Intervista di Paolo Carlucci

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Mario Agostinelli Lei é uno dei fondatori e Presidente italiano del Contratto Mondiale per l’Energia, puó dirci brevemente quali sono le tematiche per le quali l’Associazione si batte e come é organizzata?

 

Innanzitutto é un Associazione che nasce dal Forum Sociale Mondiale (FSM) e emerge nel momento in cui si supera una visione dell’energia legata solo al petrolio e cioé ad un tipo di energia che é stata nel passato (ma lo é ancora oggi) causa di guerre.

Nasce nel momento in cui l’Ambiente diventa uno degli elementi determinanti nella riflessione del FSM e quindi per salvare l’Ambiente, il Clima, per fare dell’Energia un diritto ed un bene comune. Pensa ad un paradigma energetico nuovo quello che supera sostanzialmente  il petrolio e le fonti fossili.

Il Contratto Mondiale é un esperienza straordinaria, segue da vicino un’insieme di richieste a partire dal fatto che venga definito come un diritto una quantitá di energia per tutti, e ne fa seguire anche criteri di organizzazione politica-sociale che vengono richiesti dal Movimento e dagli stessi Governi.

Il Movimento si batte per eliminare alcune storture e per guadagnare invece grandi proposte, in sintesi la questione determinante é una riduzione dei consumi oggi  molto differenziati a livello mondiale: 0,4 TEP in Africa (Tonnellate equivalenti di petrolio annue/persona), 12,4 TEP negli Stati Uniti.

Quindi un consumo che viene addirittura assunto come un diritto quando Bush afferma “Io voglio difendere lo stile di vita degli americani” dove ovviamente questa affermazione puó interpretarsi come un atto di guerra contro altre popolazioni del resto del mondo.

L’altro aspetto determinante riguarda la necessitá o addirittura l’esigenza di passare da grandi impianti concentrati di produzione d’energia ad un decentramento, una diffusione degl’impianti di media o addirittura di piccola dimensione, dislocati nei territori, cioé l’energia viene vissuta come un prodotto, uno dei tanti prodotti naturali territoriali che quindi si deve integrare con le attivitá dell’uomo e con la stessa agricoltura.

Da questo punto di vista e terzo punto, le energie rinnovabili sono il fulcro di questo cambio di passo che viene proposto; riduzione dei consumi e loro riequilibrio, diffusione degli impianti di produzione nel territorio, evitando dove possibile i grandi impianti e di conseguenza i costi energetici che sorgono per i grandi trasporti che ne conseguono, con il previlegio netto verso le energie rinnovabili.

 

Lei é qui a Belém ed ha partecipato nei giorni 15-16 Gennaio al Seminario “Energia in Amazzonia: Una Necessitá Umana ed una Sfida Ambientale”, che é di preparazione al Social Forum, come Le é sembrata la ricettivitá alle idee che ha proposto?

 

L’accoglienza é stata straordinaria, posso dire con una certa franchezza, dovuta all’apertura culturale e all’esperienza della popolazione locale, ma per certi versi un pochino eccentrica rispetto a quella che é la cultura delle grandi imprese.

Per gli ingegneri che si formano nelle Universtá, e questa é stata anche una mia esperienza, il concetto di energia che ci viene dagli studi legati alla civiltá industriale é quello della produzione di grande potenza, di grande velocitá, di grandi impianti, quindi di enormi impatti ambientali. Non si pensa mai invece al discorso chiave che oggi é messo al centro della riflessione sull’energia, che questa é innanzitutto vita. Troppa energia ed il suo uso smoderato significano invece morte, per via del suo legame con il Clima, i cambiamenti climatici. Per cui l’esigenza di ridurre i consumi evidentemente non é solo un esigenza di giustizia sociale e di pace, ma é anche una necessitá di preservazione della biosfera la quale con carichi troppo alti viene a predisporre catastrofi naturali, gli tsunami, gli uragani, ecc.

Inoltre riflettendo su questo punto di vista si capisce che é anche sotto stress l’economia tradizionale; una volta non si pensava che si potesse, addirittura, per via del tipo di sviluppo che si affida esclusivamente alla crescita senza limiti, pagare un prezzo in PIL, che verrebbe spostato per riparare i danni, un costo piú alto addirittura di quello che di solito si é messo a disposizione per le grandi questioni sociali.

Quando Stern parla che se si continua in questo modo si possa nel 2025 essere obbligati a devolvere il 10% del PIL mondiale per riparare i danni ambientali, che é la stessa cifra che oggi é utilizzata per il welfare, ossia per le malattie, per le pensioni, per la scuola é evidente che non é possible fare ambedue le cose. Saremo quindi di fronte ad un ansimare tremendo della Terra ma anche ad un crollo della Civiltá. 

 

É del 15 Gennaio la notizia che 17 Ong tra cui Geenpeace e Friends of the Hearth, alla Commissione Europea hanno detto sí alla produzione di biocombustibili ma solo se sostenibili. In prospettiva del prossimo Social Forum a Belém, nel Gennaio 2009, cosa ritiene possibile aspettarsi considerando le varie dinamiche in gioco.

 

Credo che le due grandi questioni del Social Forum dal punto di vista dell’energia saranno “Il Sole al posto dell’Atomo”, per non cadere in questa trappola della sostituizione delle energie fossili con il nucleare, che evidentemente é fatta per mantenere intatto il sistema di distribuizione, tarato per le grandi centrali, semplicemente sostituendo il combustibile nelle grandi caldaie.

La sostituizine con il nucleare é folle perché dietro l’uso del nucleare si nascondono grandi pericoli, non immediati per il clima perché la CO2 verrebbe in parte, ma solo in parte ridotta, si espone peró il Pianeta e le future generazioni a rischi ancora piú alti. Resta irrisolto lo smaltimento dei residui nucleari che vengono dispersi in un ciclo che viene diffuso e non piú controllato, se non a prezzo dell’uso di metodi al limite della democrazia se non letteralmente militari.

Una grande questione sará battersi per l’energia solare, eolica, idroelettrica, della biomasse al posto dell’energia dell’atomo e quindi é un cambio di modello organizzativo, di diffusione decentrata, di democrazia territoriale.

L’altra grande questione é quella di non dedicare la terra a produrre sostanzialmente combustibili sostitutivi ai fossili invece di dedicarla alla produzione di alimenti per lo sradicamento della fame, questo é il senso della sostenibilitá. Non dobbiamo dimenticarci che la Terra e tutte le sue risorse non sono infinite, la sua produttivitá é stata spinta al massimo pure a prezzo del suo futuro, usando dei fertilizzanti, c’é oggi anche questa idea della biogenetica come una soluzione anche questa forzante ed artificiale.

Credo che dobiamo avere la lungimiranza di abbandonare queste scorciatoie ed affrontare invece la destinazione della terra alla soluzione dei problemi della fame.

Da questo punto di vista un uso della terra parziale, integrativo, per la produzione di biocombustibili da usarsi in loco, altrimenti poi bisogna spendere energia per il trasporto creando cosí altre emissioni, ed usare in questo modo i biocombustibili é possibile.

Allora si tratta  di operare una pianificazione di una certa difficoltá che peró rende sostenibile questo progetto, non soltanto da un punto di vista ambientale e questa é una novitá, ma anche dal punto di vista sociale.

 

Lei ritiene che a Social Forum sará possibile raggiungere una certa convergenza di vedute tra i partecipanti rispetto alla tematica dell’Energia?

 

Penso che per essere uno dei temi ultimi arrivati all’attenzione, il dibattito debba essere ancora molto ampio. Stiamo costruendo delle reti territoriali, io sono appena tornato dal Venezuele, ora sono a Belém anche per costruire una rete in America Latina. Sará attraverso un grande dibattito che sará possibile incontrare le soluzioni migliori per i problemi che sono sul tappeto,  la ricetta migliore é non partire da soluzioni precostituite. La convergenza avverrá perché al Social Forum si discute di un altro modello di sviluppo, diverso dal liberismo, soprattutto dedicato a un mondo che nella giustizia sociale trova anche le soluzioni ai problemi ambientali attuali e del futuro. Per l’energia siamo difronte ad una svolta mai verificatasi prima: concidono il quasi esaurimento delle risorse fossili con l’esplosione del problema climatico, pertanto bisogna cambiare non domani ma ieri, sennó non c’é salvezza.

Per concludere direi che il fatto che nello Stato del Pará ci sia oggi un governo progressista e di sinistra, dovrebbe facilitare la convergenza sull’Energia e su altre questioni economico-sociali con il FSM.