u Assistendo a tanti avvenimenti che si caratterizzano per la loro stranezza, verrebbe di chiedersi se la terra abbia invertito il senso di rotazione che, invece di essere di rivoluzione sembra diventato di involuzione intorno al sole.
Gli operai inglesi scioperano contro gli operai italiani che vanno a lavorare con la propria ditta, dopo che la stessa ha vinto un appalto di lavori nel Regno Unito.
Gli operai inglesi, almeno quelli che scioperano o aderiscono allo sciopero, sembrano tornati indietro nel tempo e che l’Europa, per loro, sia rimasta sempre separata dal resto del continente e lontana.
Ciò perché non sembra concepibile non potere o volere capire che gli italiani che si recano in quell’isola a lavorare, hanno tutto il sacrosanto diritto di farlo e non possono essere considerati lavoratori extracomunitari, magari senza visto di ingresso.
E’ una questione di opinione fondata sull’ignoranza dei diritti e dei doveri dei lavoratori o di voluta esasperazione politica da parte di chi soffia sul fuoco nella speranza di ottenere chissà quali vantaggi?
Riteniamo sia la seconda ipotesi quella più valida, altrimenti non ci si spiegherebbe come un personaggio come il ministro brasiliano Genro abbia potuto definire la Repubblica Italiana come una repubblica “ferma agli anni di piombo” e che pratica la tortura nei confronti dei detenuti, per giustificare la concessione dell’asilo politico a un delinquente comune.
Ma se questa è la situazione in campo internazionale, purtroppo in Italia non stiamo meglio.
La nostra cara nazione sembra ritornata ai tempi dei Comuni e si può assistere ad un campanilismo esasperato, quando si considera la lotta tra il Comune di Roma e quello di Milano per la supremazia dell’aeroporto di Fiumicino su quello di Malpensa.
Anche qui sono in ballo posti di lavoro. Ed allora, seppure la lotta per il posto di lavoro assume connotati giuridici e ideologici diversi, perché meravigliarsi dello sciopero dei lavoratori inglesi?
Almeno lì, il primo Ministro Gordon Brown ha avuto la dignità e la correttezza di pronunciarsi, definendo la posizione dei lavoratori inglesi “insostenibile”, ma in Italia, invece, ci si divide e si parteggia per l’uno o per l’altro aeroporto a seconda del proprio rendiconto politico.
Roma vuole che la propria mostra del cinema diventi più importante di quella di Venezia. Si badi bene, non c’è nulla di male, anzi, che Roma abbia la propria mostra del cinema, ma ciò che da fastidio è che lo si faccia con spirito di competizione e voglia di superamento di quella che è una tradizione onorevole e apprezzata in tutto il mondo.
Insomma, per intenderci, Parigi non si sognerebbe mai di organizzare un Festival del cinema in concorrenza e in competizione con quello di Cannes.
Ma non finisce qui, Roma vuole organizzare un circuito cittadino che si svolga intorno al Colosseo, per ospitare il circo della Formula Uno.
La Federazione che bada solo agli interessi economici, sarebbe propensa ad accogliere la richiesta a scapito del circuito di Monza che verrebbe abolito, cancellando, così, 85 anni di storia dell’automobilismo e del mondo dei motori in genere.
I cittadini di Monza. il giorno 1 febbraio hanno, assieme al Comune manifestato contro la paventata decisione di non fare disputare la gara di Formula Uno del prossimo mese di settembre e, in segno di protesta, hanno oscurato la piazza centrale di Monza (Piazza Roma).L’idea del sindaco Alemanno che ha già affidato a un gruppo di studio della capitale lo sviluppo del progetto, però, è stata accolta con pesanti critiche in Brianza, dove il sindaco di Monza, Marco Mariani, si legge da fonti giornalistiche (Eurosport), ha risposto con toni duri al collega. “Se telefonassi oggi ad Alemanno, gli direi ‘Giù le zampe dal Gran Premio di Monza’ – la colorita espressione di Mariani all’interno di una intervista televisiva – c’è il tentativo di rubarci il GP, anzi, non è un tentativo, è una porcheria”. Mariani ha poi concluso lanciando un appello chiedendo sostegno e appoggio ad alcuni esponenti politici.
Allora, Bossi ha avuto sempre ragione….!
De que lado gira o mundo?
u Assistindo a tantos acontecimentos, que se caracterizam pela sua estranheza, seria de se perguntar se a Terra tenha invertido o sentido de rotação que, em vez de ser de revolução parece transformado em involução ao redor do Sol.
Os operários ingleses fazem greve contra os operários italianos que vão trabalhar na própria empresa, depois que essa venceu uma empreitada de trabalhos no Reino Unido.
Os operários ingleses, ao menos aqueles que fazem greve ou aderem à greve, parecem retornar no tempo e que, para eles, a Europa esteve sempre separada do resto do continente e afastada. Isto porque não parece concebível não poder ou querer entender que os italianos que se encontram naquela ilha para trabalhar têm o sacrossanto direito de fazê-lo e não podem ser considerados trabalhadores extracomunitários, ainda que sem visto de ingresso.
É uma questão de opinião fundamentada na ignorância dos direitos e dos deveres dos trabalhadores ou da desejada exasperação política por parte de quem assopra o fogo na esperança de obter quem sabe que vantagens?
Julgamos ser a segunda hipótese a mais válida; do contrário, não se explicaria como um personagem como o ministro brasileiro Genro tenha definido a República Italiana como uma república “parada nos anos de chumbo”, que pratica a tortura nos confrontos com os detentos para justificar a concessão de asilo político a um delinquente comum.
Mas se esta é a situação no campo internacional, infelizmente na Itália não estamos em melhores condições. A nossa querida nação parece ter voltado aos tempos dos Comuni e pode-se assistir a um provincianismo (campanilismo) exasperado, quando se considera a luta entre a cidade de Roma e a de Milão pela supremacia do aeroporto de Fiumicino sobre o de Malpensa.
Também ali estão em jogo postos de trabalho. E, então, embora a luta pelos postos de trabalho assuma conotações jurídicas e ideológicas diversas, por que maravilhar-se ou espantar-se com a greve dos trabalhadores ingleses?
Ao menos ali, o Primeiro Ministro Gordon Brown teve a dignidade e a retidão de pronunciar-se, definindo a posição dos trabalhadores ingleses como “insustentável”; na Itália, ao contrário, dividem-se ou tomam partido por um ou por outro aeroporto conforme o próprio saldo político.
Roma quer que a sua mostra de cinema torne-se mais importante do que a de Veneza. Veja-se bem: não tem nada de mal, aliás, que Roma tenha a própria mostra de cinema, mas o que incomoda é que se faça com espírito de competição e que se queira superar aquela que é uma tradição honrada e apreciada em todo o mundo.
Em suma, explicando-nos: Paris não sonharia nunca organizar um festival de cinema em concorrência e em competição com o de Cannes.
(Tradução: Livia Mastrangelo)