Il Consolato di Curitiba sta controllando il caso che coinvolge la cittadinanza italiana del giornalista e scrittore José Laurentino Gomes e di sua moglie Carmen Tex Sodré Gomes. Il console generale Salvatore Di Venezia ha informato oggi, all’inizio del pomeriggio, che le sue decisioni dipenderanno da informazioni aggiornate già sollecitate all’Italia ma che, secondo lui, non c’è nessun atto consolare di cassazione della cittadinanza dell’autore di “Schiavitù”.
La notizia della cassazione della cittadinanza di Laurentino è stata data all’atto di consegna del passaporto a sua moglie, nella gestione del predecessore di Di Venezia, nell’agosto 2019. “Ho ricevuto un laconico email del consolato dicendo: sua moglie non può avere passaporto perché la sua cittadinanza è stata cassata in Italia” (se ne veda riproduzione nella galleria di fotografie), spiega Laurentino in video-intervista. Ma questa settimana lo scrittore ha ottenuto un Certificato di Cittadinanza” (idem) dove risulta che la stessa è ancora valida.
Il passaporto di Carmen non è stato consegnato, all’epoca, a causa dell’indagine che le autorità italiane stavano facendo sulle pratiche di riconoscimento della cittadinanza operate nel comune di Brusciano, in provincia di Napoli, con denunce di irregolarità che coinvolgevano anche funzionari pubblici, secondo quanto detto da Di Venezia. “Ciò già da molto tempo ed ho chiesto informazioni aggiornate”, ha detto il console all’editore di Insieme.
Laurentino ha ottenuto il riconoscimento della cittadinanza italiana “iure sanguinis” a Brusciano, nel 2016 e sua moglie ha poi sollecitato la naturalizzazione a causa della cittadinanza del marito, che le era stata concessa. A causa delle indagini tenutesi a Brusciano, comunque, la consegna del passaporto è stata sospesa fino alla conclusione del processo investigativo che, secondo quanto spiega il console Di Venezia, in casi come questo, spesso si tiene su tutte le pratiche di cittadinanza di un certo periodo.
Quando c’è la cassazione della cittadinanza, normalmente è sospeso anche il passaporto ma secondo Laurentino negli ultimi anni ha viaggiato in oltre dieci paesi, inclusa l’Italia stessa (dove ha una figlia che abita e lavora a Milano), usando il passaporto italiano che ha e non ha mai avuto problemi con l’immigrazione. Dato che non è riuscito ad ottenere altre informazioni presso il consolato di Curitiba, lo scrittore ha indetto un’azione legale a Roma, con un’udienza prevista per il prossimo dicembre.
“Sono nel limbo. Il consolato di Curitiba dicendo che non sono cittadino e che nemmeno mia moglie può esercitare la cittadinanza già concessale per matrimonio e il governo italiano, in Italia, dicendo che invece sono cittadino. Roba da matti”, osserva Laurentino mettendo in discussione l’incongruenza delle informazioni. Il caso di Laurentino è stato un articolo di copertina dell’edizione 249 della rivista Insieme.
Di seguito abbiamo trascritto quasi tutto il contenuto della video-intervista con Laurentino che abbiamo pubblicato ieri: “Nel 2016 sono riuscito a riunire tutti i documenti relativi alla mia bis-nonna. Giunsero in Brasile verso la fine del XIX secolo, venendo da Milano per lavorare nei campi di caffè. Lavorarono ad Araraquara, presidente Prudente, poi arrivarono in Paraná. Ed ho potuto comprovare tutta la mia discendenza, sino ai miei figli ed ho dato inizio, con l’aiuto di un’agenzia di Curitiba, alla pratica per il riconoscimento della mia cittadinanza. Il pratica è andata molto bene in Brasile. Ho fatto tutte le traduzioni, tutto autenticato dall’Ambasciata d’Italia, dal Ministero degli Affari Esteri del Brasile e, sotto le indicazioni dell’agenzia, sono andato in Italia, in comune ed ho ottenuto il riconoscimento della cittadinanza. Poi mi sono iscritto all’Aire presso il Consolato di Curitiba, il mio passaporto è stato emesso, ho la carta di identità e tutto il resto.
Così anche mia moglie ha deciso di chiedere la naturalizzazione per matrimonio. Il processo è andato molto bene per tre anni. Il governo italiano, nel corso dell’indagine, aveva detto che andava tutto bene – e lì si fanno tutta una serie di indagini in tutti gli organi coinvolti – ed emesso il decreto; Carmen è così andata a Curitiba, fatto il giuramento alla Costituzione della Repubblica italiana, firmato e ricevuto questi documenti ma quando ha cercato di ottenere il passaporto ho ricevuto un laconico email dal consolato dicendo: Sua moglie non può ottenere il passaporto perché la sua cittadinanza è stata cassata in Italia.
È stato uno shock, potete immaginarlo! Sono caduto dalle nuvole. Ero molto felice di aver potuto comprovare ed avere il riconoscimento della mia cittadinanza italiana e, all’improvviso, senza nessuna spiegazione, scopro tramite terzi che la mia cittadinanza era stata cancellata.
Cosa avevo fatto? Ho riunito di nuovo tutti i documenti, incaricato un avvocato a Roma e lei ha fatto causa…di nuovo, nella giustizia. Fino a che poco tempo fa, consigliato da un amico, ho deciso di chiedere un certificato di cittadinanza in Italia. E, con mia sorpresa, questa settimana mi arriva un certificato italiano dicendo che la mia cittadinanza è ancora valida, legale. Sorpresa totale. Perché penso: se l’Italia riconosce la mia cittadinanza, dice che non c’è nulla di sbagliato in essa, perché il Consolato di Curitiba afferma che non sono più cittadino italiano?
Mi sembra che vi sia stata una decisione unilaterale, arbitraria, del Console di Curitiba, predecessore dell’attuale Console, che ha cancellato tutta una serie di cittadinanze sulla base di informazioni che sono giunte di irregolarità. In Italia ci sono state molte irregolarità, agenzie che hanno fatto un lavoro irregolare, quello che si potrebbe definire “scappatoia”, ma non è il mio caso. La mia documentazione è completamente in ordine, tanto che ora, nella causa intentata presso il tribunale di Roma, tutti i documenti sono stati accettati. Sto solo aspettando una sentenza favorevole che riconosca e confermi la mia cittadinanza.
Ed ora mi trovo nel limbo. Il consolato di Curitiba dicendo che non sono cittadino e che nemmeno mia moglie può esercitare la cittadinanza già concessale per matrimonio e il governo italiano, in Italia, dicendo che invece sono cittadino. Ma tu guarda che cosa strana!
Solo per essere chiaro: lei non ha mai ricevuto una comunicazione direttamente dal consolato; hanno solo informato della cassazione nel momento della richiesta di passaporto di sua moglie. È così?
Non ho mai ricevuto una comunicazione, tanto dal consolato italiano come dal comune, sulla cancellazione della cittadinanza. Nessuna comunicazione. Niente di niente. La mia documentazione continua valida, accettata, in regola. Quindi è una cosa molto strana. Se realmente ci fosse stato un problema con i miei documenti, bastava dire: “Guardi, per queste ragioni, la sua cittadinanza è stata cancellata”. Ma ciò non è mai successo. Così sono ritrovo nel limbo.
Ha usato il passaporto italiano in questo periodo, dopo la comunicazione? Ha avuto problemi?
Molte volte. Sono uno scrittore ed ho fatto una lunga ricerca per il libro che sto scrivendo – “Schiavitù” – e sono andato in 12 paesi; otto in Africa, sono andato in Inghilterra, nella stessa Italia, sono andato in Germania dove abita un’altra mia figlia…in tutti i luoghi, il mio passaporto è stato accettato senza nessun problema. Sono andato in Senegal, in Africa del Sud, Mozambico…non ho avuto nessun problema. Quindi ciò è molto strano perché da un lato sto venendo riconosciuto come cittadino italiano dal servizio di immigrazione, incluso quello dell’Italia stessa, dove sono stato recentemente prima della pandemia, ma il consolato di Curitiba dice di no; che non sono cittadino. Ma tu guarda che situazione assurda!
In pratica continua usando il passaporto e nessuno glielo ha contestato, ma sua moglie non ha ottenuto il suo…
Curioso, no? Lei ha fatto tutta la pratica per ottenere la cittadinanza a causa del matrimonio. In uno dei passaggi ci avevano detto che stavano facendo dei controlli sulla documentazione e se sul fatto di essere moglie di un cittadino italiano era corretta. Queste varie indagini sono state fatte ed è arrivata una comunicazione che era tutto in ordine e che, quindi, il governo italiano avrebbe emesso il decreto di concessione della cittadinanza per mia moglie. Ha fatto ciò ed è stata convocata dal Consolato di Curitiba, ha fatto il giuramento alle leggi e alla Costituzione della Repubblica Italiana, ha firmato davanti alla rappresentanza consolare, ricevuto copia di questi documenti a casa – insomma, nessun problema fino a quel momento. Nel momento in cui è andata a ritirare il passaporto, dopo aver fatto correttamente la domanda, pagato la tassa, fatto foto, prenotato l’incontro – e ottenere una data è stato complicatissimo – è andata là, le hanno preso le impronte digitali ma, al momento di emettere il passaporto, l’incaricata le ha detto: “c’è un problema. Suo marito non è più cittadino”. È in questo modo che l’ho saputo.
Ha dovuto ricorrere alla giustizia per recuperare qualcosa che, in realtà, ora non mai ha perso. Ma è tutto così strano. Di sicuro ha avuto dei problemi in famiglia. Ha figli che studiano o vivono fuori. Sta pensando di indire alcuna azione risarcitoria? Cosa farà ora?
Recentemente ho saputo che questo console è una persona molto più disponibile, che è una persona più disposta al dialogo del suo predecessore. Quindi, sì, sto cercando una posizione da parte del Console. Non credo di essere stato pregiudicato dallo Stato italiano come istituzione. Credo sia stata una decisione unilaterale di un Console che aveva un punto di vista molto rigoroso, intollerante nell’esercizio delle sue funzioni. Ma credo che le istituzioni cambino anche in funzione delle persone che hanno di fronte. Ed io sono molto fiducioso che l’attuale Console possa realmente essere sensibile alle mie richieste ed accettare l’idea che continuo ad avere la mia cittadinanza valida e che il passaporto di mia moglie, quindi, a tempo debito, potrà essere emesso.
Inizialmente ero molto triste. Ci sono rimasto male. Ma credo che lo stato italiano non sia così complicato come si possa credere. Vivo in un paese veramente complicato, che è il Brasile e so come vanno le cose. Ma ho molto fiducia nella giustizia, nel modo in cui lo Stato italiano tratta i suoi cittadini. Dato che sono ancora un cittadino, non sono un criminale, non sono un delinquente, non ho cercato di ingannare nessuno, spero che lo Stato italiano mi tratti come un cittadino che ha diritti e che, quindi, merita di essere preso in considerazione.
Quindi cosa ho fatto? Ho indetto una causa presso la giustizia a Roma, questo processo è in corso fin dall’anno scorso.
Ho avuto dei danni, sì, perché solo per cercare di porre fine a questa situazione ho già speso 25/30.000 Reais. Per poter recuperare tutti i documenti, pagare l’avvocato, inviare i documenti in Italia…tutto ciò è molto caro. Avevo già pagato prima, all’agenzia di Curitiba, quando andai con i miei figli e con mia moglie nel comune italiano. Ho speso parecchio. Credo che fino ad ora, in totale, io abbia speso oltre 100.000 Reais. Ci si potrebbe comprare un piccolo appartamento a Curitiba. Sono molti soldi. Ma è per me una questione di onore garantire la mia cittadinanza italiana, anche per rispetto, considerazione, per i miei bisnonni. Senza stare a guardare l’aspetto economico. Voglio solo che il mio diritto venga riconosciuto.
È il “vecchio cuore” che parla, nel petto di chi non si arrende…
Sì, andrò fino in fondo. Le proverò tutte. Tutto quello che posso.
Nel frattempo, continuerà il processo a Roma?
Sì. Ieri ho contattato il mio avvocato, informandolo che avevo appena scoperto che la mia cittadinanza nel comune continua valida, attiva; che ero preoccupato perché qualcuno mi suggeriva di stare attento dato che chiedere la stessa cittadinanza in due sedi potrebbe essere pericoloso, potrei essere accusato di falso ideologico…ma l’avvocato mi ha detto: “No, non corri questo rischio. Ci sono prove più che sufficienti, tra cui un servizio di copertina della rivista Insieme, che parla del pregiudizio causato ai tuoi diritti. Quindi stai facendo un giusto sforzo, in buona fede, affinché i tuoi diritti siano riconosciuti. Non ti preoccupare, non sarai accusato di falso ideologico da parte del governo italiano. Così ha deciso: aspettiamo un’eventuale revisione del nuovo console a Curitiba, cosa su cui sono fiducioso, ho sentito parlare molto bene di lui. Sono molto fiducioso, mi ha detto di aspettare: “Se il Console risolve la questione, andrò in tribunale per chiedere l’annullamento della causa; e la tua situazione è risolta. Ma se il Console, per qualche motivo, sostiene che la tua cittadinanza è veramente cancellata, la pratica andrà fino in fondo. Così otterremo – probabilmente a dicembre, quando è prevista la prima udienza – il riconoscimento da parte della giustizia italiana della tua condizione di cittadino”. Mi trovo quindi in questa situazione: innanzitutto, avendo fiducia nella decisione del Console, ma mantenendo il processo in corso nella giustizia di Roma. O l’uno o l’altro, sono fiducioso, si pronunceranno a mio favore.
Quanto tempo è già passato da quando ha iniziato le ricerche sugli avi per poi aggiungere questa incresciosa situazione?
Sono quasi sei anni. Anzi, di più. Ho iniziato nel 2014, quando un mio fratello mi disse: “Laurentino, lo sai che abbiamo diritto alla cittadinanza italiana?”. Io faccio parte della quarta generazione. Gli risposi: “Non è possibile che ora, a 60 anni, scopra una cosa così bella”. E lui aggiunse: “Sì, ho fatto ricerche. E tutto quello di cui abbiamo bisogno è trovare tutti i documenti”. Iniziò un enorme lavoro, iniziato in Italia, in un piccolo comune vicino a Milano. Siamo riusciti a recuperare il certificato di nascita del mio bisnonno Angelo Fagnani. Poi abbiamo girato tutte le anagrafi dell’entroterra di San Paolo per ottenere il certificato di nascita del bisnonno, di mia nonna, certificato di matrimonio, certificato di morte dei miei bisnonni, certificato di morte dei miei nonni; poi la stessa cosa con i miei genitori e, poi, il mio certificato a Maringá che riportava il nome sbagliato ed ho dovuto fare la correzione… finalmente ce l’ho fatta. È stata una grande epopea recuperare la mia storia di ascendenza italiana. Verso la fine del 2015 abbiamo fatto tutte le traduzioni, mandate all’Ambasciata italiana a Brasilia, al Ministero degli Affari Esteri, è passato dal Consolato italiano di Curitiba e, infine, prenotato il nostro viaggio.
Ho ricevuto questa cittadinanza il 4 febbraio 2016. È stato uno dei giorni più belli della mia vita. Eravamo lì io e le mie figlie, abbiamo aperto un ottimo Barolo, bevuto e mangiato una bella pasta per festeggiare il giorno in cui abbiamo ricevuto la cittadinanza. E pensai che fosse tutto a posto. Così anche mia moglie ha fatto la sua richiesta. Ed ora la storia continua, continua…sto entrando nel sesto anno per cercare di garantire il mio diritto.
A Brasilia? Perché all’epoca lavorava a Brasilia?
Avevo già lasciato Brasilia. Ma tutti i documenti erano stati inviati a Brasilia all’Ambasciata italiana e al Ministero degli Affari Esteri per verificare se fossero in ordine. Così, andai in Italia e questa documentazione inviata al comune italiano. Là ho registrato la mia presenza. Fatto domanda del Codice Fiscale. Siamo andati in comune…e ci siamo rimasti circa due settimane. E questa è un’altra polemica: quanto tempo si deve vivere in Italia per ottenere la cittadinanza? La legge non è chiara al riguardo. E ci io sono rimasto per due settimane. Dal punto di vista processuale non vi è stata nessuna irregolarità. Ho seguito tutte le istruzioni che ho ricevuto, tanto dall’agenzia, nel Paraná, tanto in Italia, dal comune. E la cosa curiosa è che dopo ho fatto l’Aire, il trasferimento di questi documenti dall’Italia a Curitiba, dove il consolato ha emesso i miei documenti. Ho un certificato di Cittadinanza emesso dal Consolato di Curitiba nel 2016.
Poi hanno iniziato a saltare fuori notizie di scandali, irregolarità nella cittadinanza in alcuni comuni in Italia. Effettivamente ci sono stati, anche nel comune dove la mia cittadinanza è stata riconosciuta, casi di giocatori di calcio che definitivamente non avevano il diritto, visto che non avevano una documentazione adeguata, non avendo l’ascendenza italiana ma che avevano ottenuto i documenti. Capisco e sono d’accordo sull’intransigenza delle autorità italiane. Non possono permettere che vi siano irregolarità su un argomento così serio come la concessione della cittadinanza. Ma non è il mio caso. La mia documentazione è molto corretta. Ho seguito tutte le fasi del processo e sono certo che la mia cittadinanza sia stata ottenuta in modo corretto, in buona fede.
Lei si è recato varie volte in Italia per lavorare, per turismo ed anche nella fase della cittadinanza. È anche stato nel luogo di origine dei suoi, ha incontrato parenti? Parliamo un po’ di cose belle. Ha una figlia che vive in Italia, un’altra in Germania…
Ho quattro figli. La mia famiglia è una specie di Onu: Solo uno abita in Brasile, a Florianópolis. Un altro abita a Buenos Aires; una figlia abita e lavora a Milano. L’altra abita a Berlino, è sposata con cittadino britannico, dove è nata la mia nipotina che ha un anno e quattro mesi. Quindi, per me, è molto importante questa cittadinanza, non solo in omaggio e riconoscenza al sacrificio, agli sforzi dei miei bisnonni italiani che giunsero qui tra mille difficoltà verso la fine del XIX secolo, fuggendo dalla fame in Italia e dalla mancanza di opportunità. Ma per me sarebbe molto speciale poter visitare i miei familiari, mia figlia a Milano, mia figlia e mia nipote a Berlino, con il passaporto italiano. Quindi lotto molto, anche per una questione di praticità.
Dovendo passare per questa vicenda non le viene nella vena di scrittore la voglia di scrivere anche sulla nostra storia, la storia dell’immigrazione italiana? Molto collegata al tema al quale si dedica al momento, è una storia non ancora molto chiara. Ed è una storia della quale voi stessi fate parte.
Sì che ce l’ho! Anzi, sto lavorando su questo tema. Sto scrivendo il terzo volume di una trilogia sulla schiavitù in Brasile. Ed il terzo volume in cui sto lavorando parla proprio dell’immigrazione italiana verso il Brasile. Non solo l’italiana ma anche quella tedesca, la russa, la polacca…ossia sono stati molti paesi e hanno contribuito all’immigrazione in Brasile. Molto interessante. C’era un progetto di “sbiancamento” della popolazione brasiliana durante il secondo regno. Nella prima metà del XIX secolo, due terzi della popolazione del Brasile era di colore, o schiava o ex schiavi liberi. I bianchi erano una minoranza. C’erano molte discussioni che coinvolgevano personaggi, per esempio, come José Bonifácio de Andrada e Silva, Joaquim Nabuco, dicendo che era necessario controbilanciare l’eredità africana in Brasile, portando immigranti europei. E questo fu il progetto, anche perché non c’erano molte alternative di manodopera, se non la manodopera schiava. Così il secondo regno perseguì con molta determinazione questo progetto che era di creare alternative di manodopera, in particolare per i produttori di caffè di San Paolo, Minas Gerais e Rio de Janeiro, ma anche per i produttori di carne secca, nel Rio Grande do Sul, per gli allevatori nella zona di Curitiba, nei Campos Gerais, insomma creare una manodopera alternativa.
Ma c’era anche l’idea che il Brasile avrebbe dovuto essere un paese un po’ più europeo. Ed ecco che si verifica un processo di “sbiancamento” molto interessante. Nelle mie ricerche ho osservato che a Curitiba, nel 1850, metà della popolazione era di colore. Una cosa curiosa: a Curitiba la metà della popolazione, nel 1850, era di colore, in buona parte schiava; oggi questa percentuale è insignificante. Ci sono persone di colore a Curitiba, ovviamente, ma proporzionalmente è una percentuale molto piccola. Cosa che dimostra che il Paraná, in particolare la regione di Curitiba, è stato o è un esempio di un processo che ha dato buoni risultati di “sbiancamento” della popolazione, con l’arrivo di polacchi, italiani, tedeschi, ucraini e così via. iò non è successo a Bahia. Lei va a Salvador e la grande maggioranza della popolazione è ancora di colore. Salvador è quasi una città africana perché non ci sono stati molti immigranti.
Quindi il mio interesse per questo argomento è enorme. Vorrei scrivere un libro – chissà in futuro – sulla saga degli immigranti in Brasile, in particolare l’immigrazione italiana perché ha a che vedere con la mia storia.
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