantenere la presenza del Consolato in Uruguay, la decisione del Ministero Affari Esteri Italiano è stata presa in forma affrettata senza tenere nelle debite considerazioni la storia di questo Paese, e il numero dei residenti con passaporto italiano che ormai superano i 100.000. Una decisione che va contro quella che per lungo tempo è stata una legittima aspettativa della nostra collettività, ovvero quella di elevare Montevideo a Consolato Generale come parimenti è per la collettività spagnola che si attesta all’incirca a 66.000 discendenti con cittadinanza spagnola. Declassare il Consolato è non tenere nelle debite considerazioni la storia dell’Uruguay, una storia scritta dagli italiani che furono fondamentali nello sviluppo sociale, politico, militare e architettonico. Un paese legato all’Italia fin da quando, la prima emigrazione portó a Montevideo Giacinto Trapani uno dei 33 Orientales che scrissero la prima Costituzione, poi l’emigrazione ligure e quindi la legione italiana al seguito di Garibaldi : con lui diedero un rilevante contributo politico e militare partecipando alla cosiddetta “Guerra Grande” per salvaguardare l’Uruguay dall’invasione delle truppe argentine comandate dal Generale Rosas: in tutte le capitali regionali del paese è stato eretto un monumento a Garibaldi. Forse, in Italia, non tutti sanno che Garibaldi fu il primo Ammiraglio della flotta navale uruguaiana, mentre nel dipartimento di Salto ancor oggi si ricordano gli eroi italiani di Cairo Montenotte (Savona) che parteciparono alla famosa battaglia di San Antonio del Salto. Le due città, Salto e Cairo Montenotte infatti sono unite da un forte vincolo storico e culturale che è stato suggellato con un recente gemellaggio nel 2012. E quanti gli italiani di grande valore che giunsero qui e che contribuirono alla crescita di questo Paese, come Giovan Battista Cuneo onegliese e garibaldino, a lui si deve la pubblicazione dell’Italiano il primo settimanale in lingua italiana pubblicato all’Estero. Un giornale che si dimostrò a Montevideo e anche a Buenos Aires uno strumento di diffusione delle idee di libertà e di unità dell’Italia come fattore di rafforzamento dell’identità degli italiani immigrati nei territori del Rio della Plata. In virtù di questi legami che oggi si sono vieppiù rinsaldati, la Provincia di Imperia e la Consulta ligure, a Genova hanno conferito al 2 volte Presidente dell’Uruguay Julio Maria Sanguinetti il premio “ Giovan Battista Cuneo” premio che ogni due anni viene assegnato dalla Regione Liguria ad illustri personaggi di origine ligure. Mentre sempre nel 2012, veniva ancora conferito al Presidente Sanguinetti nella bellissima Basilica della citta’ di Rapallo il “Rapallino d’oro” riconoscimento isituito e da assegnare a persone originarie dell’antico territorio ligure. Anche il Presidente Jorge Batlle Talice ha un forte vincolo con l’Italia: suo nonno materno fu il primo Presidente della Camera di Commercio Italia-Uruguay nel 1863.

Da ultimo il recentissimo gemellaggio tra la città di Piriapolis (importante balneario della costa uruguiana) con la città di Diano Marina. Piriapolis infatti è stata fondata da Francesco Piria nel 1893 ispirandosi alla città ligure di Diano Marina.

E non possiamo certo sminuire o cancellare il ricordo della prima Camera di commercio italiana al mondo che fu costituita qui a Montevideo nel 1873! Per non parlare della Scuola Italiana fondata nel lontano 1886 e l’Ospedale Italiano costituitosi nel 1853, mentre nel 1896 veniva fondato il primo Comitatato della Societa’ Dante Alighieri. L’emigrazione italiana, secondo quanto scrive il primo Viceconsole Chaperon dell’allora Regno di Sabaudia, segnalava che “l’emigrazione italiana è la più interessante in ragione degli elementi di cui si compone. Proprio per il rispetto acquisito, gli immigrati a Montevideo nel 1861 festeggiarono l’unificazione d’Italia con tanto di luminarie, mentre manifestazioni popolari suscitarono dieci anni dopo anche la fine del potere temporale del Papa” . Veltroni, Andreoni, Bello e Reborati furono gli architetti e costruttori piú importanti dell’Uruguay e Antonio Meano e Gaetano Moretti costruirono il “Palacio Legislativo”, ossia la sede del Parlamento dell’Uruguay

Un 40 per cento di uruguaiani si calcola ha un antenato giunto dall’Italia tra ottocento e novecento e su tutto il territorio uruguaiano nelle scuole pubbliche viene insegnato l’italiano.

La gestione di questa enorme collettività fa dell’Uruguay un Paese dove la preminente attività dell’Italia è, per quello che si è sempre tangibilmente osservato, di carattere consolare. A Montevideo e all’interno del Paese sono numerosissime le associazioni italiane. Tra queste emergono per attività e iniziative quella dei Veneti, dei Friulani, dei Piemontesi, Marchigiani, Lucani, Toscani, Abruzzesi, Calabresi, e Campani. I cimiteri dell’Uruguay, riflettono tangibilmente quella che fu una importantissima immigrazione italiana in questa parte del mondo.

Ma forse tutto questo non si conosce in Italia, i nostri diplomatici non sono stati in grado di rappresentarlo.

Vivere, vedere, passeggiare per Montevideo sembra di essere in Italia. Veltroni, Zucchi, Andreoni, sono gli architetti che le diedero forma. Francesco Piria, giornalista, impenditore e politico illustre fondò appunto la città di Piriapolis e pianificó 20 quartieri della capitale, mentre Gorlero anche lui del ponente ligure fondò invece la più rinomata di Punta del Este. E i presidenti illustri che lo governarono: Terra, Baldomir Ferrari, Berreta Gandolfo, Giuseppe Serrato, Jorge Maria Sanguinetti ed il suo Vice Ugo Battaglia, Jorge Batlle Talice, il persino l’attuale presidente Mujica ha il doppio cognome piemontese Cordano e il vicepresidente porta quello di origine lomabarda Astori.

E poi gli scrittori, Mario Benedetti, Juan Carlos Onetti, Delmira Agustini o il grande pittore Pietro Figari. Il grande Edoardo Fabini illustre musicista, e si potrebbe continuare quasi all’infinito!

Negli anni 30 si diceva che l’Uruguay era il paese più italiano al mondo e in quegli anni appunto esisteva in difesa degli italiani un Consolato Generale a cui noi del Comitato Salviamo il Consolato intendiamo tuttora aspirare.

Illustrissimo Presidente, conosciamo la Sua saggezza, ma soprattuto la conoscenza della storia, conoscenza che forse è sfuggita a chi ha preso questa improvvida decisione. L’Uruguay ha bisogno di un Consolato con i suoi 107.000 cittadini e 15.000 in attesa di esserlo (e potrebbero essere molti di più), italiani da seguire e da valorizzare per favorire reciproche opportunità. Come puó essere che esiste un Consolato Generale a Calcutta con meno di 100 italiani iscritti all’AIRE o che, recentemente, sia stato aperto un Consolato Generale in una cittá cinese dove sono iscritti all’AIRE 16 italiani? Perché continua ad esistere un Consolato Generale a Cordoba, in Argentina, con 60.000 italiani iscritti, ed una Cancelleria Consolare a Montevideo, dove fra 2 anni circoleranno 120.000 passaporti?

Signor Presidente, siamo i suoi connazionali che viviamo sull’altra sponda del Rio de la Plata. Innumerevoli sono gli elementi che legano il presente al passato della grande immigrazione in questa parte del mondo dalla Penisola. Forse gli italiani sono emigrati più numerosi di ogni altro popolo perché hanno dentro di sè il senso dell’avventura, nutrito dalle disgrazie della propria storia. Siamo quaggiù, e siamo comunque tanti, certo parliamo lo spagnolo, ma fieri di appartenere a quella nostra amata Patria l’Italia che ancor oggi per meri e piccoli calcoli da burocrati impreparati ci sta respingendo.

Non ci abbandoni siamo tra i residenti all’estero queli che hanno dimostrato la più alta partecipazione al voto tra tutti gli italiani residenti all’estero! E questo non è un dato più che sufficiente per meritare di avere un Consolato e che invece di declassarlo possa giustamente aspirare ad essere un Consolato Generale.”