“Il ruolo degli stati sovrani in una Nuova Bretton Woods multipolare”

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u Dal 7 all’11 dicembre 2008 si è tenuto a Curitiba, capitale dello stato del Paranà in Brasile una conferenza internazionale, “Crisi: direzioni e verità” ( Crise: Rumos e Verdades),  sulle misure da intraprendere per affrontare a livello internazionale, continentale e nazionale la crisi finanziaria ed economica sistemica e globale. Nei 5 giorni di lavoro 35 economisti ed esperti di 11 paesi (Brasile, Argentina, Cile, Ecuador, Venezuela, Messico, Stati Uniti, Russia, Italia, Germania e Inghilterra)  hanno presentato non tanto vecchie analisi sul perché della crisi, bensì differenti idee e proposte concrete per affrontarla e risolverla in modo coordinato e condiviso.

 

L’evento, che è stato patrocinato dal governatore Roberto Requiao dello Stato del Paranà con l’appoggio di differenti organi dello Stato Federale, ha raccolto l’adesione e la partecipazione di 600 persone, politici federali e statali, economisti, dirigenti del settore pubblico e privato, sindacalisti, giornalisti,  ed è stato integralmente trasmesso in diretta dalla Tv e Radio Educativa dello Stato. Le televisioni e la stampa statale e federale hanno ampiamente riportato gli interventi dei relatori. Tra questi si possono citare: il noto economista Carlos Lessa, già presidente della Banca di Sviluppo Economico e Sociale (BNDES), Darc Costa, vice presidente della stessa banca, Marcio Pochmann, direttore dell’Istituto di Ricerche Economiche (IPEA), il politologo brasiliano Cesar Benjamin, l’ex ministro dell’economia argentina Aldo Ferrer, Mario Di Costanzo consigliere economico del candidato presidenziale del Messico Andres Manuel Lopez Obrador, due professori russi Yury Gromiko e Andrei Kobyakov, Lorenzo Carrrasco giornalista messicano, il professor Naranjo Chiriboga dell’Ecuador. Dall’Italia sono stati invitati Mario Lettieri, sottosegretario all’Economia e alle Finanze del governo Prodi e l’economista Paolo Raimondi, di cui si allegano gli interventi. Nei loro discorsi hanno presentato il progetto di riorganizzazione del sistema finanziario internazionale, di una Nuova Bretton Woods, e hanno indicato i contenuti delle “Dichiarazione di Modena” ( The Modena Iniziative) elaborata all’inizio di luglio da un gruppo di lavoro italo-russo sulla riforma dell’architettura economica globale.

 

Per il Brasile l’incontro ha avuto un significato speciale mettendo in primo piano il ruolo politico prima che finanziario ed economico nella soluzione della crisi. E’ stata di grande importanza la partecipazione di tre governatori alla sessione di chiusura della conferenza, oltre a Roberto Requiao, il governatore dello Stato di Sao Paolo José Serra e Luiz Enrique governatore dello Stato di Santa Caterina  che si sono detti d’accordo sulla necessita di sfidare il dominio assoluto della Banca Centrale sull’economia del paese, che mantiene un altissimo e penalizzante tasso di interesse del 13,75%,  e di rilanciare la cultura e l’educazione per cambiare i valori nella società. Hanno inoltre concordato sulla necessità di controllare l’attuale volatilità del cambio, di lanciare un progetto di grandi investimenti nazionali in infrastrutture e nei settori sociali e di sostenere ed espandere la cooperazione del MercoSul per integrare tutti i paesi del continente. Il governatore Requiao ha ribadito la sua proposta di imporre  subito controlli sui cambi e altre misure per fronteggiare la valanga finanziaria. Queste idee erano già state proposte una settimana prima in una conferenza a Rio de Janeiro organizzata dal quotidiano economico “Monitor Mercantil” e dal Movimento de Solidaridad Iberoamerciana (MSIa).

 

La conferenza stilerà una “Carta di Curitiba” con proposte e orientamenti per far fronte alla crisi.

Saranno stampati dei cd in varie lingue e mandati a tutte le università, centri studi e di economia del Brasile e dell’America Latina. Sintesi di tutti i discorsi si trovano in www.crise.pr.gov.br.

 

 

Nei vari interventi è stato sottolineato l’importanza degli stati nazionali sovrani e di una nuova cooperazione tra di loro per favorire grandi progetti infrastrutturali e l’integrazione continentale, come nel continente europeo e asiatico  e dell’America del Sud. Il professor Carlos Lessa, uno degli organizzatori dell’evento, aveva presentato all’inizio tre domande cruciali a cui gli interventi e il dibattito avrebbero dovuto dare delle risposte. “Attraverso quali trasformazioni passerà il sistema finanziario mondiale? Come tratterà il mondo geopoliticamente questa crisi? Ci sarà un rinascimento dei progetti nazionali e come sarà la cooperazione internazionale?”

 

L’altro organizzatore dell’evento, l’ingegnere Darc Costa, ha indicato il progetto nazionale da seguire basato sulla “solidarietà, fraternità e giustizia” con le varianti di politica internazionale e di impegno sociale, sulle orme del programma di industrializzazione, urbanizzazione e integrazione nazionale del presidente brasiliano Getulio Vargas nel 1930.

 

Andrei Kobyakov, professore all’Università Statale di Mosca e direttore del giornale internet rpmonitor.ru, ha sottolineato l’aspetto culturale e anche spirituale della crisi in quanto da tempo l’economia è stata trattata come una scienza positivista senza valori morali e la pratica economica senza limiti morali ed etici. Ha poi illustrato la teoria dei “cicli lunghi di sviluppo economico” elaborata già 80 anni fa dal russo Nikolai Kontradiev che, attraverso l’analisi del processo di accumulazione, concentrazione, dispersione e svalutazione del capitale, permette di analizzare con anticipo le fase economiche. Ha concluso dicendo che questa sarà una crisi di recessione molto lunga.

 

Lorenzo Carrasco ha spiegato che le origini profonde della crisi devono essere cercate anche nel modello delle banche centrali a cominciare dalla creazione della Federal Reserve americana nel 1913. Occorre che gli stati riprendano la prerogativa fondamentale di emissione di credito per lo sviluppo e di intervento con regole forti per eliminare la bolla dei derivati finanziari e, attraverso nuovi accordi di cooperazione internazionale, di confrontare la volontà egemonica americana che si fonda sul potere militare, sulla finanza internazionale e sulla capacità di manipolazione culturale della popolazione. Ha concluso citando Sant’ Agostino:” Quando la società non è orientata verso la giustizia e il bene comune, quando i governi abbandonano il sentimento di giustizia, allora diventeranno preda dei ladri”.

 

Yury Gromiko, membro dell’Accademia delle Scienze e direttore dell’Istituto di Studi Avanzati di Mosca, ha sottolineato il ruolo della cultura e dell’innovazione tecnologica per affrontare e risolvere la crisi. Ha spiegato l’orientamento russo attuale che combina due differenti approcci all’economia dopo la caduta del muro, quello della Bielorussia, che ha mantenuto alcune strutture del sistema socialista con interventi diretti dello stato, e quello del Kazachstan che ha liberalizzato il mercato nell’era post sovietica e che sta intervenendo con meccanismi finanziari di protezione contro la destabilizzazione finanziaria.

 

Mario Di Costanzo del Messico ha presentato il lavoro fatto dal “gobierno legitimo” di Lopez Obrador, a cui Calderon con l’appoggio americano ha sottratto illegalmente la vittoria presidenziale del 2006, per creare un nuovo e genuino movimento popolare e riformare l’intera società, e non solo l’economia. Ha dettagliato come nei passati due anni di “dollarizzazione” dell’economia messicana, le multinazionali hanno fatto man bassa di profitti  mentre il governo aumentava il debito pubblico di 40 miliardi di dollari, e saccheggiava i salari che, di fronte a una inflazione dei beni primari del 100%, hanno registrato un aumento solamente dell’8%. Un effetto molto grave della crisi negli USA è anche  il crollo delle rimesse degli emigrati. Se non si considera l’esportazione del petrolio, il deficit commerciale è passato da 14 miliardi nel 2000 a 68 miliardi di dollari nel 2008.  Ha quindi precisato i contenuti del Plan de Accion di Obrador per una inversione sociale centrato sul sostegno dei salari, la promozione del lavoro, dell’agricoltura e delle opere pubbliche

 

Carlos Lessa ha spiegato che il mercato finanziario muove 130.000 miliardi di dollari in titoli e oltre 600.000 miliardi in derivati finanziari con una separazione netta, una rottura con l’economia reale e il PIL mondiale di 56.000 miliardi di dollari. “Nel passato le grandi crisi sono state risolte con la guerra. Oggi abbiamo la certezza che non ci sarà una guerra mondiale. Però abbiamo un problema geopolitico: Avremo una cooperazione internazionale solidale e giusta oppure un rinascimento dei progetti nazionali? Rivitalizzeremo il concetto di nazione o ci sarà una mobilitazione mondiale attraverso la cooperazioni tra i popoli?”. Il professor Lessa ha voluto dare un segnale di sostegno al progetto di una  nuova architettura economica e finanziaria globale, di una Nuova Bretton Woods, sottoscrivendo la “Dichiarazione di Modena”.