In viaggio per il Brasile alla fine di agosto scorso, subito dopo la pubblicazione delle sentenze della Corte di Cassazione, l’avvocato e scrittore italiano Marco Mellone, autore di due recenti studi giuridici sulla cittadinanza italiana Iure Sanguinis, analizza con esclusività per Insieme e i suoi lettori gli effetti della storica decisione che ha ribaltato la tesi sostenuta dai ministeri dell’Interno e Relazioni internazionali, tramite l’Avvocatura dello Stato italiano, sulla Grande Naturalizzazione brasiliana.

Contrariamente a quanto molti potrebbero immaginare, il problema, secondo lui, non è ancora risolto del tutto. A partire dai circa mille ricorsi in sospeso, cosa farà ora l’Avvocatura? Abbiamo trascritto le parti più importanti dell’intervista:

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Una grande notizia
Abbiamo avuto la grande notizia di queste sentenze positive della Corte Suprema italiana. È una notizia molto importante per tutti gli italo brasiliani. Una tappa fondamentale nella storia della cittadinanza italiana per discendenza. Sono sentenze ben chiare, ben scritte, in cui si capisce che la Corte Suprema italiana ha studiato in un modo molto dettagliato la storia della cittadinanza italiana, le questioni giuridiche coinvolte, anche dal lato del diritto brasiliano e quello che è successo con questo famoso decreto della grande naturalizzazione brasiliana.

Quindi, prima di tutto, è importante sottolineare il grande lavoro che hanno fatto gli avvocati italiani che hanno seguito questi casi e, in generale, tutto il movimento della comunità italo brasiliana che ha studiato molto, che ha messo a disposizione informazioni molto importanti e che ha dato la possibilità alla Corte Suprema italiana di avere un panorama completo, tanto giuridico come storico e sociale, della questione giuridica. È stato importante perché sono stati gli elementi – credo – decisivi affinché la Corte Suprema, poi, potesse prendere la decisione più corretta. Quello che tutti dicevano: che fosse la decisione più corretta, più logica, più giuridica. Quindi è stato realmente un punto importante a favore della comunità degli italo discendenti.

Chiaramente non sarà l’ultima tappa della storia della cittadinanza italiana iure sanguinis perché questa materia ha ancora molte cose da chiarire, che ancora oggi presentano molti dubbi. Però, sentenze di questo tipo sono chiare e aiutano molto a capire meglio la materia. Aiutano molto tutti gli interessati, le autorità amministrative e, anche, gli stessi giudici quando giudicano casi di cittadinanza italiana.

La cosa più importante di queste sentenze è che, secondo la mia opinione, non c’è nessuna parte di esse che, in qualche modo, la Corte Suprema abbia lasciato la possibilità di interpretare o di saltar fuori nuovamente con tesi giuridiche che non siano fondate sulla legge italiana. Questa era la mia più grande preoccupazione, per essere sincero, ossia che in qualche modo la Corte Suprema potesse lasciare una “porta aperta” per nuove interpretazioni sbagliate dalla legge italiana. Ciò non è successo e questa è la parte più importante delle sentenze.

Ed ora inizia una parte successiva, perché è sempre bene sottolineare che si tratta di sentenze, non di una legge. Abbiamo già detto che sono sentenze che hanno un valore giuridico molto importante, perché praticamente sono quasi come leggi per i giudici e, quindi, dovranno essere rispettate e tenute in considerazione dai giudici italiani e, in particolare, dai giudici della Corte di Appello di Roma, ossia dalla Corte di Seconda Istanza, dove, come tutti sappiamo, ci sono molti casi ancora in sospeso che sono stati oggetto di ricorso del Ministero dell’Interno proprio per la questione della grande naturalizzazione.

Quindi, nei prossimi mesi sarà molto importante vedere, per prima cosa, quale sarà il comportamento dell’Avvocatura dello Stato italiano, ossia quello che deciderà di fare il Ministero dell’Interno alla luce di questo pronunciamento così chiaro. Ossia, se continuerà ad insistere con questi ricorsi, se desisterà…o esattamente quello che farà. Ed anche la Corte di Appello di Roma, ossia i giudici di seconda istanza, cosa che farà con tutti questi ricorsi in sospeso. Questa è la prossima tappa molto importante che dovrà essere analizzata.

Senza spazio per nuove interpretazioni?
Se una persona o ministero volesse uscirsene con nuove interpretazioni, ovvio che lo potrà fare. Ossia, è una cosa che non si può escludere al 100%. Dipende da loro, ma per chiarezza, diciamo che dalla sentenza, per la quantità di argomenti utilizzati, almeno per il momento io escluderei che possano esserci nuove interpretazioni, almeno sulla questione di possibili rinunce tacite di cittadinanze straniere. Ovvio, non si può escludere che possano uscire nuove tesi non solo relative alla questione della rinuncia tacita. Però, queste sentenze credo siano realmente armi legali molto importanti nelle mani degli italo-discendenti. Così mi sento molto tranquillo con esse.

Al momento giusto
Vero. Le sentenze sono arrivate nel momento più appropriato, visto che forniscono alcune linee interpretative ben chiare per i nuovi giudici che, come tutti sappiamo, probabilmente non conoscono molto bene la materia della cittadinanza italiana. Perché, quasi per la prima volta verranno loro destinati i casi della cittadinanza italiana. Però, è importante che questo lavoro di studio, di diffusione delle notizie, di documenti, diciamo, di familiarità sulla cittadinanza italiana, possa continuare anche con i nuovi tribunali.
Le battaglie della comunità di Italo discendenti non finiscono con la sentenza della Corte Suprema. Credo che ci saranno nuovi casi, nuove questioni giuridiche che potranno essere prese anche dai nuovi tribunali. È fisiologico che possa accadere, perché in diritto… ovvio che molte volte possono venir fuori con interpretazioni, giuste o sbagliate che siano, succede. Quindi sarà molto importante il lavoro degli avvocati italiani. E sarà importante il lavoro di chi, in generale, studia questa materia. Perché, come il caso della Corte Suprema ci ha insegnato, solo dando ai giudici tutti gli elementi necessari, tanto giuridici come storici, di diritto comparato, un giudice è nelle condizioni per scrivere una sentenza giusta, giuridica, logica, che rientra nella legge. Il pericolo principale, sempre trovato in materia di cittadinanza, è che chi parla della cittadinanza, in questo caso, i giudici, non conoscono esattamente tutti i dettagli di questa materia super complicata, perché, come ho sempre detto, coinvolge elementi di diritto italiano, di diritto comparato, storia italiana, elementi sociologici, molte cose diverse che bisogna conoscere per prendere una decisione giusta. Ma è un’ottima notizia questa sentenza della Corte di Cassazione per, diciamo, continuare in questo percorso, visto che è un percorso che è ancora lungo.

Il principio giuridico.
Come dicevo prima, non si può mai pensare che ci siano cose già totalmente certe o ben conosciute, o perfettamente note ai giudici italiani. Non si può mai dare tutto per certo, già risolto completamente. Inclusi anche i casi di cittadinanza italiana via materna, perché, come giustamente stavo dicendo, oggi i discendenti per via materna possono ottenere la cittadinanza italiana solo ma per via giudiziaria, ossia tramite giudici, non tramite la via amministrativa. Quindi, è chiaro che è necessario sempre conquistare la cittadinanza tramite via giudiziaria, convincendo un giudice, spiegandogli sul motivo per cui si sta facendo questa azione giudiziaria, i documenti, la questione giuridica che esiste dietro il tutto.
E mi permetta anche un’osservazione ulteriore: È veramente una cosa inaccettabile che oggi i discendenti di linea materna – così chiamati anche se tutti sanno che sono i discendenti di madre italiana che ha avuto un figlio prima del 1948 – debbano passare per un’azione giudiziaria. Ossia l’amministrazione non ha mai applicato il principio giuridico stabilito dalla Corte di Cassazione italiana nel 2009, e dalle centinaia, migliaia di sentenze del Tribunale di Roma, della Corte di Appello e della stessa Corte di Cassazione che, dopo questa sentenza, hanno detto tutte la stessa cosa, ossia che i loro discendenti ne hanno diritto. Ancora oggi l’amministrazione fa come se non ci siano queste sentenze, cioè, non prende in considerazione questi dati giuridici dicendo semplicemente che non vi è una legge e, quindi, per loro non vale. Ciò, per me, non è un esempio di buona amministrazione perché una buona amministrazione deve tener conto anche di fatti giuridici così evidenti.
Quello che è stato detto ora dalla Corte di Cassazione nel caso della grande naturalizzazione non sarà necessariamente, diciamo, rispettato o posto in atto tout court da tutta l’amministrazione italiana. Quindi la via amministrativa, purtroppo, ancora non applica il 100% i principi giuridici elaborati dalla Corte Suprema.

Questa è un’altra cosa…non c’è un sistema che funziona, perché non è molto logico che la parte giudiziaria del sistema italiano dica una cosa e l’amministrazione italiana non sempre anch’essa la dica. Sarà molto importante che, in materia di cittadinanza, ci siano voci uniche, che abbiano linee interpretative più definite, più univoche, visto che in caso contrario, ciò crea una grande confusione.

L’orientamento del Ministero
Vediamo quello che succede, tanto per via amministrativa come per via giudiziaria. Andiamo con ordine. In via giudiziaria, si deve vedere, come dicevo prima, cosa farà il Ministero, se rinuncerà a tutti i ricorsi in sospeso, perché questo non è certo che accada – una decisione di rinuncia, per quanto se ne sa, ci sono quasi 1000 ricorsi in sospeso presso la Corte di Appello. È una decisione molto forte, amministrativamente e politicamente. Quindi non so se il Ministero [dell’interno] realmente rinuncerà a tutti questi ricorsi. Ovvio che, se non rinuncerà, il Ministero corre il concreto rischio di essere condannato al pagamento dei costi processuali che, come già visto, sono ben alti.

Ma è anche possibile che il Ministero insista in qualche modo…o, comunque, possa chiedere alla Corte di Appello di non essere condannato al pagamento delle spese processuali – questa anche è una cosa possibile – dicendo che si è in presenza di un principio giuridico nuovo stabilito dalla Corte di Cassazione, che ha avuto un contratto giudiziario…e per questo non meriterebbe, diciamo, di essere condannato ai costi processuali. È uno scenario possibile. Quindi non è certo che ci sarà rinuncia. Vediamo quello che accade nei prossimi mesi.

E sarà molto importante perché la Corte di Appello ha molti casi in sospeso in generale, non solo di cittadinanza italiana, quindi molte udienze della Corte sono previste per il 2023, 2024 ed anche per 2025. In generale, un processo in seconda istanza può durare due o tre anni. Dipende dal caso. A volte ci mette meno tempo ma in generale l’attesa è lunga. Quindi ci saranno molti discendenti che, seppur in presenza di questo principio giuridico molto chiaro stabilito dalla Corte Suprema italiana, dovranno aspettare che la Corte di Appello analizzi il caso ed emetta sentenza, forse tra un anno, due, o tre. Quindi questo è lo scenario esistente nella Corte di Appello.

Come ho già detto in altre occasioni, per me, le sentenze già emesse dal tribunale di prima istanza che hanno riconosciuto la cittadinanza italiana sono immediatamente esecutive. Per me e dinnanzi alla legge italiana, reali. Quindi, penso persino che sarebbe possibile che tutti questi discendenti che sono in attesa della decisione della Corte di Appello, possano già chiedere la trascrizione dei documenti nel Comune e, poi, chiedere il passaporto. Ciò potrebbe essere una soluzione a molte di queste persone, per non dover aspettare un tempo molto lungo per la decisione del processo. Quindi queste sono, ora, le variabili del processo giudiziario.

Lato amministrativo: Il Ministero dovrà, in qualche modo, manifestarsi, ossia dire qualcosa ai comuni italiani in relazione alla sentenza della Corte Suprema perché, come tutti sappiamo, molte procedure amministrative sono state bloccate a causa di questa questione. Quindi, dovrà manifestarsi perché, se non lo farà, queste procedure amministrative continueranno ad essere bloccate nei comuni italiani. Quindi i comuni italiani hanno interesse, in qualche modo, di sapere quello che devono fare, se possono analizzare o non analizzare. Quindi, anche qui vediamo cosa deciderà il Ministero. Immagino, penso e spero che, per una questione di buona amministrazione, il Ministero dia luce verde ai comuni, concludere queste procedure amministrative.

Il pericolo principale
Molte volte, anche parlando con colleghi che lavorano nell’area della cittadinanza italiana, commentiamo che non c’è una materia giuridica in cui sia tutto certo, che non esiste la possibilità di rendere difficile la tesi dell’avversario. Quindi, a volte diciamo che se fossimo noi gli avvocati dello Stato italiano, potremmo avere qualcosa per rendere difficile il riconoscimento. Il pericolo principale è che, nelle nuove procedure, nei nuovi processi presso i tribunali italiani, la difesa del Ministero dell’Interno entri di più nel merito di ogni caso. Cioè, il merito di ogni documento brasiliano, o di ogni linea di discendenza.
Perché fino ad oggi la difesa del Ministero si è basata su questioni giuridiche, su questioni di legge, non di merito. Anzi, come abbiamo visto, sono state questioni di legge e tesi giuridiche non molto corrette, per usare un eufemismo. Ma quando uno difende, nel merito, un caso, chiaro che possono uscire fuori molte altre questioni giuridiche che possono, in qualche modo, rendere difficile il riconoscimento. Anche perché stiamo parlando di documenti molto antichi e di fatti che spesso si sono verificati 100, 150 anni fa e che oggi sono molto difficili da provare a causa del tempo che è passato. Quindi diciamo che, nella differenza del merito, dipendendo dal caso concreto, potrebbero sorgere preoccupazioni per gli italo discendenti.

Ma anche qui, chiaro che con una buona difesa processuale, il riconoscimento può avvenire, anche perché, come ho scritto in una delle mie opere, la prova della discendenza italiana, in alcuni casi, è molto complicata dallo storico, perché è una questione molto antica. Quindi, l’onere della prova degli italo discendenti è un onere di prova che, in qualche modo, deve tenere conto anche la difficoltà di ricostruire una famiglia, una linea di discendenza di circa 150 anni. Quindi diciamo che i giudici potranno essere un po’ più flessibili nell’analisi della documentazione.

La tesi di Budetta
Sappiamo che ci sono stati casi in cui la Corte di Appello – basta dire Corte, visto che la Dott.ssa Budetta è uno dei giudici della Corte dato che, anche nella sentenza di cui stiamo parlando, sono state sentenze comunque formalmente prese da tre giudici. In generale si parla sempre dell’organo giurisdizionale. Ma, riferendoci alle tesi in cui la Dott.ssa Budetta è stata il giudice relatore – è vero che queste sentenze non sono state direttamente oggetto di analisi dalla Corte Suprema. Ma ciò per una questione formale, perché queste sentenze non sono state ancora analizzate formalmente dalla Corte Suprema. Però, i principi giuridici che la Corte Suprema ha emesso i principi giuridici che si applicano in un modo molto diretto a queste sentenze in cui, ad esempio, la Corte di Appello ha detto che un brasiliano, nel momento di sposarsi, dichiarandosi brasiliano, avrebbe rinunciato alla cittadinanza italiana. Quindi, la Corte Suprema ha posto un principio giuridico che si applica anche a casi diversi dal caso concreto che era sotto analisi, visto che questa è la funzione della Corte Suprema italiana, ossia applicare i principi giuridici per una grande quantità di casi, proprio per evitare nuovi ricorsi… Però, ripeto, non posso escludere che possano sorgere tesi parallele o nuove. Ma le tesi che sono state sollevate in queste sentenze della Corte di Appello, negative per la comunità di italo discendenti, oggi dovrebbero essere risolte con questo pronunciamento così importante della Corte Suprema italiana.

Problema o risorsa?
Prima di tutto, lasciatemi fare questa osservazione. Io ora, fisicamente, sono in Brasile. Tutti gli anni vengo qui proprio per conoscere personalmente i miei clienti, per conoscere la comunità italiana qui in Brasile, non solo in Brasile e conoscere realmente il territorio, cosa pensano i miei clienti e non solo, ma sull’Italia, su questo fatto della discendenza italiana e quant’altro. Perché è molto importante venire qui a conoscere, parlare personalmente con le persone per capire questo grande amore per l’Italia che esiste qui in Brasile, un interesse, una passione, una cosa molto genuina e reale. Tutto ciò è un vantaggio in Italia. È una cosa in più, non è un peso, non deve essere visto come un problema. È una risorsa molto importante per l’Italia, avere una grande comunità fuori dall’Italia che ama l’Italia, che ‘compra italiano”, che vuole andare a visitarla, fare turismo o persino, un giorno, andarci a vivere. In generale sono ambasciatori d’Italia fuori dall’Italia. Il Brasile e, in generale, il continente americano, è un’enorme ambasciata italiana. E ciò è una cosa in più e non una cosa in meno. Però, di tutto ciò se ne viene a conoscenza solo venendo qui di persona, viaggiando, passeggiando e parlando con le persone, visitando i vari circoli italiani in Brasile, anche i consolati, le scuole italiane, tutto il mondo dell’italianità fuori dell’Italia. Questa è un’osservazione importante.

Spero che, per esempio, i prossimi governi italiani possano tenere conto di ciò, possano capire ciò e non vedere la comunità degli italiani fuori dall’Italia come un problema ma bensì come una risorsa. Perché non tutti i paesi del mondo hanno questo privilegio di avere un’enorme quantità di persone fuori dallo stesso territorio che amano l’Italia.

Parlando con i miei amici sempre dico: non ho mai sentito un brasiliano parlare male dell’Italia, solo cose positive. E ci sono molti brasiliani, ripeto, che comprano anche cose italiane, che vogliono viaggiare in Italia. Quindi è una cosa che deve essere rafforzata e non contrastata, o almeno contrastata nella maniera che il Ministero dell’Interno italiano ha fatto, ad esempio, con la questione della grande naturalizzazione. Perché ciò genera malintesi, crea una relazione persino diplomatica, sa, la questione del Certificato Negativo di Naturalizzazione rilasciato dallo Stato brasiliano, che non è stato riconosciuto da alcuni giudici. Quindi genera problemi, non genera una relazione utile per entrambe le parti.

Il miglior percorso
Per rispondere alla sua domanda… è chiaro che sto parlando di qualcosa contro il mio interesse, visto che sono un avvocato italiano e dovrebbe rispondere alla sua domanda “qual è il percorso?” come quello giudiziario, perché questo è il mio lavoro. Ma, in realtà, il percorso normale, quello corretto, diciamo, fisiologico, dovrebbe essere un riconoscimento amministrativo che sia rapido, che sia normale e non obblighi tutti a dover litigare per ottenere la cittadinanza italiana. Perché ciò non è fisiologico. Ci si rivolge alla Giustizia quando vi è una lite o un problema. Quindi ciò dovrebbe essere un’eccezione.

Non dovrebbe essere una regola. Oggi è quasi divenuta una regola, giusto? E quindi ci dovrebbe essere un sistema di riconoscimento della cittadinanza italiana amministrativo che sia efficiente, che sia rapido e che sia un sistema da cui non possano uscire interpretazioni giuridiche o cose giuridiche che non sono nella legge italiana. Oggi gli italo discendenti che chiedono la cittadinanza italiana per via amministrativa hanno ancora bisogno di mettere in conto che ci sono cose scritte nelle istruzioni del Ministero dell’Interno che non si trovano nella legge. La Circolare K 28 è una circolare che dice alcune cose che non si trovano nella legge italiana. Ad esempio, vedo ancora molti casi in cui il consolato o i comuni italiani negano la cittadinanza perché manca il certificato di morte, per esempio, del padre dell’interessato. Ciò non consta nella legge italiana. La legge dice che bisogna dimostrare di essere figlio di italiano. È una questione di filiazione e ciò si dimostra, in particolare, con il certificato di nascita italiano. O casi in cui la cittadinanza italiana è stata negata per mancanza del matrimonio.

La cittadinanza italiana passa per la filiazione, anche fuori del matrimonio. O altri casi in cui il padre che trasmette la cittadinanza non è stato il dichiarante e per questo negano la cittadinanza italiana. Non è necessariamente così, la legge italiana non si esprime in questi termini. Quindi, questa è un po’ la problematica. Fino ad oggi il protagonista del riconoscimento della cittadinanza italiana è stata l’amministrazione italiana. Essa ha costruito il sistema di riconoscimento che è un sistema che non funziona molto bene, sia per la questione di chiedere fisicamente – la questione delle file enormi qui in Brasile – ma anche nel merito, visto che è un sistema più burocratico che giuridico. Non potete lavorare con l’argomento cittadinanza solo sotto l’aspetto burocratico. Si dovrebbe vedere sotto l’aspetto giuridico, perché la cittadinanza è un diritto fondamentale, la Suprema Corte di Cassazione lo ha appena affermato, è una cosa fondamentale nella vita di una di una persona, perché dallo status di cittadino vi sono una quantità molto importante i diritti ed anche doveri. Quindi non è possibile lavorare in questa area con un comportamento burocratico. Ossia se non c’è un documento, non si ha diritto. Non è così che funziona la cittadinanza italiana. Quindi, per questo stavo dicendo che credo ci saranno ancora molte battaglie per la comunità brasiliana e italo discendente in generale.

Un’altra grande problematica della cittadinanza italiana è questa: oggi, le entità coinvolte, competenti per riconoscere la cittadinanza amministrativamente, sono più o 8250 o 8300, ossia 8100 comuni in Italia, più tutti i consolati fuori dall’Italia. Quindi, immaginate, 8200 capi differenti, si possono così avere molti comportamenti, molte decisioni diverse. Questa è anche una grande anomalia, credo, del sistema di riconoscimento della cittadinanza italiana. Dovrebbe essere un sistema molto più centralizzato e giuridico. Queste sono idee importanti anche per i prossimi governi, per il prossimo Parlamento italiano, che presto eleggeremo. Questo dovrebbe essere il futuro del riconoscimento amministrativo della cittadinanza italiana. Perché, ovvio – ripeto – con tante teste diverse e tante sensibilità, diciamo, differenti, è possibile che un’entità prenda un documento o interpreti il documento in un certo senso, o in un modo diverso o cose simili. E nel bel mezzo di tutto ciò ci sono diritti fondamentali delle persone.

Giudiziario X Legislativo
Per essere ben sincero, ben realista, non c’è una grande connessione tra la giurisprudenza e legislatore. Purtroppo. La politica è un mondo a parte. Non conosco bene questo mondo ma è un mondo a parte, con dinamiche diverse. Anche nell’area della cittadinanza non c’è questa connessione. Ad esempio, come ho detto prima sui discendenti di linea materna, c’è una giurisprudenza, da molti anni, sul loro diritto, ma il Parlamento non ha mai adottato una legge per formalizzare che hanno diritto. Questo è un esempio, diciamo, che non c’è questa che dovrebbe essere un’interferenza buona e giusta, corretta.

Ma, purtroppo, molte volte sono parti dello Stato italiano che non si comunicano bene tra loro. Ovvio che è molto importante vedere quello che il prossimo parlamento, le prossime amministrazioni italiane, governi, faranno sulla cittadinanza italiana. Ovvio che bisogna prendere misure innanzitutto per migliorare il sistema attuale, come dicevamo prima. E per chiarire in modo definitivo, tramite leggi come, ad esempio, la questione dei discendenti di linea materna che fino a quando non ci sarà una legge sul loro diritto, sarà sempre necessaria la via giudiziaria.

È molto importante anche che il mondo, qui in Brasile ed in generale, fuori dall’Italia, che rappresenta gli italo discendenti, sia unito e possa portare al Parlamento italiano e persino per il governo italiano buone idee sulla situazione degli italo discendenti. Per questo è importante avere una grande rappresentanza degli italo discendenti. Questo è un grande lavoro anche per portare a Roma la situazione di qui. Perché noi, avvocati in generale, possiamo fare qualcosa ma, senza dubbi, un lavoro giuridico. Ed anche i giudici possono fare qualcosa. Ma questo è un lavoro che vale in particolare per i casi concreti e, in generale, per dare elementi giuridici a chi, poi, fa le leggi, amministra il sistema e lo Stato. Ed il Parlamento è il governo, almeno nel sistema italiano. Quindi spero che nelle prossime elezioni siano elette in Italia e fuori dall’Italia ed anche qui nel continente sud americano, persone che possano fare questo lavoro molto importante per i discendenti.

Nuove opere giuridiche?
L’argomento della cittadinanza è così interessante e affascinante che sempre offre molti spunti per scrivere. Vedo che dopo la pubblicazione delle mie opere, ne sono nate altre, altri articoli scritti da colleghi. Quindi vedo che sta aumentando anche il numero di studiosi su questo argomento. Questa è una cosa molto importante e positiva, visto che fino a cinque, dieci anni fa, nella letteratura giuridica italiana sulla cittadinanza italiana, realmente c’era molto poco o meno di quello che si può immaginare in relazione all’importanza della materia. Quindi, questo è un aspetto assolutamente positivo.

Per coincidenza, quando ero qui, è arrivata la sentenza della Corte di Cassazione. Ho già notato che ha avuto un effetto molto positivo o tranquillizzante e stimolante per i possibili interessati, gli italo discendenti. Perché qui in Brasile ed in generale, fuori dall’Italia, sempre si pensa che il riconoscimento della cittadinanza italiana sia molto complicato o non possibile. E noi sappiamo che, in realtà, è meno complicato di quello che si possa immaginare e, in particolare, la legge stabilisce che tutte le persone che sono figlie di italiano sono italiane.

Dico sempre ai miei clienti che sono italiani per lo stesso motivo per cui io sono italiano. Quindi non c’è nessuna differenza giuridica tra me e qualsiasi altro cittadino italiano per discendenza che è in Italia o fuori dall’Italia, che è anche discendente. Per la legge siamo tutti uguali. Quindi, è importante un lavoro di diffusione di notizie corrette. È importante non fare grande frastuono, diciamo, o dare notizie-spettacolo. Spesso vedo un po’ di spettacolo giuridico, anziché cose concrete. La legge è per gli italo discendenti. Ovvio, bisogna provare tutto ciò qui, fare un buon lavoro ma la cosa importante è che la legge è a favore degli italo discendenti. Quindi, un grande lavoro di diffusione e, anche, di unione tra tutte le forze che ci sono nelle comunità italiane fuori dall’Italia per difendere anche politicamente i diritti degli italo discendenti a Roma.

La questione del diritto acquisito
È un argomento giuridicamente molto complicato. È un argomento su cui bisogna fare molta attenzione. Non ci sono cose certe, al 100% ma, per rispondere alla sua domanda: il legislatore italiano ha un enorme potere discrezionale. L’unica cosa che non può fare sono leggi che siano contro la Costituzione italiana. E normalmente una legge è per il futuro; non è per il passato, normalmente. Perché è questo il principio, che esiste anche qui in Brasile e credo in tutti i paesi del mondo. Solo che, chiaramente, non è possibile escludere al 100% il fatto che un futuro possibile legislatore, il Parlamento italiano possa adottare una legge che non vale solo per quelli che non sono ancora nati ma anche per coloro che sono già nati. È una soluzione giuridica estremamente complicata, ma nell’interesse degli italo discendenti bisogna pensare che ciò non è impossibile al 100% giuridicamente. Almeno questa è la mia opinione. E proprio per questo motivo – ed io vedo che anche altri colleghi fanno – raccomando l’interessato che, almeno, dia formalmente inizio via procedura amministrativa, ossia manifesti già l’interesse per la cittadinanza italiana tramite il corrispondente consolato, il comune e quant’altro, perché non possiamo sapere cosa accadrà in futuro.

Voglio aggiungere anche un’altra importante informazione. Anche se ci fosse una legge assurda, uno scandalo, una legge assurda che fosse completamente retroattiva, che si applicasse a tutte le persone che già sono nate, senza alcun tipo di giustificazione costituzionale o elemento che possa far sì che la legge sia equilibrata, seppur una legge assurda, completamente incostituzionale in Italia, quando è approvata, vale fino a quando la Corte Costituzionale afferma che non è costituzionale. Quindi eliminandola dall’ordinamento giuridico italiano. E la Corte Costituzionale non dichiarerà ciò il giorno dopo l’approvazione della legge perché ci sono molti tempi tecnici affinché la Corte Costituzionale possa farlo. La Corte Costituzionale italiana interviene solo se ci sarà un giudice nazionale che le chieda di dichiarare questa legge incostituzionale. Non è automatico che la Corte Costituzionale intervenga nel sistema italiano. Quindi ci deve essere un processo, un giudice, una causa. Ci deve essere un giudice deve dire alla Corte Costituzionale: guardate che questa legge è incostituzionale. E poi un processo nella stessa Corte Costituzionale.

Quindi tutto ciò ci potrebbe mettere persino un anno, un anno e mezzo, in media. E in questo anno, anno e mezzo, la legge sarebbe valida. Questa è una possibilità che come minimo va tenuta in considerazione. Quindi, chi è interessato – questo è molto importante – che già manifesti il suo interesse, anche per dimostrare, eventualmente, nel caso ci fosse una legge in questo senso, di questo tipo, che ha già presentato la pratica per via amministrativa prima del possibile cambiamento della legge. Per tranquillizzare. Questa è una risposta tecnica a ciò che mi domanda, per tranquillizzare la comunità. Questo è un panorama nel Parlamento attuale e, chissà, anche nel prossimo Parlamento. È prudente, è una misura in più perché, chiaro, tra i possibili argomenti di una legge, ripeto, assurda, potrebbe esserci anche la questione dell’interesse della persona. In ogni caso, ripeto, non ci sono certezze assolute in questa materia.

L’argomento dei diritti acquisiti è un argomento ancora da esplorare anche in Italia. Ci sono molti altri argomenti giuridici in cui la questione dei diritti acquisiti in Italia è molto rilevante. Quindi non c’è un’interpretazione certa. Però, ovvio, chi ha interesse, se può fare una cosa in più per prudenza, credo che non costi nulla inoltrare la domanda. In generale bisogna essere molto prudenti. In materia di cittadinanza italiana, nessuno ha certezze, non c’è la parola finale. Bisogna studiare molto bene le cose, fare le cose con molta ragionevolezza.

Una grande soddisfazione
Ovvio che c’è una grande soddisfazione tra i discendenti. Perché, diciamolo chiaramente: tutti avevamo un po’ di timore che potesse venir fuori una sentenza non totalmente positiva e ciò sarebbe stato un peccato. Sarebbe stata una cosa realmente ingiusta. Quindi, sì, c’è una grande soddisfazione. Ma ripeto: non sarà l’ultima volta in cui ci saranno, diciamo, questioni giuridiche o persino politiche rispetto al riconoscimento della cittadinanza italiana. Quindi è un lavoro persino culturale, ripeto, culturale, che deve continuare. Perché molte volte ci sono malintesi, persino per preconcetti o pregiudizi culturali che, purtroppo, ci sono in tutto il mondo e, purtroppo, anche in Italia.

Per evitare preconcetti
La parola finale è, di nuovo: stando qui, leggendo qui e venendo qui tutti gli anni fa per capire che qui in Brasile e, in generale, nella comunità italiana fuori dall’Italia, c’è un’altra comunità di italiani che sono risorse per l’Italia. È molto importante conoscere meglio anche i paesi di immigrazione italiana, capire la relazione utile, positiva, anche sentimentale, non solo economica tra le comunità, perché non conoscendo ciò, culturalmente esiste il rischio o il pericolo di avere preconcetti. Ed io, abitando in Italia, posso dire che spesso esiste questo tipo di mancanza di conoscenza della realtà delle comunità di immigranti, di discendenti di italiani fuori dall’Italia. In Italia non si conosce bene la realtà che esiste qui e ciò è una grande pena perché, ripeto, è una cosa assolutamente positiva in generale per entrambi i paesi.

Per quello che posso dire, il brasiliano ama molto l’Italia. Vuole conoscerla di più, persino viaggiare anche per turismo. Ad esempio, anche per essere più franco e diretto, dico ai miei clienti di imparare la lingua italiana, che è una cosa molto importante, positiva. E chissà, potrebbe essere anche uno degli elementi di una possibile legge futura e, ad esempio, di un dettato costituzionale. È un fattore fondamentale della cultura italiana. Quindi resta l’invito a tutti i discendenti di conoscere sempre meglio l’Italia, il territorio, la storia, la cultura italiana, la lingua italiana, anche perché ci sono molte cose in comune tra di noi.